La cronaca fa spesso il solito errore: enfatizza un particolare per drammatizzare una situazione.
E’ vero che nel quartiere popolare del Corvetto, in certe zone, è forte la presenza di bande di extra-comunitari e che la malavita ha reso indispensabile un intervento deciso delle Forze di Polizia e di sicurezza con l’Esercito!
Vivendo al Corvetto, il quartiere merita però altre considerazioni, soprattutto perché esso nella storia della città si è distinto come il primo quartiere a credere nel Decentramento e a volerlo con insistenza fin dagli anni ’60.



Peccato che Il Comune di Milano abbia sempre più centralizzato la propria attività, marginalizzando la possibilità di un decentramento istituzionale: ad esempio negli ultimi anni sono diverse le associazioni che sono state interpellate dal Consiglio di Zona, sia in ottica sociale che culturale (più di 50), ma pur nella attivazione di diverse iniziative, vere possibilità di sostegno alla sussidiarietà sociale non sono state avviate, se non eccezionalmente, da parte del Comune o del Consiglio di Zona, per assenza di risorse.
Il quartiere ha problemi, ma ha risorse umane importanti. Iniziative che colgono l’esigenza della popolazione di aggregazione, di buon vicinato, di sicurezza. Vi sono luoghi di incontro.
Anzi tali iniziative si vanno incrementando. Il bisogno sollecita la creatività.



Mi permetto di citare alcuni presenze positive che stabilmente operano nella zona e sono divenute ormai riferimenti per tutti gli abitanti di qualunque etnia.
Il Gruppo “La Strada” ad esempio offre un riferimento professionale a tanti ragazzi alla ricerca di occupazione. Non si può negare che una risorsa come questa è disponibile e dialogante con tutto le Associazioni della zona e le scuole paritarie e pubbliche.
Vi sono gli oratori di quartiere attivi e frequentati da ragazzini.
I Centri di Aggregazione Giovanile (CAG), ad esempio “Icaro” o “la Casa di Sam” che accolgono i giovani per le più disparate esigenze: fare i compiti, incontrarsi, svolgere attività culturale e teatrale.
Una serie di progetti, finanziati sia da Enti pubblici che da Fondazioni private, che alcune Associazioni portano avanti da anni con lo scopo di migliorare e relazioni spesso impersonali che vive la città: è il caso del progetto “Arcipelago Mazzini”, che interviene in un quartiere di case popolari con iniziative concertate  insieme alla popolazione.



Indubbiamente il Corvetto è un quartiere popolare. Residenziale. Le grandi fabbriche (ABN di Piazzale Lodi) o i grandi gruppi industriali sono ai confini della zona (S.Donato ad esempio) ed è anche presente un “richiamo” alla agricoltura estremamente vicino al centro cittadino: l’area di Chiaravalle e le cascine ancora abitate e funzionanti. La grossa concentrazione di case popolari (ALER) e il loro degrado ha favorito una deregulation abitativa che certamente non aiuta il vivere sociale solidale magari privo di infiltrazioni malavitose. In questo senso il Consiglio di zona, con più poteri avrebbe operato per il meglio, se avesse potuto intervenire con poteri reali.
Infine vanno citate le iniziative di supporto sociale più specifico. Assistenza sociale e sanitaria gratuita.

La mancanza di sicurezza ha allontanato il commerciante, la presenza dell’artigiano. Pochi negozi. La presenza della GDO nelle vicinanze ha indotto piccoli negozi a chiudere. E probabilmente – dico probabilmente – una certa criminalità organizzata ha sconsigliato la vita del piccolo commercio. Oggi molte iniziative commerciali sono passate ad  organizzazioni di etnia diversa (magrebina piuttosto che cinese).
Un quartiere che resta popolare: non è un caso che le chiese, la domenica, fanno ancora il “pieno” di fedeli.
Il quartiere è un “misto” di opportunità e di bellezza che convivono con degrado e malavitosità.
Viverci non è difficile. Anzi.
Sarebbe sufficiente una rafforzamento del privato sociale e la periferia cambierebbe.
Ma tale rafforzamento dovrebbe giungere anche alla regolarizzazione delle zone abitative ad alto tasso di degrado  (Mompiani, Calvairate,  Gabrio Rosa,  piazza Ferrara ecc..) con un intervento più determinato di Aler e gestione del territorio da parte del Comune.

(Bruno Calchera)

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