I radicali attaccano il sistema lombardo accusando Comunione e liberazione di rappresentare un «blocco di potere politico, clericale, economico e finanziario», la società civile replica alle accuse. Alla polemica dei seguaci di Pannella, come sempre accesa nei toni, la risposta non poteva che essere pacata e basata sui fatti. La vicepresidente del Senato, Emma Bonino, ha presentato un dossier dal titolo «La rete di potere Formigoni-Moratti-Comunione e Liberazione-Compagnia delle Opere». In sostanza, l’accusa è quella di avere costituito una «sussidiarietà dei favori o una parastatalizzazione del privato». Come osserva Luca Bernareggi, presidente di Legacoop Lombardia, «noi siamo fautori del modello che, attraverso il principio della sussidiarietà, esalta il protagonismo degli attori sociali, siano esse imprese o cooperative. E in questi anni Formigoni ha interpretato bene questo modello. Il principio di sussidiarietà costringe infatti Stato e attori sociali a impiegare al meglio le risorse di tutti, siano esse pubbliche o private. Spesso, come è accaduto in Lombardia in questi anni, consentendo di mantenere in svariati settori degli standard prestazionali all’altezza delle migliori tradizioni lombarde e in linea con quanto offre il resto dell’Europa occidentale».



E se i radicali puntano il dito contro il presunto intreccio tra politica ed economia, Bernareggi osserva: «Secondo un vecchio schema, il mondo delle imprese si serviva dello Stato in tutte le sue articolazioni. Al contrario, la sussidiarietà è un modello che costringe tutti a fare i conti con un uso intelligente delle risorse, per permettere a ciascuno di fare il suo mestiere. Questo non significa che lo Stato si deve ritirare dalle sue funzioni, ma che deve esercitarle secondo una logica diversa e più finalizzata alla verifica e al controllo di qualità dei servizi erogati». Per Bernareggi lo dimostra quanto sta avvenendo in Gran Bretagna, dove «un conservatore come David Cameron si pone il problema di gestire alcuni beni comuni attraverso il protagonismo delle comunità, delle imprese e delle associazioni di un determinato territorio, facendo riferimento esplicito al mondo delle cooperative, come elemento che arricchisce l’offerta sociale di un territorio per la gestione di questi beni».



E rivela il presidente di Legacoop Lombardia: «Io mi ritrovo perfettamente in questa visione del ruolo dello Stato, pur provenendo da una storia che la Lega delle cooperative non rinuncia a leggere come propria ragione sociale, e che fa riferimento ai valori della solidarietà, del mutualismo e dell’inclusione sociale, che sono tradizionalmente valori riconducibili alle forze progressiste e di sinistra». Come conclude quindi Bernareggi, «il mio ruolo non è quello di difendere a priori una parte politica o un’altra, ma di giudicare sulla base dei fatti i risultati di un’azione di governo. In questo senso Regione Lombardia su svariati interventi ha cercato e trovato un’interlocuzione nel nostro mondo, perché la nostra filosofia non è quella di essere assistiti dallo Stato, ma di conciliare la nostra missione con gli interessi di carattere generale».



Mentre per il presidente dell’Unione artigiani delle province di Milano e di Monza e Brianza, Marco Accornero, «il sistema lombardo, al di là di tante polemiche spesso strumentali, è sotto gli occhi di tutti. Infatti la sanità è un’eccellenza, non solo italiana ma addirittura europea, il sistema delle università è il migliore che abbiamo in Italia ed è uno dei pochi che può competere all’estero, il livello di efficienza e di qualità delle imprese aperte verso l’export è la locomotiva d’Italia. Abbiamo un problema di infrastrutture, ma questo dipende dalla pesantezza delle norme statali, e spesso anche alla ristrettezza dei fondi pubblici. Criticare quindi un sistema che in quasi ogni comparto è il migliore d’Italia e tra i migliori d’Europa, è paradossale. I risultati raggiunti sono la dimostrazione evidente del fatto che il sistema in realtà funziona e che non è malato alla base». E aggiunge Accornero, riferendosi alla Lombardia: «In molti settori abbiamo visto l’apertura ai privati e siccome crediamo che il mercato sia il miglior giudice e consenta la più efficiente collocazione delle risorse, in questo senso noi riteniamo giusto che si vada in questa direzione nel campo della scuola, della sanità e dei trasporti. La Lombardia infatti è all’avanguardia perché è un sistema molto interconnesso, per esempio tra università e imprese, e perché è stato favorito lo sviluppo di un sano settore privato, mettendo per esempio in concorrenza tra loro le strutture sanitarie. E la conseguenza è che da tutte le regioni d’Italia e spesso anche dall’estero vengono in Lombardia per farsi curare».

Per Giulio Sapelli, professore di Storia economica alla Statale di Milano e ricercatore della Fondazione Enrico Mattei, «quello lombardo è uno dei sistemi a livello mondiale che funziona meglio e rappresenta un modello di buona amministrazione. Quando ci sono stati episodi poco chiari sono stati perseguiti e il presidente Formigoni è stato il primo a chiedere che ciò avvenisse. E la sussidiarietà lombarda è un modello di quella nuova welfare society che noi vorremmo costruire in tutto il mondo. Il settore pubblico gioca ancora un ruolo determinante, ma il modello lombardo dimostra che la cooperazione tra pubblico e privato, unita al grande sviluppo del volontariato, funziona molto bene. E’ un sistema che è congegnato in modo corretto, con una classe dirigente che ha funzionato e un’eccellenza meritocratica e tecnica. Inviterei quindi gli autori del dossier pubblicato dai radicali a documentarsi meglio e soprattutto a frequentare la sanità lombarda. Se il sistema fosse corrotto, non avremmo delle prestazioni di eccellenza come queste».

Inoltre per Sapelli in Lombardia «si fa tantissimo per sostenere la cooperazione, come clima culturale, non solo come erogazione di fondi, e anche i bilanci sono in ordine. L’attacco della lista Bonino Pannella nasce da una polemica politica e dall’ideologia laicista, che è un po’ radical chic e abbastanza lontana dalla realtà». Unica critica di Sapelli, la questione delle «fondazioni bancarie, che penso siano state un vulnus al principio della sussidiarietà e della filantropia, oltre che un ritorno al passato. Ciononostante, la Regione Lombardia ha una sua distinta politica culturale ed eccelle anche nel volontariato, non solo cattolico, ma anche laico ed ebraico».

 

(Pietro Vernizzi)