La bellezza racchiusa nei monasteri è di proverbiale inaccessibilità. Per la stessa costituzione del credo monacale, e più di tutti, di quello francescano fondato sulla povertà, i capolavori di secoli di storia sono spesso celati. Dieci anni fa nasce a Milano il Museo dei Cappuccini, con l’intento di scoprire i tesori artistici patrimonio del monastero, per intraprendere la strada dell’educazione alla fede tramite la bellezza nell’arte. Il museo per il suo decimo compleanno ha inaugurato sabato 16 ottobre la mostra La fede nell’arte: luoghi e pittori dei frati Cappuccini, promossa dalla Provincia di Lombardia dei Frati Minori Cappuccini, proprio per celebrare l’espressione artistica dei frati cappuccini e la loro attenzione verso le varie forme d’arte sviluppate nel corso dei secoli.



“C’è una grande dimostrazione in Lombardia dell’affinità e sintonia tra fede e arte attraverso il carisma di San Francesco d’Assisi e la sua affezione al bello”. Introduce fra Angelo Borghino, rappresentante dell’ordine dei Cappuccini: “Bellezza di cui oggi l’uomo ha bisogno per non sprofondare. Un bello autentico, genuino, che può far alzare lo sguardo sull’orizzonte della vita: è una bellezza che fa aprire al bisogno della realtà, al bisogno di verità di ciascuno di noi. Chi è stato colpito dalla bellezza lo esprime con il genio artistico, incoraggiato dall’incontro che gli fa cercare la fede in modo autentico”.



L’iniziale sezione dedicata ad opere di pittori cappuccini di collezioni sia del nord Italia che dall’istituto Storico di Roma ha tra i protagonisti Bernardo Strozzi, la sua bottega e Paolo Piazza. Due esperienze artistiche segnate dalla sensibilità religiosa e dalla precisione tecnica, emergenti dall’emblematico Compianto sul Cristo morto dello Strozzi, dove il volto di Cristo è puro dolore. La forza pietistica di quest’opera di inizio ’600 si ripete tale quale nella Pietà di Fra Semplice e nel Cristo morto sorretto da un angelo con san Francesco in preghiera del Piazza, andando a confermare la comune tendenza ad uno sguardo coinvolto e molto concreto sull’avvenimento della morte di Gesù.



Il percorso si concentra poi sulla regione lombarda e sulla città di Milano. Le opere esposte sono create nei monasteri di Varese, Como, Bergamo, Cremona da parte di artisti come Jacopo da Bassano, Alessandro Maganza e Giovan Battista dell’Era.

I soggetti religiosi delle opere di questi artisti mostrano come la sensibilità artistica di questo ordine sia una costante attraverso i secoli, fino all’XI quando l’Annunciazione che disegna Fra Damaso Bianchi si pone come chiara espressione della semplicità anche tecnica che accompagna la pienezza emotiva di un tipo di arte che nei secoli non si è affatto esaurita.

Punta d’orgoglio della mostra è infine la statuetta di S. Francesco, prestata dalla Veneranda Fabbrica del Duomo, risalente al XV secolo. Ritrovata per caso, è ad oggi una delle maggiori testimonianze della presenza dell’ordine francescano, e più precisamente cappuccino, attorno alla vita della cattedrale di Milano già dalla sua fondazione. Questa scoperta è, insieme a tutte le opere esposte, motivo di orgoglio dell’ordine, che realizza la sua vocazione missionaria anche attraverso l’arte, perché come dice fra Angelo Borghino: “Se “la bellezza salverà il mondo”, come diceva Dostoevskij, allora la fede nell’arte è risposta al suo bisogno di bellezza, verità, felicità. Anche questa mostra è un servizio perché l’arte è un servizio alla fede”.

(Caterina Gatti)