Ieri, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia si è recato, per la prima volta nelle vesti di primo cittadino, al Cimitero maggiore. Visitando il campo della Gloria, ha reso onore ai caduti partigiani che vi sono sepolti. Ma ha deciso si non recarsi a fare altrettanto a quello dell’Onore, dove si trovano, invece, i caduti che parteciparono alla Repubblica Sociale. «Una decisione che non stupisce, conforme a quello in cui ha sempre creduto», commenta, interpellata da ilSussidiario.net Andrée Ruth Shammah Regista e Direttore artistico del teatro Franco Parenti. Si è trattato, in ogni caso, per molti, di una frattura rispetto al passato dal grande valore simbolico. I predecessori di Pisapia, Letizia Moratti e Gabriele Albertini, infatti, nel corso dei loro mandati, ogni anno hanno omaggiato i morti di entrambe le fazioni opposte della guerra civile. I morti sono morti, torti e ragioni ci sono, anche se in percentuali diverse, da entrambe le parti e la pietà non fa distinzioni di colore politico. Pisapia, ha motivato la sua decisione affermando: «La pietà umana dovuta a chi è caduto non può far dimenticare i fatti, la storia e le ragioni di chi si è battuto per un’Italia migliore». Poi, citando Pertini, e ricordando che anche lui era stato partigiano, ha sottolineato come l’insegnamento della resistenza deve «guidare sempre le nostre azioni e la nostra attività di uomini politici: operare con umiltà e con rettitudine non per noi, bensì nell’interesse esclusivo del nostro popolo».
Secondo Andrée Ruth Shammah «si è trattato di una decisione coerente con la sua storia politica. Che, come altre, è costituita e connotata da contrapposizioni costanti e da una concezione dell’avversario inconciliabile con la propria. Il problema è che, in Italia, si paga ancora lo scotto di decenni di divisioni e muro contro muro. La frattura scaturita dall’immediato Dopoguerra non si è mai sanata». Questo, provoca non pochi danni alla società, nel suo complesso. «Ancora oggi, gli avversari si danno reciprocamente del comunista o del fascista, pur essendo categorie scomparse. Il che si ripercuote, anzitutto, sullo scenario politico e sull’incapacità di azione dei vari governi».
Per la regista, «se poi, da un lato, il premier farebbe effettivamente bene a fare un passo indietro, al contempo, non si vede un’alternativa credibile tra coloro che aspirano a succedergli alla guida dell’esecutivo, a destra, a sinistra, e al centro». Tornando a Pisapia, «Lui ha agito in maniera adeguata al suo modo di pensare. Che poi, possa esistere un modo di pensare diverso, che contempli entrambi i lati della medaglia, unitamente a diversi fattori storici, umani e simbolici, è anche questo vero. D’altro canto – ha concluso -, vi è chi non è stato altrettanto coerente. E, pur non apprezzando i partigiani e il loro operato, ha deciso egualmente, pubblicamente, di rendere loro omaggio.»