Partecipare ad un dibattito consiliare su tasse e tariffe e scoprire che Bagnasco ha ragione. Questa è la notizia delle ultime discussioni nell’aula di Palazzo Marino, che si nasconde dietro a tecnicismi e alle naturali schermaglie tra maggioranza e opposizione.
Mi riferisco alla recente delibera sulle agevolazioni Atm per giovani e anziani. Delibera che si aggiunge all’acceso dibattito dello scorso luglio in occasione dell’istituzione dell’addizionale comunale Irpef e sugli eventuali carichi familiari esentati. Bisogna confrontarsi con i numeri in questi casi. Certo. Bisogna valutare se per agevolare una fascia sociale piuttosto che un’altra esistono reali possibilità di copertura finanziaria. «Ma la giusta preoccupazione per questi temi – ha detto recentemente il Cardinal Bagnasco a Todi – non deve far perdere di vista la posta in gioco che è forse meno evidente, ma che sta alla basa di ogni altra sfida: una specie di metamorfosi antropologica».
In occasione dell’approvazione della delibera con cui il Comune interviene a riordinare i titoli di viaggio per il servizio di trasporto pubblico locale, un accordo tra la sinistra arancione e l’opposizione di centrodestra è finito in bagarre. Perché? Perché l’intesa raggiunta prevedeva di dimezzare l’abbonamento annuale per famiglie numerose con più di quattro figli a carico: 150 euro anziché 300. Il testo arrivato in aula, tuttavia, ha sostituito la parola “famiglie” con “coppie”. Che non si trattasse di lana caprina è risultato subito evidente quando l’ala più estrema della maggioranza ha presentato un sub-emendamento con cui chiedeva di trasformare le “coppie” in “nuclei familiari in genere”. Ciò avrebbe comportato non solo l’apertura a interpretazioni “elastiche” del concetto di famiglia, ma avrebbe eliminato qualunque riferimento al valore sociale dato da chi mette al mondo figli.
Si è trattato del ripetersi di un tentativo già avviato a proposito dell’addizionale Irpef: quando l’opposizione propose di tutelare le famiglie e le famiglie numerose, la maggioranza reagì suggerendo maliziosamente di intervenire a favore di quanti convivono sotto lo stesso tetto. A differenza di allora, in cui si scelse in via definitiva di calare la mannaia dell’addizionale su tutti in modo indifferenziato, oggi la delibera approvata in Consiglio comunale parla espressamente di agevolazioni per “coppie”. Questo non è il compromesso tra maggioranza ed opposizione, sia chiaro. Questo è un compromesso tutto interno alla coalizione che sostiene Pisapia e che in campagna elettorale non parlava di “famiglia”, ma di “comunità affettive”.
L’insistenza di PdL, Milano al Centro e Lega Nord sul termine “famiglia” non è dovuta certo ad una chiusura preconcetta nei confronti di quei 14 mila nuclei familiari fatti da padri e madri conviventi e non sposati. È dovuta altresì alla difesa di quegli aspetti iscritti nell’esperienza elementare di ciascuno e per i quali un figlio può essere solo generato dall’incontro tra un uomo ed una donna. Tutte le altre espressioni lessicali, frutto più dell’ideologia che di un amore per la realtà così come si presenta, lasciano aperta la porta ad una concezione antropologica che corrode «una Nazione come comunità di vita e di destino», per usare ancora le parole del Cardinale Bagnasco.
Milano e l’Italia infatti stanno invecchiando sempre di più. Si fanno figli al di sotto della soglia di crescita zero – quella, per intenderci, capace di garantire una nascita per ogni vita che si spegne. Una società che non genera e che ha paura dei figli è una società senza speranza e destinata a morte certa. Questo è anche l’allarme lanciato dall’ultimo volume curato dal Progetto Culturale della Cei e intitolato Il cambiamento demografico. Di fronte a questa denuncia ed ai continui tentativi di affermare a tutti i livelli amministrativi una visione antropologica negativa, chi è impegnato in ambito politico a partire da un’esperienza di fede non può non avvertire come costante sollecitazione le parole di Benedetto XVI pronunciate il 25 settembre a Friburgo: «la Chiesa si apre al mondo, non per ottenere l’adesione degli uomini per un’istituzione con le proprie pretese di potere, bensì per farli rientrare in se stessi e così ricondurli a Colui del quale ogni persona può dire con Agostino: Egli è più intimo a me di me stesso».