Il giorno dell’Epifania vede a Milano tradizionalmente il corteo dei Re Magi percorrere la città da piazza del Duomo alla basilica di Sant’Eustorgio.
Essa conserva nel transetto la cappella dei Magi, con il pesante sarcofago tardoromano nel quale si dice fossero custodite le reliquie dei sapienti d’Oriente che andarono a Betlemme ad adorare Gesù.
Eustorgio, il nono vescovo di Milano intorno alla metà del quarto secolo le aveva ricevute in dono dall’imperatore Costante. Giunte in Italia dagli Abruzzi, arrivarono a Milano su un carro trascinato da buoi, che non vollero proseguire oltre la zona cimiteriale vicina al luogo in cui san Barnaba iniziò l’evangelizzazione della città.
Superando di slancio i problemi critici sulla storicità dei fatti, la tomba dei Magi ha richiamato per secoli innumerevoli folle di pellegrini che hanno onorato in loro i primi pagani giunti alla fede.
In quell’area era stata costruita dapprima una piccola chiesa paleocristiana, poi con la dominazione longobarda la zona crebbe d’importanza, perché si trovava all’inizio della via regia che portava a Pavia, capitale del regno longobardo.
Venne edificata allora una grande basilica romanica nell’XI secolo, ma ebbe vita breve, perché Federico Barbarossa nel 1164 la distrusse e sottrasse alla città le reliquie dei Magi, trasferendole a Colonia, da dove in parte tornarono grazie all’opera del cardinal Ferrari solo nel 1903.
Di certo non c’è proporzione tra la devozione dei milanesi del primo millennio per coloro che, dai Magi a Barnaba ai santi vescovi della città, essi riconoscevano come padri nella fede e il corteo celebrativo in costumi d’epoca che ogni anno si svolge in centro. In ogni caso il rinnovarsi di una tradizione può essere spunto per riflettere sul valore insieme religioso e civile di alcuni luoghi di Milano, all’interno di una storia che ha visto numerosi momenti di lotta per la libertà e la fede.
In occasione della festa dell’Epifania è utile anche leggere con rinnovata attenzione il prefazio che la liturgia ambrosiana riserva alla meditazione della manifestazione del Signore:
Cominciando dalla sua nascita prodigiosa il tuo Verbo rivela al mondo la tua potenza divina con segni molteplici: la stella guida dei Magi, l’acqua mutata nel vino e al battesimo del Giordano la proclamazione del Figlio di Dio.
Da queste chiare manifestazioni salvifiche fulgidamente è apparsa ai nostri occhi la tua volontà di donarti nel tuo Figlio amatissimo. Egli è la via che conduce alla gioia perenne, la verità che ci immerge nella luce divina, la fonte inesauribile della vita vera.
La Chiesa ripropone tre momenti in cui il Signore ha manifestato la sua gloria, quasi fossero altrettanti luoghi in cui ha desiderato mostrare il volto nascosto nel mistero della vita di Dio: la povertà della sua nascita, la gioia di un matrimonio, l’umiltà della penitenza.
È una festa della luce questa, sia che provenga dalla stella che ha guidato i Magi, sia che copra con soavità le feste semplici degli uomini, sia che squarci il cielo con la potenza della voce del Padre. Lo slanciato campanile di Sant’Eustorgio è sormontato non dalla croce, ma della stella a otto punte, quasi a ricordare quanto sia necessario non solo ai Magi farsi guidare dalla luce e quanto per tutti sia preparato, alla fine del cammino, il luogo in cui essa sarà senza tramonto.