Siringhe nei giardinetti, in mezzo ai giochi dei bambini. E’ quanto denunciano le mamme che frequentano lo spazio di verde che si trova di fronte all’istituto comprensivo Stoppani di piazzale Bacone a Milano. Non solo siringhe abbandonate e comunque pericolose perché i bambini le possono toccare e infettarsi: anche spaccio e consumo e scene degradanti alla luce del giorno sulle panchine, davanti a grandi e piccini. I media denunciano il fatto, che peraltro non è isolata a solo quei particolari giardinetti di Milano, e parlano di “ritorno dell’eroina”. “Le siringhe nei parchi e nei giardinetti?” commenta Silvio Cattarina, psicologo e responsabile di comunità terapeutiche dove si accolgono appunto gli ex tossicodipendenti, intervistato da IlSussidiario.net.
“Certo, è qualcosa di fastidioso e di brutto, anche di pericoloso per i bambini. Ma eviterei di parlare di chissà quale scandalo. Non è uno scandalo: è un pugno nello stomaco alla società. E’ come se questi giovani che si fanno di eroina dicessero a nome di tutto il mondo giovanile che non hanno più alcuna speranza”. Chiediamo a Cattarina se è vero, come dicono certi media, che stiamo assistendo a un ritorno dell’uso dell’eroina: “In realtà, noi che operiamo nell’ambiente, sappiamo benissimo che l’uso di eroina non era mai smesso del tutto. Alcuni piuttosto avevano interesse a dire che il consumo di eroina era diminuito, ma il ritorno è legato di più al fatto che è di nuovo un fenomeno visibile, sotto gli occhi di tutti”. Come mai, questo? “Intanto perché l’eroina è un farmaco purtroppo molto completo. Questo vuol dire che i ragazzi che fanno uso di altre sostanze stupefacenti, non possono farne uso in modo indiscriminato e folle per troppo tempo. Devono poi trovare qualcosa che li calma e l’ideale per far ciò è l’eroina. L’altro fatto che spiega il ritorno a un uso massiccio di eroina è che il mondo giovanile è sempre più rovinato e abbandonato”.
Un tempo la figura dell’eroinomane era quella proveniente da certi ambienti politici, dove il fallimento di tante utopie aveva portato alla caduta nell’eroina, oppure di gente che cercava di sperimentare nuove realtà: “L’eroinomane di oggi non è più quel tipo di figura, non è più legato a una ideologia o a una trascuratezza da bassifondi di sottoproletariato. Invece l’eroina oggi aggredisce un po’ tutti quelli che stanno male. Questo ritorno dell’uso di eroina dimostra il fallimento di certe politiche di contrasto alla droga, il fallimento della riduzione del danno e il fallimento dell’idea che si potesse recintare questo fenomeno, bloccarlo e nasconderlo. Non è così: la politica dello struzzo che tanti hanno perseguito è fallita”.
Un fenomeno che aggredisce chi sta male: in che senso? “L’uso dell’eroina dimostra che c’è una emergenza educativa sempre più grande, c’è un problema di significato di vita. Che tanti giovani ne facciano uso è una grande sconfitta per tutti. I giovani ci stanno dicendo che non hanno più una speranza per cui valga la pena vivere”.
Una volta si finiva nel tunnel dell’eroina per ignoranza dei suoi veri effetti: è ancora così? “No. I ragazzi mi hanno sempre detto che sapevano fin da prima di cominciare tutti i danni e i drammi della negatività dell’uso dell’eroina. Sapevano a cosa andavamo incontro. Lo stato di negatività e di non speranza, di prostrazione non è fisico ma è uno stato di prostrazione nei confronti della vita. Hanno vissuto il tradimento di una promessa mancata, un tradimento così forte che nonostante sapessero tutto delle conseguenze nefaste dell’uso dell’eroina, hanno cominciato lo stesso”. Cominciare era un dramma, conclude Cattarina: “Ma come mi hanno sempre detto i ragazzi, era sempre una scelta lucida e consapevole”.
(A cura di Paolo Vites)