Nella storia dell’organizzazione dei grandi eventi mondiali c’è sempre un “punto di non ritorno”, il limite temporale di avvio dei lavori oltre a cui non si può andare, pena l’impossibilità di organizzare la manifestazione. Vicente Loscertales, segretario generale del Bie ha alzato più volte questo segnale d’allarme per Expo 2015 durante la sua missione  a  Milano invitando a stringere i tempi: entro il  mese di luglio vanno pubblicati i bandi di gara per i lavori di Expo 2015, in modo da poter cominciare i lavori sul sito in autunno, quando è previsto l’arrivo dei delegati dei Paesi partecipanti alla prima Conferenza internazionale dedicata all’Esposizione.



Gli altri problemi da affrontare per far marciare Expo 2015, a livello locale e nazionale possono ancora attendere: le trattative per la nomina del nuovo Commissario straordinario che il Governo indicherà al posto di Letizia Moratti, ex-Sindaco di Milano, la discussione con il Governo sulla revisione al rialzo del quattro per cento previsto per le spese di gestione di Expo 2015.



Vicente Loscertales, un veterano che ha sulle  spalle vent’anni di organizzazione di Esposizioni su tutto il pianeta, ha così invitato i suoi interlocutori milanesi a separare i fatti dalle opinioni, lanciando un messaggio di realismo e responsabilità:  tocca alla classe dirigente di Milano e di Roma mettere in moto, adesso, i meccanismi operativi per evitare al capoluogo lombardo e al Paese una figuraccia di dimensioni planetarie, cogliendo l’ occasione d’oro di diffusione della conoscenza, attrattività e visibilità rappresentata da Expo 2015.

Il percorso di Expo 2015, dopo la trasferta del dirigente del Bie, può continuare con più chiarezza anche perché sono stati chiariti in questi giorni anche i punti controversi esistenti sullo sviluppo del tema “Nutrire il pianeta – Energia per la Vita”.



Loscertales, sintetizzando punti di vista condivisi dal Sindaco Pisapia e dal Governatore Formigoni, ha precisato: “Nutrire il pianeta non vuol dire che dobbiamo essere tutti vegetariani” e perché “per vivere serve più di un orto”. È importante per segnalare la necessità di rispettare la natura e di avere un’alimentazione sana. Ma è un concetto che non è il masterplan: il masterplan ha integrato questo concetto, che ne fa parte, e l’orto globale sarà presente nelle presentazioni dei Paesi, ma non come una giustapposizione di orti. E’ un’allegoria, un’idea. ‘Nutrire il pianeta è più complesso di un orto: per vivere serve più di un orto”.

La retorica palingenetica, in questo caso il pensiero unico dell’Orto globale, è stata estranea alla lunga traiettoria delle Esposizioni Universali che non hanno l’obiettivo di costruire una rappresentazione rassicurante della realtà, fino all’autoinganno, ma di educare sulla base dei progetti empirici presentati da persone competenti, da istituzioni pubbliche, associazioni e aziende private. In questo modo pratico furono risolti i dubbi sullo sviluppo del tema “Umanità, Natura e Tecnologia” adottato dalla città di Hanover, nel 2000, tra chi sosteneva che si doveva fare l’esposizione “dei robot computerizzati” e chi predicava la prevalenza del “fattore uomo”.

A Milano oggi si contrappone, sbagliando, l'”Expo delle melanzane naturali” e l'”Expo del supermercato alimentare”, ma basta studiare con attenzione il masterplan su cui è già al lavoro la società di Expo 2015 per trovare alcune  mediazioni di buon senso: nella metà est del sito è prevista  la Collina mediterranea, 128.550 metri cubi di terreni destinati ai sistemi agro – industriali, e poi ancora ci sono 22.550 metri quadrati protetti destinati a coltivazioni e capaci di ricreare ecosistemi di varie aree del pianeta. Le tecnologie sono  presenti sul sito che, per essere attraente, presenterà progetti e pratiche di “smart city” in cui i visitatori troveranno pratiche concrete di vita migliore in città e in campagna.

Ecco perché sin d’ora è necessario sfuggire alle formule semplificatorie e disporre casi e situazioni su piani di ragionamento diversi, tenendo conto della realtà dei comportamenti e degli interessi di chi aderisce a un Expo.
In primo luogo gli Stati o gli enti pubblici e privati che parteciperanno a Expo 2015 devono poter godere della libertà di interpretare il tema secondo le proprie tradizioni e i propri  orientamenti culturali, come previsto dalle pratiche ultracentenarie del Bie.

In secondo luogo gli Stati o gli enti partecipanti alle Esposizioni devono essere chiamati a rispettare alcune linee generali negli spazi assegnati sul sito espositivo: nel caso di Expo 2015 l’intesa raggiunta con soddisfazione di tutti era stata quantificata nell’assegnazione di larga parte dello spazio a terra coltivata e del restante spazio al padiglione vero e proprio.

Le risposte degli uomini e delle donne delle istituzioni che hanno incontrato Loscertales sono andate nel senso di accogliere la richiesta venuta dal Bie di convergenze, condivisione e lavoro comune. Un primo fatto concreto c’è nella manovra finanziaria predisposta dal Governo dove almeno tre punti sono dedicati a Expo 2015, tra cui l’inserimento formale di Expo nelle opere strategiche per il Paese e la disponibilità di almeno del 3 per cento del Fondo infrastrutture.

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