Quando si parla di Expo 2015 ci si concentra molto spesso sullo stato dei lavori, sulle infrastrutture da costruire, si fanno previsioni e confronti, vengono sottolineati ritardi e criticità. Alla base dell’evento c’è però un tema di cui non si discute ancora abbastanza: “Nutrire il Pianeta, energia per la vita”. Milano ha davvero la possibilità di diventare  la capitale mondiale del dibattito sull’alimentazione? IlSussidiario.net ne ha discusso con il Professor Alessandro Sartorio, Responsabile del Centro per i disordini della crescita presso l’Istituto Auxologico Italiano e Direttore del Laboratorio Sperimentale di Ricerche Auxo-endocrinologiche. «Il mondo purtroppo ci offre due facce drammatiche dello stesso problema: ci sono bambini che patiscono la fame e bambini che soffrono di obesità. Tutti possono intuire quanto sia decisiva un’alimentazione corretta sullo sviluppo e la crescita di una persona, soprattutto nei primi anni di vita».



Ci può dare qualche dato per capire la dimensione del problema?

Se ci riferiamo al caso italiano, il 22% dei ragazzi e delle ragazze tra i 9 e i 10 anni sono in eccesso di peso, circa il 12% soffrono invece di obesità. C’è poi da sottolineare un gradiente di prevalenza nelle regioni del Sud, dove permane un fattore alimentare condizionante negativo, una sedentarietà maggiore e probabilmente anche un fattore genetico. Teniamo conto del fatto che la probabilità che un bambino obeso diventi un adulto obeso è del 50%, il che incide pesantemente sull’aspettativa di vita.



Quali sono le principali cause?

Sono diverse: dall’eccesso di peso di una madre in gravidanza, alla mancanza di allattamento al seno fino al troppo rapido recupero di peso nei bambini piccoli alla nascita. Quando i bambini iniziano a crescere diventa chiaramente decisiva una corretta educazione alimentare. Occorre dire che su questo tema le cose stanno peggiorando. Troppo spesso i genitori non hanno il tempo sufficiente per prestare la dovuta attenzione. E così, nel braccio di ferro quotidiano, finiscono col cedere. Altre volte, invece, c’è un’ignoranza completa delle regole minime ed essenziali. A risentirne, ovviamente, è la corretta crescita dei ragazzi. In questo quadro, i media molto spesso non sono di grande aiuto.



A cosa si riferisce?

A un certo tipo di terrorismo psicologico che ogni tanto imperversa sui giornali: dalla “mucca pazza” al “pesce al mercurio”, dalle “carni all’estrogeno” fino all’aviaria. Questo tipo di informazione il più delle volte disorienta e scoraggia. Rimane ad ogni modo necessario che le famiglie si documentino. Quando nasce un bambino nasce anche un genitore.

E in che modo l’Expo che si terrà a Milano potrà favorire l’approfondimento e la diffusione di questi contenuti?

Non bisogna limitarsi ad attendere l’evento, occorre lavorare per tempo. Da due anni ho costituito un team di medici con lo scopo di realizzare uno strumento gratuito per le famiglie. E così è nato il sito cresceresani.it.
Non solo, facendo rete con i pediatri che hanno voluto collaborare, abbiamo partecipato a un bando della Provincia per realizzare un progetto ambizioso: l’Osservatorio metropolitano per l’obesità e le malattie associate nell’infanzia e nell’adolescenza. Per questo lavoro erano state coinvolte le più importanti istituzioni sanitarie e universitarie, realtà interessantissime come il Banco Alimentare, che ci avrebbe permesso di studiare le problematiche delle famiglie più in difficoltà. Era prevista formazione nelle scuole, monitoraggio e tutta una serie di attività per incidere sulle abitudini alimentari…

Perché parla al passato?

Per il semplice motivo che il bando è stato vinto, ma i fondi non sono mai arrivati. Questo certamente complica le cose, anche se stiamo cercando di andare avanti comunque. Resto infatti convinto dell’idea che serva innanzitutto una rete di osservazione. Dietro all’obesità di un bambino obeso ci sono infatti una serie di complicanze metaboliche incredibili o magari un’“obesità famigliare”. Contrariamente a ciò che spesso si pensa, non sono problemi che si risolvono automaticamente con la crescita.

Qual è la dimensione globale di queste problematiche?

L’obesità colpisce purtroppo anche i paesi poveri. Se da noi sono più coinvolte le classi sociali più basse nei Paesi in via di sviluppo lo sono le più alte. I pediatri che lavorano a Milano, città ormai multietnica, visitano ogni giorno bambini provenienti dalle più diverse nazioni, immigrati o adottati. È ormai necessario un approccio globale e non è un caso che proprio a Milano sia nato un progetto unico al mondo.

Di che si tratta?

Negli ultimi dieci anni abbiamo raccolto tutte le “carte di crescita” delle diverse popolazioni del mondo. Si tratta in pratica di strumenti che servono a capire se la crescita in statura e peso di un bambino procede in maniera equilibrata. Senza queste carte si possono commettere gravi errori di valutazione sul corretto rapporto peso/altezza nelle diverse fasi della crescita. Un passo avanti riconosciuto anche dal Comitato Expo 2015. Il frutto di questo lavoro (420 carte di crescita che coprono 80 nazioni) verrà distribuito gratuitamente a tutti i pediatri che si occupano di crescita. In futuro, forse, riusciremo a distribuirlo agli oltre 7.000 pediatri d’Italia.
Insomma, se Expo riuscirà a valorizzare i migliori progetti si potranno raggiungere grandi risultati, i nostri ricercatori sono eccellenti e abbiamo grandi idee. Bisogna soltanto aiutarle a crescere.

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