«Il nuovo governo ha davanti a sé sfide molto forti e siamo tutti consapevoli che andremo incontro a un periodo di grandi sacrifici e di ristrettezze, ma dobbiamo assolutamente promuovere lo sviluppo, la ripresa dei consumi e il sostegno alle fasce deboli». A parlare è Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, che spiega in questa intervista a IlSussidiario.net cosa si aspetta dal nuovo governo guidato da Mario Monti. «La famiglia deve rappresentare un punto di vista insostituibile per l’equità, perché se le prossime misure non terranno conto dei carichi familiari, delle famiglie con figli e con persone disabili, ogni manovra si rivelerà sicuramente iniqua. Un’altra priorità è senza dubbio un investimento forte sulle nuove generazioni, che in qualche modo sembra che già appartenga alla sensibilità di questo nuovo governo. Occorre quindi spostare le risorse di spesa sociale dalla protezione degli anziani e degli adulti, alla protezione delle nuove generazioni, che oggi sono oggettivamente marginali ed esposte a precarietà sia per progetti di lavoro, di casa che di famiglia. Queste tre priorità riguardo le giovani generazioni devono essere l’unica modalità con cui rilanciare i progetti futuri e l’innovazione nel nostro Paese».
Cos’è il Fattore Famiglia che proponete?
Il Fattore Famiglia è un modello di riforma fiscale, un modo di alleggerire l’imposizione fiscale secondo il numero dei figli. Il modello di riferimento è il sistema fiscale tedesco, che sostiene che non si possono tassare le risorse che una famiglia ha speso per educare e allevare i propri figli. Oggi siamo in una situazione iniqua, dove le famiglie con figli, che poi sono quelle anche più giovani, sono decisamente penalizzate, e questo è uno dei motivi per cui l’Italia è uno dei Paesi con il più basso tasso di fecondità a livello mondiale. Il Fattore Famiglia è quindi un meccanismo di riequilibrio dell’equità che sostiene le famiglie con figli, che spesso rischiano di finire sotto la soglia di povertà unicamente per la nascita di un figlio. L’Italia è uno dei paesi in Europa che ha una delle più alte percentuale di minori sotto la soglia di povertà, perché da noi il terzo figlio una volta su tre è profezia di povertà.
In che modo vi state muovendo?
Abbiamo recentemente organizzato un convegno insieme all’Associazione nazionale tributaristi per presentare una ricerca dell’Università La Sapienza di Roma, in cui si dimostra che restituire un punto di Pil in termini di minore pressione fiscale sulle famiglie con figli si pagherebbe da solo, perché innescherebbe consumi e occupazione. Sarebbe una modalità di sostenere le famiglie sulla soglia di povertà e di garantire un’equità che oggi non c’è, quindi crediamo che questo investimento sulla famiglia dovrà rappresentare una priorità.
Quanto soffrono oggi le famiglie italiane?
La famiglia è uno di quei pochi luoghi che resiste, che garantisce coesione sociale e meccanismi di solidarietà molto forti. Ma questo non può essere lo strumento che libera la società e che ci consente di affrontare la crisi, ed è tempo che le famiglie vengano sostenute, soprattutto per i giovani, perché oggi investire la propria vita e il proprio percorso lavorativo sulla cura di un figlio per 25-30 anni spaventa tantissimo, e se non riusciremo a cambiare questa dinamica il nostro Paese invecchierà progressivamente e saremo condannati a un lento declino.
Quali sono i rischi maggiori?
I rischi che corriamo sono quelli che già stanno segnando il nostro Paese: la difficoltà di immaginare una strategia per attraversare la crisi, un inverno demografico che sta minacciando pesantemente l’equilibrio del sistema previdenziale e l’incapacità di valorizzare le nuove generazioni, e questo significherà anche vedere tanti giovani trasferirsi all’estero per non ritornare più. Vengono scelti quei paesi dove ci sono più servizi, sostegni economici e incentivi fiscali perché si riconosce che i figli sono il futuro del paese, mentre nel nostro questo non esiste, e i figli sono trattati come un bene privato alla pari di un viaggio di lusso o dell’acquisto di una macchina di grossa cilindrata.
(Claudio Perlini)