Il tema del federalismo fiscale continua a suscitare dubbi e polemiche tra i partiti e le diverse aree del Paese. L’argomento non è dei più semplici e, proprio per questo, impone una discussione approfondita, se non si vuole aumentare la confusione.

Da queste colonne Luca Antonini ha recentemente spiegato il delicato passaggio che ci attende sul piano dei trasferimenti statali. Si passerà infatti dal criterio della spesa storica, (“tanto più spendi tanto più ricevi”) al criterio del fabbisogno standard, (“la misurazione oggettiva della spesa media efficiente per erogare un servizio”).



Per capire cosa cambierà per una città come Milano IlSussidiario.net ha voluto discuterne con Giacomo Beretta, assessore al Bilancio del Comune.

Assessore, come giudica le critiche alla legge federaliste recentemente sollevate dal Pd a proposito delle presunte sperequazioni che si determinerebbero tra i Comuni?

Non le condivido e le ritengo viziate da una certa pretestuosità più politca che tecnica, che ha secondo me condizionato la formulazione del giudizio, più ad uso della polemica che della reale analisi del problema.
In realtà la sostanza della Riforma Federale consiste in una maggiore responsabilizzazione degli Enti Locali nella gestione delle proprie risorse e questo è un fatto positivo da qualsiasi angolazione lo si voglia guardare.



Secondo lei, la Riforma conviene ai Comuni del Nord?

Conviene a tutti i Comuni a prescindere dalla distinzione Nord-Sud, perché pone l’Amministrazione in un rapporto diretto con il cittadino, che potrà così valutare e capire meglio come vengono utilizzate le sue tasse. È chiaro che questo passaggio sarà molto più doloroso per i Comuni meno abituati a far conto sulle proprie forze, ma la mia aspettativa è che si possa innescare un circolo virtuoso che porti tutti a un uso più responsabile delle risorse pubbliche. Inoltre è tempo che chi sa amministrare bene venga premiato anziché penalizzato.



E come inciderà su Milano?

Per la città di Milano è una novità conveniente. Avremo un ritorno economico più coerente con le grandi risorse che la nostra città genera e che Roma riceve e distribuisce a tutto il Paese. Milano, è bene ricordarlo, è la città che più di ogni altra contribuisce alla ricchezza nazionale, ma che, fino ad oggi, non è certo stata ripagata con la stessa “moneta”.
Inoltre la riforma fiscale federalista conviene a una metropoli come la nostra, in quanto farà emergere la questione dei così detti “city users”, cioè dei non residenti che utilizzano i servizi cittadini, un costo fino ad oggi non riconosciutoci,  che verrà sommato nel conteggio del fabbisogno della nostra città. Milano ha un milione e duecentomila residenti, e ospita ogni giorno un numero quasi superiore di ingressi da altri Comuni, Provincie e Regioni.

Ma a quanto ammonta il vostro fabbisogno standard?

Per il momento posso dire che, come sta avvenendo per tutti gli altri Comuni italiani, stiamo procedendo in maniera spedita alla sua quantificazione.
In accordo e collaborazione con l’IFEL, l’ANCI e la SOSE,  stiamo predisponendo il sistema di rilevazione per la determinazione del nostro fabbisogno, operazione complessa e articolata ma necessaria per una seria attuazione della Riforma.

Cos’ha fatto, in qualità di Assessore al Bilancio, per rendere la macchina comunale più efficiente e cosa prevede possa accadere alle finanze degli Enti Locali nel prossimo futuro?

Durante il periodo del mio mandato ho lavorato su due linee guida: snellire i processi burocratici, accentrare i centri di costo per favorire e velocizzare le procedure, senza che tutto ciò andasse a discapito dell’erogazione dei servizi ai cittadini, che anzi, grazie a una più attenta e oculata gestione delle risorse e delle procedure, sono migliorati sia come incisività che come qualità.

Da ultimo, trova giusto che venga istituito un Fondo Perequativo o lo considera un altro regalo a chi fino ad oggi non ha puntato sull’efficienza ma ha continuato ad accumulare sprechi?

Lo trovo un provvedimento giusto, in quanto, in un ottica sussidiaria, chi rimane indietro non deve essere abbandonato, anche se bisogna fare in modo che nel tempo il Fondo Perequativo non diventi il proverbiale “signor Pantalone”, per usare una metafora di facile comprensione.