I temi etici connotati dal progressismo più oltranzista stanno spopolando alla kermesse meneghina del Pd. Pochi giorni or sono Pisapia aveva annunciato l’istituzione imminente dei registri per le coppie di fatto. Ieri, la proposta di adottare negli asili milanesi libri di favole costellati di famiglie omosessuali, miste, o monogenitoriali. «Propongano quello che vogliono. Ma libri e programmi esulano dalle competenze del Comune. Mi sembra, in ogni caso, che Milano abbia ben altri problemi», afferma, interpellato da ilSussidiario.net, Stelio Mangiameli, professore di Filosofia del diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma Tor Vergata.



La favola, in ogni caso, già c’è. E’ stata disegnata da Altan: Piccolo Uovo, prima di venire al mondo, vuole conoscere i diversi modelli di famiglie esistenti. Incontra due grossi pinguini in frac, due micette con un micio, un ippopotamo solo con un pargolo da accudire, un cane nero con una cagnolina bianca. «Pure voi siete una famiglia?», chiede loro. «!», rispondono tutti quanti. Per inciso, Piccolo Uovo incontrerà anche una famiglia composta da una coppia di conigli etero con tre figli. Nella storia, appare come la più bizzarra. A presentarla, assieme a Rosaria Iardino, membro del coordinamento na­zionale per le donne del Pd, e Sara Valmaggi, consigliere regionale democratica, c’era Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano con delega alle Famiglie (è stato lui ha chiedere di modificare la dicitura alla famiglia), che ha detto: «Gli asili non sono mia compe­tenza. Ma ho letto il libro a mio figlio e da padre lo consiglio agli altri padri».



Posto quindi che il Comune, con tutto ciò, non c’entra nulla, la questione, anche se di natura diversa, rimane. Nulla vieta che, un giorno, chi possiede le prerogative del caso decida di distribuire negli asili un libro del genere. «Non ci sono limiti – spiega Mangiameli – alla libertà di manifestazione del pensiero. L’unico è la contrarietà ai buoni costumi, un’accezione molto particolare che, per essere determinata, richiede specifiche e complicate tecniche giuridiche». Secondo il professore, quindi, il problema va impostato diversamente.

«Se vi fossero dei componenti delle apposite commissioni giudicanti di fede islamica, questi potrebbero legittimamente pretendere che le donne, nei libri di testo, vadano ritratte con il velo?», si chiede. La risposta – va da sé – è no. «Se ognuno pensasse di poter proporre ciò che la propria visione del mondo gli suggerisce, senza confrontarsi con il modello di riferimento in vigore in quel Paese, si scardinerebbe il senso di ordine della società». Tale modello, per chi legifera o ha responsabilità pubbliche e compiti che incidono sulla vita della comunità, è la Carta. «Ciascuno è libero di pensare che due uomini o due donne costituiscano una famiglia. Ma, dal punto di vista costituzionale, la costituiscono solamente un uomo e una donna uniti mediante il vincolo matrimoniale, religioso o civile. Il resto sono forme di convivenza. Possono ottenere determinati diritti e riconoscimenti ma non sono una famiglia».



Mangiameli aggiunge dettagli al ragionamento: «C’è un principio di relatività dei valori giuridici per cui società diverse difendono valori diversi. La bigamia, ad esempio, non è contemplabile nel mondo occidentale. Nel nostro ordinamento, fino a quando non sarà cambiata la Costituzione, la famiglia è quella. Chi fa parte di una giunta, se si mette a predicare un tipo diverso di famiglia, compie un’operazione impropria, in contrasto con i suoi doveri. Non è compito di assessori e sindaci educare i cittadini. Né, tantomeno, orientare sessualmente i bambini attraverso un libro». 

 

(Paolo Nessi)