«Svolgo in contemporanea due attività, ma mi occupo principalmente dell’officina che ho rilevato a Milano nel 1999. La mia famiglia proveniva da tutt’altro campo, quello degli imballaggi plastici per cosmetica chimica e farmaceutica. Un’attività che continua, ma da cui inizialmente mi ero allontanato». Paolo Pellegrini, imprenditore titolare di Star Service 2000 e di Ironia Design, racconta a IlSussidiario.net quanto spesso sia importante allargare i propri orizzonti e avere il coraggio di scegliere nuove strade. «Ho iniziato l’attività che mi interessava nel settore delle automobili, rilevando una carrozzeria e soffrendo molto i primi anni, un po’ perché mal consigliato un po’ perché in questo settore, più che in altri, è facile sbagliare».



Quali sono stati i problemi principali?

Forse una volta il valore riconosciuto alle persone e alla loro professionalità era maggiore rispetto ad oggi. Nelle grandi città poi siamo molto lontani da una libertà di mercato equilibrata, in cui dovrebbe esistere una normale concorrenza a cui partecipano anche i privati.



In cosa consiste l’altra attività di cui parlava prima?

Lavorando con passione nel mondo delle automobili mi sono trovato a lavorare spesso con le pellicole protettive. Solitamente vengono usate sia sulla carrozzeria, per far cambiare completamente aspetto alla propria vettura o semplicemente per aggiungere un tocco creativo al proprio mezzo. Prendendo confidenza con questi materiali particolari ho provato ad allargare il campo.

Al di fuori delle auto?

Esatto, ho esteso l’utilizzo di questi film protettivi al mondo della riparazione: mobili, complementi d’arredo. In qualche modo ci siamo sostituiti al vecchio tappezziere, sostituendo la carta da parati  con queste pellicole che risultano più comode, lavabili e con un risultato finale decisamente  migliore. Ora lavoriamo in ogni contesto, dalla casa, all’albergo, dal bar allo show room…



Come ha capito che si poteva tentare questa nuova strada?

L’applicazione sulle macchine è limitata all’aspetto estetico. Quando però un tavolo, che sembra destinato alla discarica, torna come nuovo e si integra al meglio con l’ambiente a cui è destinato, si capisce che ci sono i margini per andare avanti.

Come pensa di far conoscere ancora di più questa innovazione?

Innanzitutto puntando sulle valenze ecologiche ed economiche che possiede. Credo sia molto importante poter riqualificare un oggetto invece di gettarlo nell’immondizia appena comincia a rovinarsi. Questo si traduce in un notevole risparmio di tempo, energia e denaro.

C’è ancora in Italia, secondo lei, questo spirito di inventiva e di innovazione?

Io vedo una forte staticità e un immobilismo preoccupante, mentre continuiamo a crogiolarci sul fatto di possedere il “Made in Italy”. Credo però che sia arrivata l’ora di uscire dai nostri confini. Il mondo è cambiato e mai come oggi abbiamo bisogno di una maggiore spinta propositiva e della voglia di esplorare nuovi campi.
Io ho due figlie, una di 21 anni e l’altra di 12 e, pensando al loro futuro, prego affinché possano davvero appassionarsi a qualcosa, prima o poi. A mio parere è l’unica vera strada per poter emergere in Italia.

(Claudio Perlini)

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