La corte d’appello di Milano riduce la pena di Fabrizio Corona da tre anni e otto mesi a un anno e cinque mesi. Il processo è quello che riguarda i cosiddetti “foto ricatti” ai danni di alcune personalità celebri.
La reazione di Corona non è stata di gioia: «Non sono contento per un c….». Aggiungendo: «Io non sono contento per nulla e lotterò fino alla fine, perché bisogna fare così se si crede in qualcosa. Non sono orgoglioso di essere italiano, come avevo già detto l’altro volta. Se uno crede in qualcosa e crede di essere innocente, non importa contro chi combatte, la presidenza del Consiglio o la Fiat, ma deve andare avanti ».
Carmen Manfredda, sostituto procuratore generale di Milano, aveva chiesto la conferma della condanna originale: «Mai come in questo caso ho avuto l’esatta percezione di quanto possa essere sottile il discrimine tra l’etica e il diritto e la moralità e l’agiuridicità». Il sostituto procuratore aveva fatto cenno ai tentativi di estorsione di personaggi come i calciatori Francesco Coco e Adriano e del motociclista Marco Melandri. Corona avrebbe fatto leva sulla loro paura di rovinarsi se le foto fossero state rese pubbliche.
Non è l’unica condanna che il fotografo dei vip ha ricevuto: tre anni e quattro mesi nel processo a Torino per un fotoricatto ai danni del calciatore David Trezeguet, una condanna a un anno e 8 mesi per corruzione di una guardia penitenziaria, un’altra condanna a un anno e sei mesi per detenzione e spendita di banconote false e un’ulteriore condanna per minacce a un vigilo urbano. Ma non è ancora finita: giorni la procura di Milano dovrebbe chiedere per l’agente dei paparazzi il rinvio a giudizio per evasione fiscale e bancarotta.