Le manifestazioni studentesche di queste settimane raccontano una generazione che guarda al futuro con incertezza e paura. Mentre i cartelli denunciano il furto dell’avvenire sono tanti i luoghi a Milano dove adulti appassionati cercano di dare ai giovani strumenti e capacità che gli permettano di costruirselo un futuro, usando i propri talenti ed il proprio desiderio. Vogliamo raccontare queste realtà a partire dal Centro di Formazione Professionale Galdus, dove tra la sede storica di via Piazzetta e la nuova struttura di via Pompeo Leoni sono più di 850 ragazzi che frequentano il centro di formazione Galdus. Ne parliamo con Paola Missana, responsabile della formazione professionale di Galdus.



Chi sono e che cosa chiedono i ragazzi che frequentano il CFP Galdus? Dal vostro osservatorio come sono cambiate i ragazzi negli ultimi anni?

Da oltre 20 anni lavoriamo per formare i ragazzi alla fine della terza media, in un periodo complicato durante il quale hanno bisogno di figure di riferimento forti ed autorevoli che li accompagni in un mondo dove tutte sembra accessibile e a portata di mano. Gli adolescenti non sono cambiati, richiedono sempre lavoro e impegno, ma è vero che l’avvento dei social network ha creato un mondo parallelo che in alcuni casi esclude gli adulti. Non bisogna però cadere nell’errore di considerarli cinici o superficiali. I nostri ragazzi ci mettono ogni giorno davanti a domande di senso e chiedono risposte autentiche e vere perché vissute.



Nelle aule del CFP Galdus si impara un mestiere: che cosa insegnate e quali sbocchi professionali hanno i ragazzi?

I nostri insegnanti sono maestri artigiani che sanno che cosa serve concretamente nel mondo del lavoro: i ragazzi che seguono i nostri corsi diventano camerieri e cuochi, panificatori e pasticceri, operatori dell’edilizia, elettricisti ed elettrotecnici e abbiamo l’unico corso di Milano per orafi, incastonatori ed incisori oltre a un corso per amministrazione e segreteria. Queste professionalità sono molto richieste e più della metà dei ragazzi riceve offerte di lavoro dalle imprese presso le quali fa lo stage. Di più: quando c’è stato l’ultimo switch off del digitale terrestre il Comune di Milano ci ha chiesto di mandare i nostri studenti, accompagnati dai custodi sociali, ad aiutare gli anziani a risintonizzare il televisore. Questa iniziativa ha generato un grande entusiasmo tra i ragazzi ma anche perché hanno capito che stanno imparando a fare qualcosa di utile.



Che cosa fate per far dialogare scuole ed imprese?

 

Il rapporto con le imprese è molto stretto e si può dire che i corsi partono quasi su richiesta del mercato del lavoro. Per noi è fondamentale offrire ai ragazzi strumenti e competenze che siano spendibili. Per fare un esempio abbiamo deciso di insegnare ai ragazzi del corso di edilizia ad usare Autocad (un programma per architetti) perché abbiamo capito che è diventato fondamentale sapere usare questo software per chi starà nei cantieri. I lavori manuali hanno bisogno di aggiornamento e innovazione e noi cerchiamo di dare ai ragazzi tutti gli strumenti necessari a crescere ed eccellere nel settore che hanno scelto.

 

Sempre su richiesta del mercato del lavoro abbiamo deciso di far partire da settembre 2011 il nuovo corso per operatore dell’abbigliamento e sartoria, con la direzione tecnico scientifica direttamente dei Maestri Caraceni, Vadruccio e Buccheri, sarti di grande fama. Gli imprenditori del settore non trovano collaboratori all’altezza e noi cerchiamo di dar una risposta a questa domanda aiutando i ragazzi a trovare un buon lavoro da artista.

 

 

L’ultimo rapporto del Censis dichiara che in Italia è necessario tornare a desiderare: come cercate di insegnare questa capacità ai ragazzi?

 

Bisogna dare una ragione per alzarsi al mattino e fare fatica, far capire che impegnarsi e mettersi all’opera è bello e fa stare bene. Ma per fare questo è necessario vivere quel desiderio in prima persona altrimenti trasmetterlo è impossibile. Di fronte al nichilismo e alla rinuncia loro non chiedono altro che una risposta alternativa alla quale affidarsi.