Durante il suo magistrale discorso alla città tenuto il 6 dicembre nella storica e bellissima basilica di S.Ambrogio, il Card. Angelo Scola, tra l’altro, ha detto: “Il mercato non deve essere concepito come un moloch che non può essere scalfito: esso non è un fatto di natura, ma di cultura.” Mi pare un’osservazione di enorme importanza, perchè essa ridà spazio e respiro alla nostra libertà.
Sembra, infatti, che siamo tutti incatenati ad alcuni elementi ineluttabili, dai quali non possiamo assolutamente prescindere ed ai quali dobbiamo tutti acriticamente inchinarci, accettando qualsiasi decisione assunta dalla attuale oligarchia (addio democrazia) che misteriosamente governa il mondo.
Uno di questi elementi è proprio Sua Altezza “IL MERCATO”, che sta imponendo a tutto il mondo non solo le regole economiche, ma anche le forme del governo politico. Dovremmo, innanzi tutto, chiederci: chi è il mercato? Chi è questa entità anonima ed opaca e quindi poco democratica? Possibile che tutto ciò che fa il mercato vada bene e sia quindi intoccabile, mentre a sbagliare sarebbero sempre e solo gli altri? Possibile che dentro questo sacco anonimo non si annidino anche dei delinquenti che per il proprio tornaconto non hanno scrupoli ad attaccare Stati, economie ed, in ultima analisi, la povera gente? Possibile che nessuna delle varie Procure, di solito così solerti ad ipotizzare reati anche per fatti che sono solo peccati, non si mettano ad indagare se anche il “MERCATO” non stia commettendo un qualche reato?
Giustamente dice il card. Scola che anche il mercato può essere “scalfito”, perche esso non è un fatto “naturale” e quindi intoccabile, ma è un fatto “culturale” e quindi storico e quindi rivedibile ed emendabile da un approccio umano, che tenga conto di tutti i fattori in gioco e non solo di quelli dei soliti pochi ignoti (ma che, volendo, possono essere molto noti). E’ proprio qui che rientra in gioco la nostra libertà di pensiero e di cuore, cioè la nostra libertà di uomini, che non si possono rassegnare a dire solo sì a “moloch”, che non sono tali. Dovremmo, dunque, porci una domanda che riguarda non solo gli “esperti” (chi ci libererà da loro?), ma ognuno di noi: come tutti insieme “scalfire” il mercato? Come impedire che sia il mercato a decidere come deve essere l’Europa, evitando il vizietto pangermanico che ogni 30/40 anni risorge? La risposta non è facile, anche perchè presuppone una mente larga, un cuore vero ed un impegno gratuito, che oggi sembrano essere merce molto rara, a causa del fatto che dal ’69 in poi troppi hanno rinunciato ad educare.



Non a caso le uniche voci che ci danno speranza sono quelle di Benedetto XVI e di vescovi come il card. Scola, il quale ricorda, nello stesso discorso citato all’inizio, che “è necessario che l’economia e la finanza, senza ovviamente prescindere dal loro livello specialistico, non rinuncino mai ad esplicitare quello elementare ed universale. Tutti debbono poter capire, almeno a grandi linee, la “cosa” con cui economia e finanza hanno a che fare”.
Partiamo almeno da qui: dalla constatazione che il “mercato” ci nasconde troppe cose: che almeno non sopprima la nostra libertà. Oltre al mercato, ci sono tanti altri sedicenti “moloch” che tali non sono, perchè anch’essi non sono “naturali” : penso alla c.d. speculazione, che fino a poco tempo fa aveva una connotazione negativa, ma che ora è assurta a governatrice (anch’essa occulta) del mondo; penso a Lady Spread, che fino a poche settimane fa nessuno conosceva e che ora non fa dormire molta gente (io dormo perchè sono già povero); penso alla burocrazia europea e penso a tante altre cose. La recente “sfida” lanciata da Comunione e Liberazione sottolineava giustamente che “dentro un popolo rinasce la speranza” e che “la distruzione di un popolo….è l’anticamera dell’uccisione del desiderio”. Ancora una volta Benedetto XVI ci ha segnalato la strada: “Ricominciare da Dio…..infatti, una mentalità che è andata diffondendosi nel nostro tempo, rinunciando a ogni riferimento al trascendente,si è dimostrata incapace di comprendere e preservare l’umano. La diffusione di questa mentalità ha generato la crisi che viviamo oggi, che è crisi di significato e di valori,prima che crisi economica e sociale”.

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