Un legame che affonda le sue radici nella storia, quello che lega l’arte Russa a quella Italiana. In particolare, tra Ottocento e Novecento fu merito di grandi collezionisti russi la formazione di alcune delle collezioni più importanti ancor oggi a livello europeo e mondiale.  Dall’11 novembre al 5 febbraio l’Accademia di Brera ha l’occasione di ospitare una delle più belle tra le collezioni mai create, quella del museo Puškin di Mosca. L’esposizione intitolata Brera incontra il Puškin Collezionismo russo tra Renoir e Matisse, deve la sua realizzazione all’iniziativa dei ministeri per la cultura italiano e russo, che stanno portando a compimento un progetto lungo un anno dedicato allo scambio culturale tra i due paesi, come sottolinea il vice ministro alla cultura russa, Andrey Bousygin: “La mostra è esempio del legame tra la cultura Italiana e Russa, quindi si trova inserita quasi come atto finale di quello che è stato l’Anno della Cultura Italia-Russia”.



“L’attività di divulgazione culturale del Puškin, nonché quella espositiva, sono universalmente riconosciute.” Ci tiene a sottolineare Irina Antonova, direttrice del Puškin dal 1961 e una delle più importanti figure nel panorama della conservazione e divulgazione artistica e culturale viventi. “Nel tempo della sua vita, lunga cento anni, il Puškin ha allargato lo spazio culturale in Russia.” Ci tiene a sottolineare l’Antonova, marcando il fatto che quell’attività intellettuale russa sviluppatasi nel Novecento nonostante il regime sovietico, ha creato qualcosa di veramente unico e di fondamentale importanza, che ha le radici nel mecenatismo zarista, ma che poi si è potuto costituire grazie alla sensibilità e all’intraprendenza di singoli uomini.



Sì, perché la collezione di pittori francesi del Puškin deve tutto a due dei più importanti collezionisti del secolo, Sergej Scukin e Ivan Morozov. Furono infatti loro che, per conoscenze personali, contatti con i mercanti d’arte e molto intuito che riuscirono a raccogliere opere quali l’Aha Oe Feii di Paul Gaugin e uno dei ritratti di Monsieur Vollard di Pablo Picasso.  

La portata dell’esposizione però si può capire solamente nel momento in cui si è circondati dalle opere. In uno spazio non ampio, dominato da colori scuri, si è accerchiati di colpo da alcune tra le opere più significative della storia dell’arte degli ultimi duecento anni. Come l’arte francese abbia decisamente dato una virata al modo di rappresentazione della realtà, non può essere in queste due sale dimenticato. Come ad esempio la Boulevard des Capucines di Monet si risolva in pura luce, come la Regina Isabeau di Picasso  renda solida ogni curva, come La ronda dei carcerati di Van Gogh sembri disintegrarsi e ricomporsi nelle pennellate di colore: questi i capolavori con i quali occorre fare i conti grazie alla passione di Scukin e Morozov, che grazie al loro intuito hanno creato una delle collezioni più significative dell’ultimo secolo.



 

(Caterina Gatti)