Milano è la sesta città italiana, la prima nel nord Italia, per beni immobili confiscati alle associazioni criminali di stampo mafioso. I settore più esposto è quello alberghiero. .

La mafia, l’ndrangheta, in particolare, sono ramificate a Milano e in Lombardia in misura ben superiore al visibile e all’immaginario collettivo, Secondo una ricerca Trascrime, centro di ricerca della Cattolica, di cui Il Corriere della Sera ha pubblicato alcuni stralci, a Milano i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata sono 186, più una quantità incredibili di azioni, titoli di stato e gioielli, che ne fanno la prima città del nord per sequestri, la sesta in Italia. I settori che maggiormente interessano le cosche sono le ditte delle costruzioni (28%), il commercio (26%), hotel e ristoranti (10%), infine le immobiliari (9%).



Il potere mafioso, inoltre, secondo la ricerca, nei 27 anni di presenza a Milano si è profondamente modificato e raffinato, nell’intento di rendersi sempre più occulto e ramificato. I boss investono in società di comunicazione e pubbliche relazioni, cooperative di pulizia o nei «settori che ricevono molti sussidi pubblici. Ad esempio le energie rinnovabili». 



Allo scopo di «massimizzare il consenso sociale», poi, l’ndrangheta è attiva «in settori che forniscono posti di lavoro. Commercio al dettaglio, costruzioni, amministrazione pubblica».In ogni caso, il settore in cui la presenza mafiosa è più alta è quello alberghiero, di cui fa parte il 25,8% delle aziende confiscate alla mafia in Lombardia, quando la media italiana è del 9,9%. 

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