Cinque continenti, 109 paesi rappresentati da 3mila espositori su 140mila metri quadrati di bancarelle con ogni genere di merce: da quelli enogastronomici tipici di ogni regione a quelli d’abbigliamento, accessori o arredamento. L’area di Rho-Pero è presa d’assalto dai visitatori per Artigiano in Fiera, manifestazione che occuperà i nove padiglioni della fiera dal 4 al 12 dicembre. Oggi ne parliamo con Marco Accornero, segretario generale dell’Unione degli artigiani di Milano e rappresentante della Camera di commercio.
Accornero, cosa rappresenta Artigiano in Fiera per voi artigiani?
Milano è un centro espositivo importante e la manifestazione Artigiano in Fiera presenta uno spaccato della nostra realtà. Un’opportunità promozionale per le imprese del settore, una vetrina per fare il punto sulle nuove creazioni, un momento d’incontro con i compratori anche in vista del Natale. La manifestazione ha raggiunto un’ampia partecipazione e oggi si può considerare uno dei punti di riferimento per gli acquisti di questo periodo a Milano.
Una manifestazione dal brand fortemente internazionale: come la globalizzazione incide sugli artigiani milanesi?
In una realtà sempre più globale il confronto competitivo internazionale rappresenta l’ambito in cui sviluppare le prospettive di lavoro delle imprese. Ecco perché anche l’imprenditore-artigiano connesso al territorio in cui opera, si trova oggi, anche grazie ai nuovi strumenti della tecnologia, a confrontarsi con una realtà sempre più internazionale. Punti di forza del nostro artigianato riconosciuti nel mondo sono l’alta qualità connessa a una forte creatività. Noi produciamo creazioni uniche ed apprezzate moltissimo all’estero.
Artigiano in Fiera è anche un’occasione per regali originali. Cosa si aspettano gli artigiani da questo Natale?
Natale è un momento centrale nelle vendite dell’anno, che incide pesantemente sul fatturato. Da qui dipende in molti casi il bilancio complessivo di tutto l’anno. Per gli operatori del settore artigiano, in linea con le aspettative sul territorio milanese, si prospetta un Natale migliore di quello dello scorso anno e anche di alcuni anni precedenti. Purtroppo però sarà difficile ribaltare il risultato complessivo del business, che non raggiungerà i livelli toccati prima della crisi. Ci troviamo dunque davanti a un momento di passaggio che dovrebbe condurci a un’effettiva ripresa.
Capitolo tasse e studi di settore: c’è qualcosa da cambiare?
Soprattutto in un periodo di crisi occorre immaginare delle flessibilità e degli adeguamenti di strumenti che rischiano di rappresentare un costo difficile da sostenere per gli artigiani.
La burocrazia è un’altra tegola per le imprese-artigiane. Stanno funzionando i provvedimenti presi dal Governo?
Nel nostro paese la burocrazia rappresenta un costo per le imprese. Sia diretto che indiretto, perché va considerato anche il tempo perso sulle pratiche. Qualche miglioramento lo stiamo però vedendo. Mi riferisco per esempio all’iniziativa del Governo che da aprile rende possibile la creazione di un’impresa semplice in un solo giorno. Ci auguriamo che l’attenzione di chi ci governa prosegua anche in futuro, grazie anche ai nuovi strumenti informatici e telematici a disposizione.
Spesso ci si lamenta che “gli artigiani devono fare rete comune”. Lei è d’accordo?
Per le imprese, operare in rete e creare sinergie rappresenta una via di rafforzamento della propria attività, di radicamento sul territorio realizzato attraverso la moltiplicazione dei contatti e delle iniziative. Ecco perché si sviluppano sempre di più modelli di lavoro non solo settoriali ma anche funzionali, e spesso, soprattutto per la piccola impresa, informali.
Un desiderio per il nuovo anno degli artigiani?
La ripresa. In particolare dal punto di vista occupazionale.
E un buon proposito?
La sfida del lavoro creativo, che rende l’impresa davvero unica e capace di un apporto personalizzato alla realtà e al territorio in cui viviamo.