Domenico Finiguerra, primo cittadino a Cassinetta di Lugagnano, comune di circa 2.000 abitanti in provincia di Milano, si oppone dal 2001 alla realizzazione del collegamento tra la Tangenziale Ovest di Milano e l’aeroporto della Malpensa. «Una vera e propria autostrada che attraverserebbe il Parco del Ticino e il Parco agricolo Sud di Milano – dice il sindaco a IlSussidiario.net -. Una scelta che, a nostro avviso, è sbagliata a 360 gradi. La nostra non è un’opposizione “di cortile”, non chiediamo infatti di spostarla di qualche centinaio di metri, ma di tornare a una politica lungimirante, attenta alle ricchezze del nostro territorio, evitando di ripetere gli errori del passato».
Non si rischia però di limitare lo sviluppo del territorio?
È un grande abbaglio. Un’infrastruttura di quel tipo, com’è sempre successo, farebbe da “cavallo di Troia” per i grandi centri commerciali, gli outlet e i capannoni, nell’illusione che la ripresa venga da lì. A mio parere invece bisognerebbe puntare sulla valorizzazione di quella che è una “punta di diamante” alle porte di Milano, rilanciando i prodotti locali e il turismo nel rispetto dell’ambiente.
Non accettate di essere trattati in pratica come semplice “periferia milanese”?
Certo, stiamo parlando del Parco del Ticino. Forse non tutti sanno che tipo di ambiente si possa trovare a soli 14 chilometri da Milano. Ci sono le ville del Settecento più belle della Lombardia, che, per intenderci, non hanno nulla da invidiare alla ville palladiane. Il territorio è ricchissimo d’acqua e ha un reticolo di canali studiato da Leonardo da Vinci. Il Naviglio Grande è poi un gioiello infrastrutturale che servì a costruire il Duomo di Milano. Insomma, un patrimonio da preservare, ma non solo in senso conservativo. L’intuizione dei nostri antenati che ci regala oggi un parco agricolo alle porte della città è un bene che nessuna metropoli può vantare e che non possiamo permetterci di distruggere. Certo, se si continua così…
A cosa si riferisce?
Ogni giorno si consumano in Lombardia 13 ettari di territorio. La terra però non è un bene infinito e impiega centinaia di anni per tornare a essere fertile. I comuni però continuano imperterriti a voler fare cassa con gli oneri di urbanizzazione. Non mi sembra una politica che abbia molte prospettive, si sta scegliendo, in pratica, di scaldarsi bruciando i mobili antichi che si hanno in casa…
Lei propone un modello alternativo?
A Cassinetta abbiamo un piano regolatore a crescita a zero. Tenga presente che la media di consumo del suolo nella Regione è del 43%: nella nostra zona è ancora bassa, ma in Brianza arriva al 90%. La terra è un bene ed è al centro della nostra politica. Sarebbe un errore imporre modelli sbagliati senza considerare l’esistente in nome di una politica delle “grandi opere” che produce sconquassi e consenso nel breve periodo. D’altronde quando la gente è in coda è facile dirgli “qui ci vorrebbe una bella autostrada…”.
Il problema del traffico in questa zona però esiste, non è d’accordo?
Certo, ma con i 480 milioni di euro con cui bisognerebbe realizzare questo “mostro” si potrebbero incentivare le persone a non prendere la macchina. Perché non ci sono mai i soldi per potenziare il trasporto pubblico locale? Perché mancano i treni sulla linea Milano-Mortara? Perché le piste ciclabili di Monaco di Baviera rischiano di rimanere per noi soltanto un miraggio? E aggiungo: con questo progetto, al di là delle preoccupazioni ambientali, non migliorerà nemmeno la mobilità e non saranno favorite le imprese.
Per quale motivo?
Le grandi strade producono l’“effetto pettine” che concentra il traffico nei grossi nodi, togliendolo dalle strade secondarie. D’altronde le tangenziali non hanno risolto il problema del traffico. Bisogna puntare a spostare il 40% del traffico esistente sul trasporto pubblico locale. Se invece parliamo di ripresa e di sviluppo è il momento di fare un po’ meno cemento e finanza tornando all’economia reale, ai prodotti e ai servizi che servono alle persone. Il Veneto in questi anni ha costruito meno infrastrutture e non è certo una regione depressa: sono le idee che fanno l’economia, non i modelli importati dall’America.
Nei prossimi mesi perciò la battaglia continuerà?
A dire il vero per ora non ci sono grosse novità perché il progetto non è ancora stato approvato dal Cipe. Se dovesse succedere sono comunque pronto a mettere la mia sedia davanti alla ruspa…