Secondo Lucio Bergamaschi la pubblicità blasfema di Chionna ha superato i limiti accettabili rispetto alle legittime esigenze di marketing.

«La pubblicità è uno strumento ineludibile dell’economia e della socialità contemporanea ma non può diventare un’arma (ideologica) impropria»: lo ha detto Lucio Bergamaschi, membro del Direttivo del Club Santa Chiara e procuratore della concessionaria Neopolis, commentando la pubblicità blasfema dell’imprenditore Carlo Chionna di recente apparsa a Milano: una gigantografia, raffigurante Gesù Cristo, con la scritta: “Perdona loro perché non sanno quello che indossano” e sotto “…Dio salvi il made il Italy. Dedicato a tutti quelli che ci credono ancora”.



Secondo Bergamaschi «nella pubblicità come nella vita ci vogliono misura e rispetto». Certo, è ovvio che esista un’esigenza da parte dei creativi «di attirare l’attenzione del consumatore». Sta di fatto che «ciò non si può fare colpendo a freddo le convinzioni e la sensibilità delle persone su un tema delicato come le proprie convinzioni religiose», aggiunge. L’immagine in questione, poi, per Bergamaschi è palesemente blasfema e «contraria al regolamento comunale sulla pubblicità che vieta l’esposizione di soggetti che possano offendere il pudore e la sensibilità generale».



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Bergamaschi, infine si è detto «certo che gli uffici comunali preposti abbiano fatto rispettare la norma ordinando la rimozione della campagna come peraltro autorevolmente richiesto da alcuni esponenti delle istituzioni che ringraziamo per la loro decisa presa di posizione» e ha concluso chiosando: «Prenderei a prestito il claim della pubblicità incriminata per dire: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” e cali il silenzio su questa brutta pagina per il mondo della comunicazione».