Il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) ha deciso, sotto l’egida del governo Monti, di sbloccare i finanziamenti per realizzare l’impianto di segnalamento, ristrutturare la linea elettrica e comprare quattro nuovi convogli per la linea verde. Una volta sbloccate, occorrerà che il Cipe, effettivamente, decida di affidare al Comune di Milano tali risorse, che dovrebbero corrispondere al 60 per cento del costo totale del progetto, ovvero 65 milioni. Abbiamo chiesto a Marco Ponti come la proposta si inserisca nel quadro della viabilità milanese.



Anzitutto, in cosa consiste il sistema di sicurezza dei treni?

I treni delle metropolitana non si guidano come le automobili. Siccome hanno periodi di arresto molto lunghi, data la loro ingente massa, dispongono di meccanismi automatici tali per cui, se si avvicinano troppo ad un altro convoglio, si bloccano. Il nuovo progetto consente, in sicurezza, di aumentare la frequenza dei treni.



Quali sono le principali criticità della rete metropolitana milanese?

Se si è reso necessario un simile adeguamento tecnologico, è evidente che le linee non riescono a rispondere alla domanda. Probabilmente, occorre arrivare in certe zone alla frequenza di un treno al minuto. Sono in corso di costruzione, inoltre, altre due metropolitane. Sarebbe già una buona cosa portare a termine la realizzazione delle linee 4 e 5. Per le quali, tuttavia, sussistono svariate incertezze.

Cosa intende?

Si è detto che si stanno mettendo in piedi in vista dell’Expo. Personalmente, non vedo il nesso: l’Expo durerà sei mesi, le metropolitane almeno 60 anni. In ogni caso, il problema vero risiede nella rete stradale.



Cioè?  

La capacità di una rete urbana è determinata dal flusso di automobili che transitano ad ogni turno semaforico. Attualmente, in città, è notevolmente ridotta.

Per quale motivo?

Per l’elevato numero di automobili che sostano dove non dovrebbero. Parcheggiate, spesso in doppia fila e, soprattutto, in prossimità degli incroci. Il che non consente al traffico di circolare lungo tutte le corsie che ha a disposizione, dato che una di queste è occupata da vetture in sosta.

Cosa si può fare?

Sarebbe necessario attuare una politica intelligente, di tolleranza zero. All’”americana”. Gli Usa sono la patria dell’auto – non di certo dei servizi pubblici – e lì si ha la certezza della sanzione.

Sarebbe sufficiente per decongestionare il traffico e aumentare la capacità delle rete?

Personalmente, non sono del tutto avverso all’ipotesi di costruire un tunnel sotterraneo, come a Parigi, Oslo e Marsiglia.

Drenerebbe parecchie risorse…

Gli automobilisti sono disposti a pagare per ciò che migliora la loro vita. Si tratterebbe di un’opera che si finanzia da sé. E, una volta ammortizzati i costi, diventerebbe per l’amministrazione comunale una fontana di soldi.

Milano, fisicamente, è in grado di sostenere un’opera del genere?

Da questo punto di vista, il sottosuolo cittadino non presenta particolari criticità, quindi non ci sarebbero problemi. Inoltre le polveri sottili sono molto più facilmente eliminabili quando si trovano in un tunnel.