“C’è voluta tanta passione e soprattutto ricucire la fiducia tra tutti gli attori cittadini in gioco, pubblici e privati – ha detto Boris Johnson, sindaco londinese, al quotidiano Times che gli chiedeva come aveva saputo superare tutti gli ostacoli per costruire le Olimpiadi del 2012 – perché se continuavo a razionalizzare i problemi, terreni da espropriare di qua, soldi da trovare di là, non andavamo da nessuna parte, e così abbiamo dovuto fare un giro più largo rispetto a quello dei manuali di diritto amministrativo, rimettendo insieme rapporti fiduciari tra i vari pezzi di Londra, facendoli uscire dal loro particolare”.



L’esempio di Londra, forse può essere utile al capoluogo lombardo, più che guardare alle difficoltà dell’attualità nello sviluppo di grandi progetti come l’Expo, per andare avanti, come ha fatto la città di Londra che sta per varare le Olimpiadi del 2012 (cominceranno il  27 luglio e finiranno il 12 agosto 2012) dopo innumerevoli difficoltà organizzative e finanziarie.



Gente di Rio De Janeiro che sta mettendo in piedi le Olimpiadi del 2016; gente del Qatar e della Russia che farà i campionati mondiali di calcio nel 2018 e nel 2022. È passata anche una delegazione del Coni che sta preparando la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020. In tanti arrivano a Londra in questi giornate di primavera, apparentemente per imparare come si fanno i grandi eventi, “in realtà per capire come non ci si lascia intrappolare dalle difficoltà urbanistiche di percorso”, ha raccontato un funzionario  del New London Architecture Office.

Le delegazioni straniere, si affollano così all’ingresso del grattacielo londinese di Canari Wharf, one Churchill place, dove c’è la sede della Olympic Delivery Authority, l’agenzia autonoma del Comune di Londra che prepara le infrastrutture delle Olimpiadi dell’anno prossimo. Poi attraversano il Tamigi e vanno a trovare il sindaco Johnson nel nuovo palazzo del Comune un “fungo” in vetro-cemento disegnato da Norman Foster che si specchia nel fiume, ed anche lì chiedono consigli e suggerimenti.



Ci sono momenti particolari nella storia dello sviluppo di grandi città, Milano sta vivendo probabilmente uno di questi, in cui è forte il timore che le grandi visioni siano messe in discussione da eventi più o meno incontrollabili. Ebbene basta entrare negli uffici di Olympic Delivery Autority e farsi raccontare gli alti e bassi delll’impresa olimpica inglese per capire che anche nel cuore della Lombardia probabilmente l’unica paura è avere paura di portare fino in fondo la sfida di Milano nodo della rete globale fatta di Expo 2015, ma anche di  tanti altri elementi vincenti nella globalizzazione.

Londra Olimpica, infatti, ha vissuto momenti drammatici, per ricambio traumatico nel management, mancanza di finanziamenti, stop burocratici di ogni genere, conflitti con il Governo passato in dieci anni dal Labour ai Tory, ma ora è un cantiere olimpico a cielo aperto che già mette in vendita on line i biglietti per assistere alle sfide olimpiche: otto milioni di biglietti disponibili per i giochi olimpici e 1,6 milioni per i giochi paralympici, e almeno il 50% di questi sono venduti a meno di 20 sterline.

Se proviamo a osservare con calma le disposizioni di chi è già quasi arrivato alla meta, i cantieri inglesi delle Olimpiadi sono nella fase finale, e cerchiamo di capire come hanno fatto i londinesi a superare  ostacoli di ogni genere ci accorgiamo di un elemento fondamentale: la città e la Regione di Londra non si sono fatti piegare da eccessi, fantasie, conflitti di potere perché ha prevalso la voglia di preservare la dote comune di attrattività mondiale della città, costruita in secoli di esperienze e lavoro, tra cui altre due edizioni delle Olimpiadi e recentemente il risanamento e il rilancio in chiave turistica e residenziale dei quartieri a Sud del Tamigi, tradizionalmente poveri ed emarginati, in particolare l’area di Southwark, oggi fra i più vitali, quello dove il Comune ha trasferito al sua sede.

Certo per Londra, come per Milano, ci sono decisioni tecniche da prendere per assicurare il successo dei grandi eventi che segnano per secoli la storia cittadina: la scelta di una Società per azioni al posto di un’Agenzia, per la realizzazione dei lavori, e poi ancora la dotazione di risorse finanziarie, le strutture organizzative. Tuttavia l’ottica dello specialismo, tutto logica amministrativa e di business, non è bastata a Londra per imboccare la strada giusta fino a quando, davanti al baratro dell’insuccesso, è scattata l’operazione –  fiducia di ricucitura.

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