Chi percorre dal centro corso Garibaldi può ammirare sulla sua destra la chiesa di Santa Maria Incoronata, a pianta quadrata, uno dei più notevoli monumenti della Milano quattrocentesca. La facciata dell’edificio rivela la singolare storia dell’accorpamento dell’antica chiesetta intitolata a S. Maria in Garegnano con quella fatta costruire nel 1450 da Bianca Maria Visconti, moglie di Francesco Sforza in onore di san Nicola da Tolentino. Più cospicue ancora le donazioni di Francesco e di Galeazzo Sforza, che permettono di costruire altri edifici in parte conservati, come il grande chiostro, in cui è visibile l’impronta della scuola di Filarete.



Il complesso architettonico dell’Incoronata è il risultato non solo della munificenza dei Visconti e degli Sforza, ma di altri due elementi che hanno caratterizzato a Milano la seconda metà del Quattrocento: la religiosità agostiniana e la cultura umanistica, come mostra il volume pubblicato nel 2010, Claustrum et armarium. Studi su alcune biblioteche ecclesiastiche italiane tra Medioevo ed Età moderna, a cura di Edoardo Barbieri e Federico Gallo.



Il contributo di don Federico Gallo, Dottore dell’Ambrosiana, prende in esame la Biblioteca dell’Incoronata, riportata alla luce solo nel 1994 nella sua luminosa e sobria eleganza e ripercorre  la storia della presenza agostiniana a Milano.  Essa inizia attorno alla metà del XIII secolo con il convento di San Marco, fulcro della vita teologica e culturale della città.

Il desiderio di rinnovamento della vita cristiana che attraversa la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento investe soprattutto gli ordini monastici e mendicanti. Nasce così un movimento di ‘osservanza regolare’, volto a una maggiore fedeltà alle origini di ciascun ordine e a una più consapevole radicalità nella vita personale e comunitaria.  Ne è pervaso anche l’ordine mendicante degli Eremitani di S.Agostino, prediletti per il loro amore allo studio da Petrarca, Boccaccio, Salutati e altri umanisti.



A Milano dal convento di San Marco alcuni osservanti danno vita a quello dell’Incoronata e, grazie al fervore ritrovato della vita religiosa, godono della simpatia e della generosità dei duchi e di altri milanesi, testimoniata dai numerosi lasciti in loro favore e dai molti personaggi sepolti nella chiesa del convento.

Gabriele Sforza, arcivescovo di Milano dal 1454 al 1457, è il simbolo dell’inizio fecondo dell’Osservanza agostiniana all’Incoronata: frate esemplare, efficace sia nella predicazione sia nell’insegnamento, umile, mantiene la vita comune con i confratelli anche durante il breve ministero episcopale. Al suo vicario  Paolo da S.Genesio, si  deve la costruzione della grande biblioteca  umanistica dell’Incoronata. Terminata nel 1487, è un’aula rettangolare a tre navate, delle quali quella centrale si eleva su una doppia serie di colonnine che sostengono archi a tutto sesto; è illuminata da grandi finestre lungo i lati maggiori; le pareti sono affrescate con testi scritti e con ritratti di 18 maestri agostiniani. La luce del sole che riempie il luogo rimanda alla luce intellettuale che proviene dallo studio assiduo, sotto lo sguardo dei maestri dell’ordine. Interessante è il dettaglio dei codici legati con una catena, per impedire l’asportazione di un bene caro e  per favorire l’ordine della biblioteca.

L’incremento del suo patrimonio  permette di conoscere le letture dei frati, compiute per poter svolgere in modo efficace la loro missione di predicatori: i testi biblici e i loro strumenti di accompagnamento, scritti dei Padri della Chiesa (Agostino, Ambrogio, Gregorio, Girolamo), la teologia scolastica, alcuni trattati filosofici di Aristotele, poi di Platone e dei neoplatonici, parecchie opere di classici greci e latini, a testimonianza dell’interesse alla cultura umanistica del tempo.

Oggi quell’aula così piena di vita è spoglia. Negli anni precedenti all’inaugurazione della Biblioteca Ambrosiana, avvenuta nel 1609, Federico Borromeo raccoglie codici da monasteri, conventi e collezioni private allo scopo di promuovere un centro di studi articolato, non ancora presente a Milano. Lì viene trasferito il consistente gruppo di manoscritti provenienti dall’Incoronata. Gli altri libri vanno dispersi con la soppressione del convento e la confisca dei libri tra maggio e giugno 1797 ad opera di Napoleone.

Leggi anche

SAN GIOVANNI IN CONCA/ Quella luce che fa storia nel sottosuolo di MilanoS. MARIA INCORONATA/ La Milano del '400 tra Agostino e la cultura umanisticaLA STORIA/ La Senavra, quella casa dei derelitti "nascosta" nel traffico tra il centro e Linate