Nei prossimi giorni Palazzo Marino e la Direzione scolastica provinciale si incontreranno per firmare un protocollo sperimentale che prevede l’arrivo di educatori da cooperative per vigilare sui bambini durante la mensa. Un provvedimento che il Comune di Milano ha scelto di attuare per salvare il tempo pieno nelle scuole elementari milanesi sempre più piegate dai tagli. La richiesta è arrivata dal provveditore Giuseppe Petralia, secondo cui “in un momento di restrizioni come questo bisogna trovare nuove risorse. Gli insegnanti hanno dieci ore settimanali di assistenza mensa, e risparmiando su quelle riusciamo a restituire ore all’ organico spostandoli sulle lezioni”. IlSussidiario.net ha chiesto un commento a Roberto Pasolini, membro del gruppo di lavoro per la parità scolastica presso il Miur: «Ci troviamo in un momento di crisi generale in cui chiaramente tutto porta a doversi rimboccare le maniche per far sì che le famiglie continuino ad avere servizi di cui a volte hanno una necessità particolare, come il tempo pieno che va ad aiutare quei genitori che, per necessità lavorative, hanno bisogno che i bambini abbiano un tempo scuola più lungo. Quindi credo che questo tipo di iniziativa non possa che essere vista in modo positivo. Inoltre si torna a collaborare in un’ottica di intervento sulla scuola non lasciando le soluzioni semplicemente all’ambito statale, quindi possiamo dire che si tratta di una piccola “liberalizzazione” del problema legato all’intervento sulla scuola primaria. Inoltre mi sembra altrettanto positivo il fatto che ci sia un accordo e un protocollo d’intesa tra il Comune e la direzione scolastica provinciale che si incontreranno proprio nei prossimi giorni». Pasolini spiega poi l’importanza del tempo pieno a scuola, che non è solo “un tempo di servizio per fare in modo che i bambini stiano buoni  e tranquilli, ma è anche un momento che deve essere considerato educativo. Proprio per questo la preoccupazione maggiore risiede nelle cooperative e nella loro scelta del personale da avviare a questo tipo di servizio nelle scuole, per il quale sono necessarie persone che abbiano anche una competenza di carattere educativo e che posseggano questo tipo di spirito, perché altrimenti scompare quell’aspetto educativo che compete ad un insegnante”.



Altri rischi sembrano non esserci ma la cosa più importante, commenta Roberto Pasolini, è che “non ci sia, come troppo accade nel nostro Paese, un tentativo di strumentalizzare questa iniziativa da un punto di vista politico piuttosto che essere visto come un servizio da offrire ai cittadini. È evidente che la Giunta milanese è di un colore politico, mentre il Ministero di Roma è di un altro, quindi c’è il rischio che la querelle si giochi solo su una contrapposizione di carattere politico, invece che su una collaborazione per affrontare i tanti problemi che le famiglie italiane hanno. L’anno scorso il tempo pieno era coperto a Milano e nella Provincia per il 94% delle famiglie, e questo evidenzia una grande richiesta di questo servizio, ma la risposta a questi bisogni deve restare unicamente sul piano collaborativo”. Infine chiediamo a Pasolini se erano ipotizzabili altri tipi di provvedimenti: “Non è mai facile pensare ad altre azioni, ma in ogni caso anche in questa occasione sarà necessario prevedere un esborso da mettere in campo, perché non credo che le cooperative lavorino unicamente con una forma di volontariato. Comunque, al di là delle possibili altre soluzioni, di cooperative Onlus che vogliono dare una soluzione a questo tipo di problema ne possiamo trovare tante sul territorio, ma il vero problema forte del periodo storico in cui viviamo è trovare chi mette poi le risorse per fare in modo che questo servizio venga attuato”.   



 

(Claudio Perlini)

Leggi anche

Mancato sgombero Leoncavallo Milano: Viminale condannato/ Risarcimento da 3 mln di euro a Cabassi