«Siamo quasi al tetto» aveva commentato mercoledì Umberto Bossi, mentre i leghisti festeggiavano la fiducia al federalismo fiscale sventolando alla Camera le bandiere dei popoli del Nord e il premier mostrava nel taschino il foulard della Padania. «Per noi l’accordo di dicembre non c’è», ha dichiarato però ieri sera il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Vasco Errani. «Il governo deve rapidissimamente far fronte agli impegni che abbiamo condiviso. Visto che per ora non è così – ha aggiunto Errani -, quell’accordo non è valido».



«Il governo – spiega a IlSussidiario.net Romano Colozzi, assessore al Bilancio della Regione Lombardia – aveva preso sostanzialmente due impegni: garantire le risorse per il trasporto pubblico locale e recuperare quelle che avevano subito il taglio della finanziaria. Il trasporto pubblico è certamente la priorità da risolvere in tempi brevissimi. Ad oggi mancano all’appello 400 milioni di euro e il governo non ha ancora indicato come intende trovarli, tenendo conto tra l’altro che devono essere spendibili e non rilevabili ai fini del patto di stabilità. Per quanto riguarda l’annullamento degli effetti del taglio dei trasferimenti la scadenza è invece il 2012. Credo perciò che Errani abbia fatto bene a ricordare i contenuti di un accordo riconosciuto dal governo stesso. Il fatto che il ministro Calderoli non ne abbia contestato l’esistenza, ma che abbia invece dato ampie garanzie è un fatto molto positivo che fa ben sperare».



L’opposizione però insiste: questo federalismo porterà soltanto nuove tasse…

Il federalismo responsabilizza gli amministratori di fronte ai propri cittadini ed elettori, dando compimento a una democrazia più matura e mettendo fine al meccanismo della spesa storica al di fuori di ogni controllo. Sono perciò convinto che applicato da amministratori capaci questo federalismo potrà portare a un alleggerimento della pressione fiscale per i cittadini oppure, a parità di pressione fiscale, a un miglioramento della qualità dei servizi e delle prestazioni.

Qual è il suo giudizio sulla proroga di quattro mesi del termine di scadenza della delega prevista dalla Legge 42 sul federalismo fiscale?



Davo per scontato che prima o poi il governo avrebbe ipotizzato una proroga e penso che tutto ciò sia assolutamente positivo. Questo tempo non andrà però sprecato e sarà utile solo se sfruttato per discutere e risolvere tutti i problemi che emergeranno. I detrattori della riforma puntavano a rimandarla sine die, penso però che quattro mesi rappresentino un tempo congruo.

Su questo tema è ancora possibile secondo lei una discussione tra le forze politiche nel merito dei problemi o la polemica di partito ha ormai preso il sopravvento?

Purtroppo in Parlamento, per motivi estranei al federalismo, non si è potuto conseguire un’ampia condivisione della riforma. Penso però che questo sarà possibile tra i diversi livelli istituzionali. Se fossi al governo farei tutto il possibile per non compromettere la possibilità di un’intesa. Una riforma così complessa e innovativa infatti o è basata sul principio di una leale collaborazione realmente praticata o rischia di diventare un boomerang per tutti. Atteggiamenti punitivi o di “scaricabarile” vanno perciò assolutamente evitati.

La Regione Lombardia ha posto nel passato due nodi importanti: una maggiore premialità per gli enti virtuosi e la possibilità anticipare i tempi dando luogo al cosiddetto “federalismo a due velocità”. Su questi due fronti si sono potuti registrare dei passi in avanti?

Purtroppo no, sono questioni attualissime e mai risolte. La premialità per i virtuosi non ha trovato alcuna codificazione che possa sortire effetti concreti. La richiesta di una maggiore autonomia fatta da Regione Lombardia, la prima che ha chiesto di utilizzare quell’articolo della Costituzione che consente un federalismo differenziato, non ha ancora avuto risposte serie. Su questi due temi il governo dovrebbe avere il coraggio di innovare. Valorizzare le diversità e specificità dei territori non va infatti contro quell’Unità del Paese che ci apprestiamo a festeggiare, ma rappresenta un di più per il bene di tutti.

Il percorso sembra ancora lungo e complicato. Quando secondo lei i cittadini potranno iniziare a percepire un reale cambiamento?

I decreti hanno scadenze lunghe, si parla addirittura del 2019. Noi faremo il possibile per accelerare i tempi perché una riforma di carta non serve a nessuno. Vogliamo per tutti e al più presto una riforma federalista nel segno della responsabilità e della sussidiarietà.

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