Caro direttore,
Un sondaggio nel mio ufficio consegna un responso unanime come mai accaduto: il dito di Cattelan non può stare in Piazza Affari davanti alla Borsa. Estrazione sociale, censo, orientamento politico, religioso, competenze varie ed eventuali vengono annullate di fronte a una semplice domanda.
Sarà che tra gli “gnomi della finanza” è difficile trovare persone inclini a vedere in un dito puntato verso il cielo significati metafisici o strane allegorie oppure che si preferiscono beni con maggiore e più immediato valore intrinseco (oro, platino, preziosi, ecc.), però la scultura (è una scultura?) di Cattelan non ha mai suscitato particolari simpatie a queste latitudini. Non che manchi quel briciolo di autocoscienza per rendersi conto che di questi tempi tutto quello che sa di “finanza” non è esattamente di moda, ma la sensazione di essere diventati la causa di tutti i mali, disastri naturali inclusi, diventa sempre più netta.
Inutile nascondersi dietro a un dito, per quanto grosso e monumentale, un sondaggio su Facebook sarà un plebiscito in favore di “Love” e non ci sono opa, short selling e speculazione che possano scongiurare questa eventualità (per una volta una facile previsione..); d’altronde, non si può pretendere che l’attempato banchiere, il vecchio assicuratore, abbia un profilo su Facebook con annessi film preferiti (magari Wall Street o per i più romantici Un’ottima annata) e squadre del cuore e di questi tempi non è lecito sperare di mettere a libro paga uffici indiani che possano fare il lavoro sporco come per il televoto di Sanremo.
Scherzi a parte, Milano sarebbe la capitale economica e finanziaria d’Italia e il resto del mondo guarda qua quando si tratta di economia e industria italiana e mai come oggi senza una “buona finanza” non c’è nemmeno una “buona industria”; che il manager o investitore estero veda un grosso “vaffa”, quando passa per Milano per affari, non è il massimo della vita e in generale, va bene che “nemo propheta in patria”, però che tutto un settore appaia lo zimbello della città non è indicatissimo per avere credibilità, lasciando per un momento perdere che generalizzare non è sempre corretto.
Poi ci sarebbe quel dettaglio secondario dell’immagine da operetta di cui gode l’Italia oggi nel mondo che, fino a prova contraria, non dovrebbe migliorare con questi “colpi di genio”: ognuno immagini di dover accompagnare i clienti in ufficio o gli studenti in classe passando per un grosso dito medio nel cortile aziendale o della scuola. L’idea può sembrare anche simpatica, ma le controindicazioni sono piuttosto evidenti e i tempi richiedono un minimo di serietà e impegno.
Ve li immaginate poi i londinesi o i newyorkesi mettere la stessa scultura davanti a Wall Street o in Paternoster Square? Eppure non sono peggio di noi in quanto a finanza malata (anzi, qua la finanza malata al confronto nemmeno esiste).
Poi ci sarebbe la controproposta: accettiamo il dito in Piazza Affari in cambio di uguali sculture davanti al ministero dell’Istruzione o agli efficientissimi uffici pubblici, all’Inps che paga pensioni a gente che ha smesso di lavorare a 40 anni, ai notai, avvocati, sindacati che difendono l’indifendibile e mandano al massacro intere imprese, praticamente in Italia non si potrebbe circolare.
Ai giornalisti invece no: hanno sempre il diritto di replica e come minimo ci troveremmo un gesto dell’ombrello delle dimensioni della piramide di Cheope in piazza Cordusio (quelli de “il Sussidiario”, invece, sono molto più simpatici e danno spazio perfino a uno speculatore come me).