È utile cominciare a osservare come  il “brand Milano”, nell’era di Expo 2015, viene raccontato ad alto livello, dai centri di ricerca internazionali e dai media mondiali più autorevoli per  capire se  stanno cambiando, e in che direzione, i fattori costitutivi dell’immagine della città.

Il “brand Milano” incide infatti potentemente sull’identità competiva della metropoli e l’inserimento del messaggio di Expo apre scenari comunicativi nuovi che si  intravedono anche nei movimenti delle varie  classifiche che riguardano il posizionamento della città mondiali immerse nella grande crisi economia e finanziaria mondiale che stiamo attraversando.



La rete modiale delle città globali, chiamata “glocale” dagli esperti, infatti, sta subendo notevoli scossoni in questa fase come rilevano a dicembre 2010 i ricercatori della Brookings Institution di Washington DC che, in collaborazione con London School of Economics e Deutsche Bank Research, hanno preparato il report Global Metro Monitor basato sul valore aggiunto lordo inteso come crescita del reddito e dell’occupazione, misurando il contributo di una città al Pil nazionale.



Istanbul compare come la città più dinamica nel mondo dopo l’avvio della grande recessione del 2007  insieme con Shangai, sede di Expo 2010, che si è appena conclusa insieme ad altre città asiatiche e del sud-America. Dubai e Dublino, investite in pieno dal tracollo finanziario e sono piombate dai primi dieci posti in classifica ad un posizionamento che oscilla intorno al 150° posto.

In Europa solo Milano, con Londra, Parigi e Rotterdam, viene inserita nel promettente settore  declino/ripresa al contrario di Roma e Napoli considerate come  Atene, Madrid e Barcellona.

C’è maggiore  attenzione per il ruolo di Milano nel mondo e quindi  anche  più critiche e interrogativi sulla capacità di tenere ferma la qualità delle tematiche "Nutrire il pianeta – Energia per la vita" che  la città ha posto all’attenzione  del mondo.



Un’osservazione avanzata, tra altri interventi, la prestigiosa rivista americana "The Atlantic" con un lungo servizio di Pascal Brevet nella edizione del novembre scorso, dedicata  allo sviluppo di alcuni aspetti  dei  temi e sottotemi di di Expo 2015 sotto il titolo "Gli agricoltori fuggono dalle città: Parigi e Milano potranno nutrirsi?". Si chiede in sostanza a Milano se e come saranno rispettati i tempi dei programmi legati all’impiego di cascine in città   per produrre alimentazione  ecologica e canali alternativi di distribuzione degli alimentari "slow food".
 
È evidente che  interrogativi  di questo genere si moltiplicheranno e occorre cominciare a mettere a punto  un aggiornamento del campo e dei sistemi di monitoraggio  su come viene vissuta dal mondo la  grande risorsa rappresentata dal "brand Milano", allargandoli  a soggetti e materiali di ricerca che prima dell’avvio della marcia di Expo 2015 erano stati stati esclusi dalle analisi.

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