La presenza dei Frati Cappuccini a Milano è segnalata fin dai tempi di san Carlo, che li accolse nella sua diocesi. Da allora essa è stata costante e operosa, escluso il periodo napoleonico nel quale tutti gli ordini religiosi vennero soppressi. Ma su quegli avvenimenti ci sarà tempo di soffermarsi un’altra volta.



Ciò che ora vorrei raccontare è la storia di Fra Cecilio, l’iniziatore dell’Opera San Francesco, che ha il suo centro presso i Cappuccini di viale Piave, o come si dice, di Monforte, e che offre quotidianamente mensa, docce e guardaroba, assistenza medica e legale a tutti i poveri che lì si rivolgono per i più svariati bisogni. La sua persona è uno dei tanti esempi di quanto sia vero anche adesso ciò che Bonvesin de la Riva diceva della Milano del suo tempo, protetta da due cinte murarie, quella in pietra e quella costituita dai santi che vi operano.



Il Servo di Dio Pietro Antonio Cortinovis  nasce in provincia di Bergamo nel 1885, settimo di nove figli di una famiglia di contadini. Educato con profondo spirito cristiano, trascorre i primi 22 anni nel lavoro dei campi, coltivando nel cuore la chiamata  a consacrarsi a Dio. Nel 1908 lascia  la  famiglia, raggiunge Lovere, veste l’abito cappuccino e prende il nome di fra Cecilio Maria, scegliendo di essere fratello laico.

Nel 1910 giunge al convento di Milano Monforte, dove rimane fino al 1982. Il suo primo compito è quello di  infermiere e aiuto sacrestano. Quest’ultimo incarico gli permette di restare lungamente in chiesa a servire le messe e a tenere in ordine gli arredi sacri: il tabernacolo diventa, come egli scrive nel diario, il suo vero libro.



Nel 1914 una meningite lo conduce alle soglie dell’altra vita: una visione gli fa sperimentare il giudizio benevolo di Dio nel momento dell’incontro finale. Scoppiata la Prima guerra mondiale, viene chiamato alle armi e arruolato nel V Reggimento alpini. Il fisico non regge alle lunghe marce ed esercitazioni; viene rimandato a Milano dove, con sua grande gioia, nel  1918 fa la professione solenne.

Con la guerra crescono i poveri e la porta del convento è un loro punto di ritrovo. Egli ritorna al suo lavoro e diventa portinaio, dal 1921 al 1970. Nel 1922 mentre è nella sua cella un’altra esperienza mistica segna la sua vita. In un istante fa esperienza di Dio e delle verità della fede e vede la posizione di tutte le anime davanti a Dio.   

Fra Cecilio desidera diventare missionario, ma la sua missione è nel cuore della città di Milano. Quando scoppia la Seconda guerra mondiale e il convento viene bombardato, egli rimane al suo posto e la sua carità ha modo di esprimersi a favore di tante famiglie povere, di due monasteri di suore di clausura, oltre che degli ebrei perseguitati.

Con vari stratagemmi difende il convento dalle perquisizioni dei tedeschi, che sospettano i frati e viene consultato anche dal card. Schuster, che lo ama e lo ammira. Il prefetto della città gli fa alcune concessioni per assegnare ai poveri pane, riso e pasta.

Ma egli vuol fare di più per loro. La sua preghiera viene esaudita nel 1959. Emilio Grignani, un industriale milanese, offre di edificare un ambiente accogliente nell’ultimo pezzo di terreno rimasto al convento. È l’inizio dell’Opera San Francesco. Qui fra Cecilio serve i poveri con giornate intensissime di preghiera al mattino presto e di lavoro fino a sera, per poi finire davanti al tabernacolo a intercedere per i bisogni della città, consumando le sue energie.

A partire dal 1979 è soggetto a frequenti malattie delle vie respiratorie e il suo cuore diventa fragile. Allora si concentra sulla carità spirituale. Una moltitudine di gente va a parlare con lui dei suoi dolori. Egli con parole schiette e semplici diffonde pace e consolazione e si narrano anche grazie e miracoli.

Nel 1982 venne portato a Bergamo nell’infermeria dei frati. Lì accoglie ancora molte persone, prega e pregando serenamente si spegne nel 1984. Ora riposa nella sua chiesa di Monforte, accanto alla sua Opera. Nel diario spirituale, scritto per ordine dei confessori, rivela con linguaggio semplice e indotto la sua grande anima di apostolo, innamorato dell’Eucarestia, servo dei poveri, vero figlio di san Francesco.