Il 4 maggio prossimo sarà inaugurato il progetto di social housing “Pompeo Leoni”, realizzato in zona Ripamonti. Abitazioni per studenti, famiglie e giovani coppie, che non rientrano nelle categorie beneficiarie dell’edilizia residenziale pubblica, ma hanno comunque difficoltà legate al reddito nel trovare casa a Milano. A lanciare l’iniziativa è stata per prima la Compagnia delle Opere, che ha quindi generato due soggetti firmatari del progetto: l’Officina e la Compagnia dell’Abitare Pompeo Leoni. IlSussidiario.net ha intervistato Antonio Intiglietta per farsi raccontare il nuovo insediamento di via Pompeo Leoni.
Da dove è nato il progetto che sarà presentato il 4 maggio?
Il caso di via Pompeo Leoni viene da una pianificazione urbanistica che voleva riqualificare un’area industriale dismessa, trasformandola nel piano di recupero urbano dove ci sono degli appartamenti di edilizia di qualità e di edilizia convenzionata, con palazzi dove si svolge un’attività di terziario. Qui è stato realizzato un grande supermercato, ed è stato costruito un importante parco urbano che si affaccia poi in un’altra area adiacente, il Parco Ravizza, connessa a sua volta all’Università Bocconi. Una zona quindi importante di Milano, proprio a ridosso del centro storico. Dentro questo piano era previsto che un soggetto non profit avesse come compito di trasformare le vecchie officine dell’autoparco del Comune di Milano in un centro, con lo scopo della promozione sociale della vita dei giovani.
Perché l’associazione è stata chiamata l’Officina?
Perché in via Pompeo Leoni c’era l’officina dell’autoparco del Comune. Ed è proprio da qui che è venuta l’idea di costruire un centro di formazione all’arte e ai mestieri che avesse come scopo quello di aiutare i giovani che si trovano in una condizione di difficoltà sociale. Fornendo loro una possibilità di formazione e di educazione con l’introduzione al mondo del lavoro. D’altra parte in questi anni è emersa l’urgenza di una risposta più organica da parte della cooperativa La Ringhiera, leader a livello nazionale della capacità di individuare una risposta concreta da più di 20 anni al bisogno abitativo dei giovani universitari.
Come è stato concepito il progetto da un punto di vista architettonico?
Da un lato ristrutturando quello che c’era storicamente e riprendendo l’architettura dei primi del ‘900 a Milano, con la sua bellezza e il suo fascino. Dall’altro costruendo una sorta di nuova casa a ringhiera, che con queste grandi balconate si affaccia sul parco e sulla vita sociale della città. E’ quindi una concezione della progettazione architettonica che non pensa la casa come luogo dove ci si rintana isolandosi, ma come luogo di dimora dove è possibile vivere delle relazioni sociali. L’appartamento inteso quindi non come parentesi individualistica, ma come un luogo di comunità.
Di quanto è stato l’ammontare dell’investimento complessivo?
È stato di circa 24 milioni di euro, e nel dettaglio lo specifico del social housing prevede un investimento intorno ai 12 milioni di euro.
Il progetto Pompei Leoni è anche un esempio di sussidiarietà?
Certo, infatti è stato possibile grazie a un rapporto virtuoso con l’amministrazione pubblica. Il Comune si è dimostrato lungimirante, a partire dall’assessore Maurizio Lupi, poi con Gianni Verga e infine con Carlo Masseroli, ha sempre stimolato l’operatore privato a trovare un partner non profit che si assumesse la responsabilità di realizzare un progetto sociale. Laddove si sviluppa un soggetto urbano, c’è bisogno di trovare dei protagonisti che nascono dalla vita della comunità e che sono in grado di inserire nei nuovi tessuti urbani dei progetti sociali capaci di essere un motore di aggregazione dei soggetti. Pompeo Leoni non sarà solo il luogo dove vivono studenti universitari, giovani coppie o giovani lavoratori, ma anche un luogo dove sarà possibile avere una aggregazione molto più estesa.
Qual è stato invece il ruolo giocato da Regione Lombardia?
La Regione è intervenuta con una legge che promuove e sostiene il social housing e che ha permesso di riconoscere questa funzione. Abbattendo così i costi del denaro necessari per realizzare questo investimento e permettendo alla Ringhiera di offrire un affitto agli studenti a una condizione assolutamente competitiva con qualsiasi operatore, pubblico e privato. Consentendo inoltre alle giovani coppie di avere un monolocale o un bilocale a meno della metà degli altri operatori.
In che direzione sono andate le politiche di Comune e Regione?
La partecipazione del Comune e della Regione è stata un effettivo incentivo a fare una politica di social housing a Milano. Tra chi è intervenuto, c’è anche la Banca Popolare di Cremona che ha investito sull’iniziativa, mentre la collaborazione con i fondi di Beni stabili permetterà di acquisire il patrimonio a 20 anni e avere come gestore la cooperativa la Ringhiera a condizioni di affitto sociale.
Che cosa avverrà nel corso dell’incontro del 4 maggio prossimo?
Intanto, si inaugurano due terzi del social housing che è stato realizzato, che già vive, per cui non stiamo inaugurando qualcosa che accadrà, ma che già c’è. Il resto è già in cantiere, c’è un ultimo lotto che sta per essere realizzato e che sarà finito entro l’anno prossimo. Ma l’inaugurazione permette di comunicare a tutti gli operatori del settore e all’opinione pubblica che finalmente qualcosa si muove e ha una caratteristica emblematica.
Che cosa mi dice infine della Social Housing Exhibition?
Il panorama sarà molto interessante: avremo modo di toccare con mano tutto quello che sta accadendo, con fatica e con una certa difficoltà di procedura. Ci sono già tentativi ed esperienze che stanno nascendo dal basso e che trovano coinvolti soggetti sociali, fondazioni bancarie, enti locali, imprese private, che stanno cercando di dare una risposta. Come si situa il progetto Pompeo Leoni in questa realtà? Ècome una vetta che emerge, e che pone una testimonianza nel modo di vivere la città e di concepirla. Non è un semplice tentativo di una risposta organizzativa al bisogno abitativo: è una testimonianza di questa tensione. Quindi sarà molto interessante comunicarlo il 4 maggio prossimo. È lì a dimostrare che si può fare, che si può dare una risposta
(Pietro Vernizzi)