Macchè “Zingaropoli”, la moschea di fronte al Duomo è solo uno spauracchio propagandistico che lascia il tempo che trova. La vera condotta di Giuliano Pisapia, una volta vinto il ballottaggio contro Letizia Moratti per la poltrona di Palazzo Marino – ammesso che ce la faccia, come però i sondaggisti prevedono – sarà tutta da misurare sul campo dei provvedimenti amministrativi concreti, quotidiani, quelli che non sono né di destra, né di sinistra, ma più che altro giusti o sbagliati.
Se però è vero – e lo è, come ha inopportunamente gridato al mondo il premier prima del voto – che Milano rappresenta un test politico importante per il Paese, c’è un territorio sul quale tutto ciò che Pisapia sindaco dovesse dire o fare avrebbe una forte ricaduta politica oltre che emotiva: è il territorio della giustizia, anzi del convulso scontro in atto tra giustizialisti e garantisti.
Ebbene, che Pisapia – figlio di un principe del Foro e stimato penalista egli stesso – sia un garantista, lo dichiara il curriculum. Come potrà coesistere con gli eletti (e dietro di loro gli elettori) dell’Italia dei Valori, che del giustizialismo forcaiolo fanno invece un punto qualificante del loro programma e prima ancora della loro ideologia? Bella domanda.
Già, perché in fondo qual è stata l’altra grande sorpresa di questa prima fase delle amministrative 2011 se non il successo a Napoli di Luigi De Magistris, l’ex pm dell’inchiesta “Why Not” – una delle più costose, inutili e lesive inchieste che ricordino le cronache giudiziarie da Tangentopoli compresa in qua – poi riparato sotto le bandiere di Di Pietro al Parlamento europeo?
Ebbene: Pisapia dovrebbe dire da che parte sta, se da quella dei garantisti che un’inchiesta come Why Not l’avrebbero impugnata fino alla Cassazione, reclamando a carico di De Magistris le opportune sanzioni disciplinari, o da quella dei giustizialisti, secondo i quali l’eccelsa opera del candidato sindaco di Napoli è stata boicottata prima e bloccata poi dai poteri forti…
Il futuro della sinistra italiana si gioca tutto nella capacità delle sue componenti moderate – che Pisapia pare rappresentare e dichiara di voler rappresentare – di ricondurre a ragionevolezza quelle più estreme, mantenendo rispetto a esse una salda leadership. Ma rispetto a questa linea, non c’è alcuna certezza a Milano. Anche l’atteggiamento di Pisapia rispetto a Sel, il movimento di Nichi Vendola che lo ha portato avanti alle primarie della sinistra imponendolo sui candidati “doc” del Pd, è in fondo abbastanza confuso, come confusa è la stessa linea di Sel in sé e rispetto a quella del Pd.
Ma una cosa è certa: per l’Italia dei Valori e il suo campione De Magistris, i nemici “so’ tutti mariuoli” e come tali vanno trattati: preferibilmente arrestandoli. Pisapia dice di aver raccomandato ai suoi di “porgere l’altra guancia” in caso di provocazioni. Bene così, ma a patto di non porgerla anche ai giacobini che accetterà, per interesse, come utili e innocui compagni di strada.