Alla fine, la giunta Pisapia ha aumentato le tasse. O, almeno, ha iniziato a farlo. A partire dall’Irpef. Prima non c’era, ora c’è. L’introduzione del nuovo balzello è ormai una questione formale. Mancano solo le approvazioni della Commissione bilancio e del consiglio comunale, prima che chiudano per ferie; poi, anche Milano avrà la sua Imposta sul reddito delle persone fisiche. Corrisponderà ad un’aliquota dello 0,2% con esenzione per i redditi sotto i 26mila euro, e potrebbe garantire un gettito compreso tra i 41 e i 51 milioni di euro. Sarebbero esenti i milanesi sotto i 26mila euro annui, e il nuovo tributo riguarderebbe circa 350mila milanesi, per una totale, pare, di 60 euro in più circa all’anno per famiglia. Pare. Perché, secondo l’ex assessore al bilancio Giacomo Beretta, saranno molti di più. E, soprattutto, spiega a Ilsussidiario.net, saranno soldi prelevati dalle tasche dei cittadini che si sarebbe potuto reperire altrimenti.



La nuova tassa potrà sortire qualche benefico effetto sulla città?

Assolutamente no, è una tassa che serve solo per la spesa corrente, non rientra nelle spese obbligatorie.

Si è calcolato che, mediamente, graverà intorno ai 60 euro a famiglia…

Non è vero, sarà di più. Corrisponderà a 12-13 euro al mese. Quindi, su base annua, rappresenterà un maggiore aggravio di almeno 140-150 euro.



Una cifra del genere quanto incide su una famiglia media?

Tantissimo. Anche perché siamo solo all’inizio. Aumenteranno il biglietto dell’Atm, le mense, le attività di Milano sport, i ticket di Milano ristorazione, e la Tarsu.

Di quanto sarà, complessivamente, l’aumento?

Tra i 400 e i 500 euro a famiglia.

 

Per garantire l’equilibrio del bilancio c’erano alternative?

Se avessimo vinto le elezioni, avremmo impostato una politica molto diversa: continuando il piano di valorizzazione e dismissione delle partecipate; aumentando gli oneri, eventualmente,  per i non residenti; e, come extrema ratio, introducendo delle tasse di scopo.



 

Cosa intende per aumentare gli oneri ai non residenti?

L’aumento del biglietto dell’Atm che introdurrà Pisapia, ad esempio, non è indispensabile. Se Milano diventa attrattiva turisticamente, non si capisce perché non possiamo usare anche noi il metodo di Venezia. Dove il residente paga il traghetto 1 euro e 50 mentre il turista 6 euro e 50. Io sull’Atm avrei fatto così: due euro per i turisti, invariato per i residenti. E avrei lavorato di più sui City user, quelle persone che vengono a Milano per lavoro ma non vi risiedono; costano alla città di Milano 290 milioni, ed è giusto recuperare tali costi su di loro.  Attualmente, però, non è un’impresa fattibile.

 

Perché?

Affinché i turisti paghino per venire a vedere Milano, è anzitutto necessario che ci siano. Se a marzo del 2011 eravamo una delle 5 città da non poter non visitare, già oggi i dati ci parlano di una realtà differente.

 

Qual è il dato politico che emerge dalla decisione della giunta?

Credo che sancisca l’intenzione di non volere ridurre e ottimizzare i costi, né di andare avanti con le dismissioni; siccome devono sistemare diverse persone nelle partecipate e nelle macchine comunali, hanno bisogno di mantenere inalterato lo status quo. E necessario, quindi, aumentare le tasse ai cittadini per garantire più posti per tutti.

 

Secondo l’ex sindaco Moratti, la nuova giunta giustificherà la manovra con il buco lasciato dalla precedente amministrazione. Posto che lo faccia, lei cosa risponderebbe?

Il bilancio firmato da noi era sottoscritto dai revisori e monitorato in continuazione dai sindaci, per cui posso affermare che non c’era alcun buco. Tuttavia: quando uno fa il bilancio di previsione, prevede delle entrate. Se queste entrate iniziano ad essere critiche e minori del previsto, incomincia a congelare le spese. Noi lo avevamo fatto, congelando 32 milioni di spese in seguito a minori entrate dovute ad un minore introito degli oneri di urbanizzazione. Avevamo già messo in atto le azioni per far fronte alla nuova situazione. Poi, Pisapia, per scelta politica, ha deciso di non vendere la Serravalle. E’ chiaro che, a quel punto, si è creato il buco.

 

Si spieghi meglio

Vendere la Serravalle come noi avevamo pianificato avrebbe permesso di mantenere il bilancio in ordine. Ma Pisapia, sostenendo che non fosse appetibile, e che non si sarebbero trovati gli acquirenti, ha chiuso la questione. E così ha giustificato l’introduzione di nuove tasse