Il 13 novembre 2010, a conclusione dei complessi lavori di ristrutturazione iniziati nel 2005, la Stazione Centrale è stata dedicata a Santa Francesca Cabrini, patrona dei migranti. In effetti, di migranti in quest’area ce ne sono davvero tanti: dal 1991 al 2006 gli stranieri residenti sono cresciuti complessivamente di oltre il 600% con processi d’integrazione problematici, specialmente sul versante abitativo. Gli immigrati che vivono nel quartiere non sono un gruppo omogeneo, formano piuttosto un arcipelago etnico dove raggiungere l’equilibrio non è certo facile.
In un’area tanto complessa ed eterogenea l’irregolarità e la marginalità raggiungono tassi elevati, favorendo forme di devianza e criminalità (spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, caporalato, riciclaggio) difficili da arginare senza interventi coordinati tra chi ha il compito di esercitare attività di controllo (sicurezza) e attività di sviluppo (integrazione). Nell’area compresa tra la via Sammartini a ovest, via Pontano a nord, via Leoncavallo, Costa, Abruzzi e Morgagni a est, e San Gregorio a sud, le situazioni di degrado convivono con situazioni di pregio sia sul versante abitativo che su quello imprenditoriale, con indicazioni di policy interessanti.
Anche in questa parte di città l’alternanza tra qualità e criticità (anche in tratti diversi della medesima via) non corrisponde alla consueta distinzione tra centro e periferia: luoghi più vicini al centro risultano meno accoglienti di altri più periferici, ma più “esclusivi”. Il degrado investe anche funzioni pubbliche con arredo urbano deteriorato e talora caotico, illuminazione carente, negozi poco attenti alla cura della loro immagine. Sul versante abitativo si riscontra talora un certo contrasto tra aspetto esterno e vivibilità interna delle abitazioni. Le interviste e le osservazioni sul campo raccontano infatti una realtà problematica soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo degli alloggi e la loro qualità: sovraffollamento, condizioni igieniche precarie, uso improprio di spazi comuni. Il forte numero di immigrati a basso reddito continua a premere sulla domanda abitativa, dando vita a forme di sfruttamento di tale bisogno e talora a occupazioni illegali.
A fronte di queste problematiche sta però il dato complessivo delle imprese commerciali, che denota voglia di intrapresa e capacità di rischio. Con un’autorizzazione commerciale ogni 38 abitanti, l’area Stazione Centrale-Loreto-Padova (escludendo il C.so Buones Aires che è via commerciale per eccellenza) rivela una vocazione all’attività economica decisamente significativa. Molti di questi esercizi commerciali sono etnicamente connotati e confermano come gli scambi economici siano un grande strumento di incontro, un’occasione di relazione e di conoscenza, un veicolo indispensabile per maturare la fiducia reciproca.
Anche in quest’area di Milano occorre dunque lavorare perché chi fa impresa si assuma una responsabilità sociale che coincide con l’originaria fiducia di chi si mette in affari con qualcun altro. Un effetto positivo della elevata concentrazione di imprenditorialità etnica è l’aumento delle iniziative economiche legate alla globalizzazione, risorse importanti per la vitalità della zona e, indirettamente dell’intera città. È da queste risorse che occorre partire per migliorare un’area della città che non può fare notizia solo per l’assenza di regole. Anche, in questo caso, come al Corvetto, la prevenzione passa attraverso la valorizzazione e la responsabilizzazione degli attori positivi che vivono sul territorio – famiglie, imprese, istituzioni, terzo e quarto settore – che in molti modi segnalano di saper fornire efficaci risposte al bisogno di convivenza civile.