Milano. Intorno alle 18.30 di oggi i vigili urbani hanno trovato un manichino insanguinato con le sembianze del premier Silvio Berlusconi, disteso in terra in galleria Alberto Sordi, davanti alla libreria Rizzoli. Il fantoccio, che i passanti hanno potuto osservare, fotografare e riprendere per più di mezz’ora, stringeva in una mano un volantino e una bandiera tricolore, tra le numerose macchie di sangue finto. Il pezzo di carta è firmato da una presunta “Brigata Artistica” che, si legge, ha messo in atto un vero e proprio “Artentato”. I vigili hanno immediatamente avvertito la Digos e il magistrato di turno, e ora l’ipotesi di reato sarebbe vilipendio alle istituzioni. Il volantino riporta anche numerose accuse rivolte al premier, con riferimento alla crisi economica che sta investendo il Paese: “La colpa della crisi è tua”, “L’Italia non ce la fa più” e “Ci stai dissanguando”. Proprio per questo le prime piste porterebbero alla parte più radicale degli indignati vicina ai centri sociali, anche se a far venire molti dubbi è la matrice artistica della provocazione. Gli agenti hanno già acquisito le registrazioni delle telecamere dei negozi presenti in galleria Alberto Sordi che ora saranno visionate, ma qualcuno già vede una connessione tra questo gesto e il presidio di fronte a Palazzo Marino dei comitati “anti-sfratto” che al momento del blitz si era concluso da poco.



Secondo le prime testimonianze, a posizionare il manichino sarebbero stati quattro ragazzi incappucciati che, dopo averlo posato a terra, lo avrebbero cosparso di liquido rosso per simulare il sangue. Il fantoccio, che al momento si trova al comando della polizia locale in piazza Beccaria, verrà custodito fino al termine delle indagini, dopo di che verrà distrutto. IlSussidiario.net ha chiesto un parere a Vittorio Sgarbi. «Ieri sera il Tg3 leggeva una notizia riguardo a nuove ipotesi sull’uccisione di Borsellino, e il giornalista ha letto “Berlusconi” al posto di Borsellino, con un lapsus che però indica la presenza di tanti pensieri di rivolta contro il “tiranno”, realizzati per esempio in Africa del Nord, e visioni e fantasmi che possono attraversare alcune menti. Dal punto di vista della ragione di questa esibizione nella galleria Alberto Sordi, posso dire che ieri abbiamo inaugurato un segmento della Biennale di Venezia a Milano e non è escluso che qualche artista che partecipava a questo evento abbia voluto presentarsi così, con una performance che ha un carattere parartistico. Anche il nome del gruppo che ha rivendicato il gesto, la “Brigata Artistica” fa pensare a un artista che gravitava nell’orbita di questa sezione della Biennale e che ha voluto mettere in scena questo numero.



Riguardo alle frasi accusatorie riguardanti la crisi economica, è chiaro che una rappresentazione non può essere senza contenuti e non si tratta di una cosa teatrale o satirica, ma di una sacra o profana rappresentazione di una situazione di fatto, e uccidere il premier significa liberarsi dall’oppressore, quindi una rappresentazione che ha alle spalle un fondamento logico-politico». Vittorio Sgarbi ci parla poi di differenti esempi provocatori che lo riguardano anche personalmente: «Ricordo che vent’anni fa una rivista di giallistica chiese ad alcuni intellettuali chi avrebbero voluto uccidere. Quando lo chiesero a me, io risposi Cossiga, e feci un racconto sulla sua morte, come anche tutti gli altri sulle loro “vittime” immaginarie. Più recentemente, ieri sera, tra gli artisti esposti nella mostra della Biennale, c’era Adriana Faranda, ex Brigate rosse della colonna che ha ucciso Aldo Moro, e anche questo è un precedente e una provocazione non artistica, ma di realtà drammatica».

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