Sono quasi 250mila con una varietà di provenienze che riproducono la geografia dell’intero pianeta. Sono gli immigrati presenti a Milano, ossia quel 19% della popolazione del capoluogo lombardo la cui rapida crescita e la persistente presenza di una componente irregolare – per altro ultimamente scesa a livelli relativamente contenuti – non hanno mancato di alimentare, spesso per effetto di arbitrarie e semplicistiche generalizzazioni, l’immagine distorta dell’immigrato per lo più fonte di problematiche e di pericolo.



Ciò che invece andrebbe doverosamente riconosciuto, e recuperato sul piano della comunicazione, è che l’immigrazione straniera a Milano è cosa ben diversa da ciò che affiora, generalmente con connotazione negativa, dal resoconto dei media. L’universo degli stranieri è infatti popolato da migliaia di “persone” che inseguono faticosamente il progetto di una vita migliore, e che per questo spesso rilanciano entro la società che le ospita quegli esempi di “senso di responsabilità” e “disponibilità al sacrificio” che il nostro diffuso benessere ha progressivamente ridimensionato.



Gli immigrati stranieri nella realtà milanese rappresentano ormai a pieno titolo una risorsa. Sono una popolazione che passo dopo passo si integra nel tessuto cittadino, sviluppando una vita di relazione, avviando nuove iniziative e, in un numero crescente di casi, dimostrando anche la capacità di saper emergere. Con l’obiettivo di recuperare una visione realistica dell’immigrazione nella realtà milanese, la ricerca che si avrà occasione di presentare sabato prossimo, nel corso della Giornata della Sussidiarietà a Milano, si articola in tre parti.

La prima è dedicata alla ricostruzione del quadro di riferimento. In essa si documentano gli aspetti quantitativi del fenomeno – dalle 100 mila presenze del 1998 alle 244 mila del 2010-  e la sua progressiva maturazione. Viene sottolineato il progressivo passaggio da “lavoratori a famiglie” e si evidenziano le conquiste via via raggiunte sul fronte della mobilità sociale: oggigiorno ben 2/3 degli immigrati stranieri ultra14enni hanno una situazione abitativa autonoma e, tra di essi, circa il 20% vive in una casa di proprietà (sua o di un familiare).



I dati evidenziano come col crescere dell’anzianità migratoria vada consolidandosi la stabilità sul piano del lavoro e si abbia modo di riscontrare un accesso a professioni più consone a livelli di formazione scolastica che sono generalmente elevati (oltre 2/3 degli ultra 14enni hanno almeno un diploma). Risulta altresì evidente un miglioramento sul piano dei redditi da lavoro, così come un accrescimento del livello medio di integrazione.

La seconda parte del Rapporto affronta l’analisi del mondo dell’associazionismo, una realtà che è andata consolidandosi nella società milanese tanto che, secondo recenti stime, la città conterebbe oggi oltre un terzo di tutte le associazioni presenti in Lombardia. Si osserva come le associazioni di immigrati abbiano nel complesso una forte impronta etnico-nazionale e come nella grande maggioranza dei casi (84%) facciano parte delle associazioni anche cittadini italiani.

Viene infine rilevato che, poiché è auspicabile – in sintonia con il principio di sussidiarietà – che alcuni servizi vengano erogati da soggetti più vicini ai destinatari, sarebbe quanto mai opportuno fare in modo che alcune delle prestazioni rivolte ai cittadini immigrati fossero, per l’appunto, fornite dalle associazioni che gli stessi immigrati hanno posto in essere.

La terza parte del Rapporto è infine dedicata al resoconto di alcune esperienze di migrazione di successo. Attraverso interviste semi-strutturate, realizzate tra febbraio e marzo 2011, viene data testimonianza di percorsi di integrazione realizzatisi nel corso degli ultimi 15 anni nella città di Milano. In proposito sono state complessivamente intervistate 5 persone: 3 uomini, provenienti da Albania, Tunisia e Senegal, e due donne, provenienti da Perù e India. Ognuno di loro ha raccontato il proprio percorso migratorio verso l’Italia, approfondendo specificatamente il periodo trascorso a Milano. In tal modo è stato possibile evidenziare alcune esperienze di vita, che per la qualità dei soggetti scelti, risultano essere percorsi di eccellenza, realizzatisi in forme, tempi, modalità e ambiti differenti.