L’inverno è alle porte e come ogni anno scatta l’emergenza freddo per i clochard. Le risorse da mettere in campo sono sempre di meno, così il Comune di Milano ha deciso di chiamare in causa i cittadini milanesi che, se vorranno, potranno regalare soldi, coperte, indumenti e generi di prima necessità ai senzatetto della città. Il 19 novembre l’amministrazione comunale sarà quindi in diverse piazze di Milano per raccogliere il materiale per i senza fissa dimora, che attualmente sono 3.500, uomini e donne, per metà stranieri e per due terzi sopra i 40 anni. Ogni anno i posti letto a disposizione sono circa 1.500, troppi pochi per ospitarli tutti, e proprio per questo il sindaco Giuliano Pisapia ha fatto sapere che presto la giunta voterà il piano da un milione e 200 mila euro per organizzare i servizi di accoglienza e aprirli al pubblico in vista del grande freddo milanese. «Purtroppo dobbiamo fare i conti con risorse limitate e richieste in aumento. – ha detto l’assessore ai Servizi sociali, Pierfrancesco Majorino – Il nostro obiettivo è potenziare l’accoglienza con 80 posti letto in più e un nuovo padiglione al dormitorio di viale Ortles. Ma vogliamo anche migliorare l’assistenza qualitativamente e chiedere l’aiuto di tutti, dai cittadini alle associazioni degli stessi clochard, che meglio di chiunque altro conoscono la strada e i suoi abitanti». Il Comune sta anche allestendo un nuovo dormitorio in via Barzaghi dove sono già arrivati i profughi sbarcati a Lampedusa, e dove potrebbero anche essere installati dei tendoni per i periodi più freddi. Il problema è che oltre a offrire un giaciglio e un piatto caldo, il Comune dovrebbe attuare un vero e proprio progetto di recupero della persona, che vada oltre il mero assistenzialismo e che possa offrire una reale possibilità di riabilitazione personale e sociale. «Andremo incontro a queste persone e abbandoneremo ogni intento persecutorio. – ha detto Majorino – Andremo a cercarli per aiutarli e condurli in situazioni meno degradate, non per mandarli via, come in passato si faceva con ogni strumento, a partire dalle ordinanze». In attesa di un oggettivo riscontro, IlSussidiario.net ha contattato Padre Clemente Moriggi, responsabile della Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi: «Si tratta di un’iniziativa positiva, perché è la prima volta che un assessore si rivolge ai cittadini e li invita a donare qualcosa per i senza fissa dimora, quindi non solo indumenti, ma anche coperte, sacchi a pelo e denaro. E visto che siamo in clima di austerità e i soldi sono pochi, credo che fare appello ai cittadini milanesi sia una cosa positiva. Ancora più importante è però il fatto che, almeno per ora, non sono stati installati i tendoni davanti alla stazione Centrale e al cimitero Monumentale: per tre anni ho gestito quelle tende e posso dire che la situazione era a dir poco spaventosa». Riguardo all’annuncio dell’assessore Majorino di non volere solo offrire un letto e un pasto caldo ma un vero e proprio percorso riabilitativo, Padre Clemente ci dice che «frasi come questa vengono dette tutti gli anni, da vent’anni. Quando accogliamo le persone in difficoltà, noi non ci limitiamo a soddisfare i loro bisogni primari, ma tentiamo di scuoterli, capirne i motivi, metterli nelle mani di professionisti capaci e aiutarli a venire fuori dalle loro situazioni difficili.
Sarebbe assurdo offrire solo una scodella di minestra e un giaciglio, perché non basta, e il discorso dell’integrazione deve rimanere fondamentale, sia per gli italiani che per gli extracomunitari. E’ chiaro che poi ospitiamo tutti, perché nessuno deve restare a soffrire e a rischiare di morire al freddo, però poi è comunque necessario fare di più. E quella è proprio l’occasione per intessere un rapporto con queste persone e aiutarle in un vero percorso di integrazione, ed è fondamentale che il Comune di Milano inizi a cercare di coordinare tutte le organizzazioni che si occupano dei senza fissa dimora e dei loro problemi. Noi abbiamo otto unità mobili che dalle 20 alle 24 girano per la città in cerca di queste persone che desiderano andare in una casa che mettiamo a disposizione, e lo facciamo fino a quell’ora perché generalmente dopo le 24 i senza tetto hanno già trovato un posto dove trascorrere la notte e a quel punto non vogliono più essere disturbati. Credo sia importantissimo per una persona senza fissa dimora entrare in una casa, conoscere persone con problemi simili e vedere che ci sono tanti professionisti che si prendono cura di lui, tentando anche di capire i vari problemi personali ed esistenziali. A quel punto è il soggetto che deve prendere in mano la sua vita, perché se non vuole lui non si va da nessuna parte. Noi abbiamo collocato nelle case Aler, dei monolocali molto accoglienti, più di 250 persone che adesso stanno raggiungendo una propria autonomia, lavorativa ed economica: è proprio questo il tipo di integrazione di cui parlo. Recentemente un padre separato di 48 anni ha trovato finalmente un lavoro, dopo aver lasciato il precedente a causa della depressione e dell’alcol, e ora è veramente felice con una casa e un’occupazione, con cui può finalmente ricominciare una vita normale. Una cosa bella che comunque ho notato in questi ultimi tempi è che sono sempre di più i cittadini che chiamano le nostre unità mobili per avvertire della presenza di clochard in difficoltà, e questo significa che anche tra i cittadini milanesi si sta sviluppando una sensibilità che prima non c’era».
(Claudio Perlini)