Una vetrina internazionale del real estate per rendersi conto delle trasformazioni del mercato immobiliare e imparare ad adeguarsi. E’ l’invito di Aldo Mazzocco, ad di Beni Stabili SIIQ, a conclusione dell’edizione Eire 2011 tenutasi a Milano in concomitanza con gli Stati generali del Real Estate. Per Mazzocco l’universo finanziario, il mercato del lavoro e i rapporti commerciali tra Stati sono cambiati nel tempo, e gli operatori del settore immobiliare devono tenerne conto e regolarsi di conseguenza.
Mazzocco, partiamo da un bilancio dell’edizione di Eire che si è appena conclusa…
L’edizione di quest’anno mi ha stupito innanzitutto per la sua vivacità, superiore all’anno scorso anche se la crisi del settore è ancora cogente. Ho apprezzato molto inoltre il convegno inaugurale degli Stati generali, sul tema «Che cos’è il Real Estate in Italia?». Ho osservato alcuni ospiti internazionali, che sono rimasti sorpresi per il fatto che avessimo un settore così vivace. La mia proposta per il futuro è però di tentare di fare di Eire sempre più il salone dell’immobiliare italiano per gli investitori stranieri, sul modello della settimana della moda o del salone del mobile.
Qual è secondo lei l’utilità e l’importanza di Eire per il settore immobiliare in Italia?
L’utilità di Eire è quella di diventare ogni anno di più la vetrina nel mondo del real estate italiano. Gli Stati generali inoltre mi sono sembrati un’occasione intelligente per prendere coscienza di quanto sia vasto ed economicamente rilevante il settore E questo ha un valore significativo, un po’ come quando ci si rende conto che tutte le fabbriche di una determinata zona formano un unico distretto. Quella che ancora manca infatti è la piena consapevolezza di che cos’è l’immobiliare, un sistema complesso di cui fanno parte costruttori, sviluppatori, proprietari,consulenti e banche. E se si indebolisce uno degli anelli di questa catena, inevitabilmente finiscono per indebolirsi anche gli altri.
Tra i temi al centro dell’evento c’è stato il social housing. Come valuta questa scelta?
Eventi come Eire sono utili perché servono anche a diffondere brani di cultura immobiliare; la cui vera natura per me consiste semplicemente nella disponibilità di case in affitto, di buona qualità, per le famiglie italiane che, immerse ormai in un mondo dinamico, hanno bisogno di spostarsi senza per questo abitare in appartamenti costosi e scadenti ovvero essere costretti ogni volta a comprare casa. Siccome comprare un’abitazione ha dei costi accessori non indifferenti, poter disporre di alloggi in social housing è sicuramente un’opportunità per l’intero Paese.
Ritiene che sia particolarmente importante in questa fase dell’economia?
Sì, infatti il reddito delle persone non aumenta, come pure la ricchezza di Paesi quale l’Italia. Occorre quindi ridurre i costi per le famiglie. E il modo migliore per farlo è che chi ha bisogno di una casa, anziché spostarsi per decine di chilometri ogni giorno, telefoni a un operatore di social housing e si possa trasferire in poche settimane, a costi competitivi e con abitazioni moderne. Meno disagio e più reddito disponibile per altri impieghi.
Qual è per lei la principale difficoltà che sta attraversando il settore immobiliare?
La principale è legata al fatto che la quantità e il costo del debito sono cambiati in modo definitivo, e quindi ogni volta che si compra un immobile, occorre subito mettere la metà del capitale, e non più il 10-15%. Il costo del denaro è abbastanza sostenuto, perché anche Stati, banche e industrie hanno sempre più bisogno di credito. . Tutto ciò che ha a che fare con il mondo dell’immobiliare italiano, inoltre, è decisamente complicato da un punto di vista normativo; si fa fatica, infatti, ad inseguire un mercato rarefatto appesantito da troppe complessità operative. Siamo al quinto anno di crisi economica e il sistema è molto indebolito.
E in che modo è possibile risolvere questa situazione?
Soprattutto attraverso la pazienza, in quanto non dobbiamo aspettarci dei decreti legge che risolvano tutto in poco tempo. Inoltre è importante informare chi lavora nel settore sui problemi e sulle soluzioni già sperimentate con successo all’estero , in modo da ispirarci ai modelli positivi degli altri Paesi. E occorre anche una maggiore autocoscienza da parte degli operatori: se per 20 anni abbiamo vissuto secondo certi processi , oggi si deve accettare il cambiamento Troppi imprenditori pensano che sia meglio restare piccoli e indipendenti, ma per il sistema finanziario più piccolo sei e più sei trascurabileTrovarsi, vedersi in faccia, parlare di argomenti comuni, radica una cultura più aperta e crea una certa propensione alla cooperazione.
Qual è la sfida lanciata agli imprenditori dalle trasformazioni globali in corso?
Occorre superare l’isolamento delle piccole imprese, una certa sottocultura del settore e la tendenza a non rischiare, a lamentarsi e a non innovare.. Nel 2001, quando la Cina è entrata nel Wto, chi si lamentava è fallito, chi è partito dalla necessità di provare a inventarsi prodotti e processi nuovi, oggi sta meglio di prima. Il mondo cambia e non si può che adattarvisi.
Quali sono gli obiettivi di Beni stabili nel medio periodo?
Beni Stabili ha oggi soprattutto la necessità di avere un settore attuativo attorno ad essa ed un paese competitivo da raccontare agli investitori internazionali. Ci proponiamo quali orgogliosi promotori del settore e del Paese. . Senza mai dimenticarci di quello che è il nostro mestiere, essere buoni proprietari di immobili.
Qual è l’importanza della trasformazione di Beni stabili in Siiq (Società di investimento immobiliare quotata)?
Beni stabili è già quotata in Borsa dal 2000, ma è diventata Siiq dal primo gennaio di quest’anno. Assume quindi maggiore valore il fatto di operare con un orizzonte temporale di lungo termine, ponendo estrema attenzione alla qualità degli immobili inseriti nel nostro portafoglio… Molta attenzione quindi alla scelta degli immobili, al fatto di tenerli in ordine e al fatto di avere dei tenant di qualità, , con meno propensione alle attività di trading.
(Pietro Vernizzi)