L’Expo 2015 darà benefici anche alla Milano sportiva. Almeno questo è l’intento di Alan Rizzi, assessore allo Sport di Palazzo Marino.

“Un gruppo di imprenditori ha presentato un progetto di riqualificazione dell’area Post Expo, partendo dal principio che i nostri giovani devono fare più sport. Si prevede, attraverso la costituzione di una fondazione chiamata appunto Post Expo, la costruzione di impianti sportivi da mettere a disposizione prevalentemente per le scuole”.



Un bel progetto, ma quanto fattibile?

Si sa che ci sono interessi diversi rispetto a chi oggi ha la podestà su quei terreni. Ma avendo a disposizione un’area così vasta, che tra l’altro sarà facilmente raggiungibile grazie alla metro, mi sembra una grande opportunità quella di poter fare nuove attrezzature sportive per gli studenti milanesi. Ecco perché sostengo il progetto di questi imprenditori.



Sarebbe anche l’occasione per mettere a tacere certe voci. Cosa risponde a chi dice che Milano non costruisce nuovi impianti da 20 anni?

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Rispondo che non è vero. Non si tiene per esempio conto dell’Harbour Club, che è a tutti gli effetti un centro sportivo del Comune di Milano, visto che insiste su di un terreno di proprietà pubblica. Negli ultimi anni abbiamo messo a bando almeno 4-5 aree. In una di queste, quella di via Terzaghi, sorgerà il nuovo centro sportivo della Masseroni Marchese. Ora però non è il tempo di costruire nuove strutture, ma piuttosto quello di riqualificare ciò che già abbiamo in città. Mi viene in mente il Pavesi di via de Lemene, dove abbiamo, attraverso una convenzione con la Federazione italiana pallavolo, non solo recuperato, ma praticamente ricostruito il centro sportivo: con un palazzetto da mille posti, una foresteria da più di 40 persone, un museo dedicato al volley, campi di pallavolo e di beach volley. Tutto grazie a una fideiussione nostra da più di 7 milioni di euro.



 

Parliamo un po’ d’impianti storici di Milano: il XXV Aprile…

Qui i lavori sono finalmente partiti. Sono previsti due step: nel primo, rifacimento pista e abbattimento delle tribune; nel secondo, costruzione della pista indoor, della palestra e creazione delle strutture polivalenti (campi da tennis, di calcetto…). Poi c’è la parte promozionale, che prevede il coinvolgimento delle federazioni di tennis, racketlon e badminton, in accordo con Milanosport.

 

Il Palalido diventerà PalaArmani…

Tutto nasce da un problema che abbiamo da anni, quello del tetto del palazzetto, che non era a norma. Serviva un intervento. Noi abbiamo voluto rilanciare e riqualificare tutto l’impianto, con una spesa di quasi 8 milioni di euro. Ma lo abbiamo fatto con un preciso obiettivo: far sì poi che i costi di gestione non rimangano sul groppone dei milanesi. E questo è avvenuto grazie all’Olimpia Milano e a Giorgio Armani. Il principio della sponsorizzazione del palazzetto ci garantisce che questi lavori non sono solo una riqualificazione spot, ma un vero e proprio investimento. L’Armani rimarrà tot anni qui e pagherà affitto e costi di gestione. Mentre con l’intervento del Coni abbiamo ottenuto che il Palalido (futuro PalaArmani) diventi anche casa del Volley Milano, quando l’Armani Jeans giocherà in trasferta. E magari sarà anche teatro di qualche concerto. In fondo qui suonarono i Rolling Stones…

 

Mentre il Vigorelli potrebbe tornare ai fasti di un tempo. Che cosa dobbiamo aspettarci?

Io ho fatto una proposta alla Federazione ciclistica italiana, sottoponendo l’opportunità di fare del Vigorelli un centro sportivo federale dedicato alla bicicletta. Grazie alla convenzione con City Life, i soldi ci sono: 10 milioni di euro. Resta solo da vedere se c’è la disponibilità della Federazione, che dovrebbe gestire la struttura con tanto di contributo. Il centro potrebbe poi essere impiegato in diversi modi: per i bambini, magari con corsi di educazione alla strada, per gli amatori e poi naturalmente per i professionisti, con eventi internazionali di primo piano. Basta che la Federazione abbia la volontà di non cancellare la storia del velodromo milanese. Altrimenti restiamo così: con il Vigorelli utilizzato dalle squadre di football americano.

 

Spostiamoci su San Siro: cosa cambia con la nuova convenzione?

 

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Semplice, la priorità ora passa agli interventi innovativi e di manutenzione. Prima Milan e Inter contribuivano con un rapporto 50% cash 50% opere. Per il Comune l’onere era importante, perché da contratto doveva pagare la manutenzione straordinaria, gli interventi di messa in sicurezza e di garanzia di fruibilità e agibilità. Ora questo rapporto diventa 30-70. Questo ci permette di rilanciare, grazie al fatto che i lavori saranno in quota maggioritaria a carico delle società, con un progetto da oltre 50 milioni di euro che trasformerà il Meazza in uno stadio a 5 stelle nel 2014. Un impianto davvero unico, al livello dei grandi stadi mondiali.

 

Uno stadio di proprietà di Milan o Inter invece non è proprio immaginabile a Milano?

Da assessore allo Sport dico che Milano avrebbe bisogno del secondo stadio. È l’unica città europea a ospitare due squadre che hanno vinto la Champions e giocano nello stesso stadio. Però credo che dopo il nuovo accordo, Milan e Inter vogliano puntare decise su San Siro. Anche perché altri ragionamenti non si possono per ora fare, visto che non c’è una legge che li permetta. Non abbiamo la fortuna di Roma, che ha il Coni che gestisce l’Olimpico. E nemmeno siamo arroganti e presuntuosi come a Torino, dove di fatto hanno aggirato la legge per fare lo stadio nuovo della Juve. La Juventus Arena è in diritto di superficie e prevede la parte commerciale a 150 metri di distanza. Teniamo conto che la legge italiana non ammette lo stadio di proprietà e nemmeno la parte commerciale all’interno dello stadio. Perché i negozi devono avere un orario di apertura e di chiusura contestuale a quello delle manifestazioni sportive.