Per evitare il default, l’assessore al Bilancio di Milano, Bruno Tabacci, appoggiato dal sindaco PIsapia, vuole vendere le quote appartenenti al Comune di Serravalle e il 20% di quelle di Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa, all’84,56% in mano a Palazzo Marino. Non ci sarebbe alternativa al reperimento dei 350 milioni di euro necessario a coprire il buco lasciato, sostiene la giunta, dalla precedente amministrazione. Il problema, tuttavia, è che, al momento, si è presentato un solo acquirente: il fondo F2i di Vito Gamberale. «Il che, in realtà, non è affatto un problema, definibile come tale in termini economici, dal momento che, quando si vende qualcosa, l’importante è che il prezzo sia congruo», spiega, raggiunto da ilSussidiario.net Ugo Arrigo, professore di Finanza pubblica in Bicocca. Tra le fila della sinistra estrema si urla all’accordo sottobanco. Ma le questioni reali sono altre: «Il Comune di Milano si ritrova con della partecipazioni in mano di cui non sa precisamente come disporre. Quella in Serravalle, tra l’altro, è di minoranza. E, di conseguenza, non particolarmente appetibile dal mercato». La situazione ha un “colpevole”.
«Si è venuta a creare a causa dell’acquisto da parte della Provincia delle quote detenute da Gavio. Prima, infatti, nessuno aveva la maggioranza. Ma Comune e Provincia, mettendosi insieme, sì. Quindi, di fatto, l’azienda era in mano pubblica. Aumentando la propria quota, la Provincia ha raggiunto la maggioranza necessaria per controllare la società autostradale. Una pubblicizzazione di un’impresa che era già pubblica. Ma che ha messo il Comune nella situazione in cui si trova adesso». Una quota scarsamente appetibile anche per un altro motivo: «è opinione comune che anche prima di passare in mano alla Provincia sia stata caratterizzata da una gestione negativa». Resta da capire, secondo Arrigo, perché, in ogni caso, non si giunga ad un accordo tra Comune e Provincia.
«La Serravalle potrebbe essere privatizzata completamente. Del resto, perché un ente pubblico dovrebbe gestire un’autostrada? Come può tutelare meglio il servizio rispetto ad un privato? Non mi pare che stia effettuando tariffe più basse, né che dando un servizio più efficiente. Inoltre, ci sarebbe degli investimenti da effettuare, per i quali la Provincia non ha i fondi». Ancor più complicato il caso di Sea. «Per le regole in vigore non può utilizzare al massimo le proprie risorse. Basti pensare che a Linate grava una vecchia risoluzione risalente ai primi anni ’90, che limita a 18 i voli orari, quando la capacità massima è di 32». Anche qui, l’ideale sarebbe la privatizzazione.
«Ma secondo una vecchia proposta del professor Marco Ponti, del Politecnico di Milano – aggiunge Arrigo -: Malpensa e Linate vanno venduti separatamente. Trovandosi in concorrenza tra di loro, i due aeroporti sarebbe costretti al massimo dell’efficienza». Sul perché, infine, il fondo di Gamberale, nonostante tutto sarebbe disposto all’acquisizione, Arrigo ha le idee chiare: «La logica dei fondi di investimenti infrastrutturali non è propriamente quella di mercato. Spesso puntano a quote di aziende che non sono corteggiate da aziende private. Allo scopo di valorizzarle e, magari, rivenderle. Va ricordato, infine, che la componente pubblica nel fondo in questione è assai elevata: il governo, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, ci ha messo 150 milioni. E, agli 1,85 miliardi complessivi hanno contribuito Intesa San Paolo, Merril Lynch, svariate assicurazioni e fondazioni bancarie».