Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e quello di Torino Piero Fassino hanno deciso di inviare nella giornata di oggi una nuova lettera al ministro delle Infrastrutture Corrado Passera per chiedere che la scelta di cancellare il servizio dei treni notte che collegano il Nord con il Sud del Paese venga rivista. Lo stesso primo cittadino milanese aveva fatto visita settimana scorsa ai lavoratori che occupavano, dallo scorso 9 dicembre, la torre di illuminazione della Stazione Centrale per protestare contro la cancellazione del servizio. A loro Pisapia aveva detto: «Vi aspetto a Palazzo Marino, spero di vedervi presto perché questo vorrebbe dire che si è trovata una soluzione o comunque che ci sono stati dei passi in avanti. Vi sono vicino e farò tutto ciò che posso per aiutarvi. Ho già scritto una lettera insieme al Sindaco di Torino Fassino. Il vostro treno unisce l’Italia, e io stesso, per 10 anni, l’ho utilizzato regolarmente». Oggi invece, dopo un incontro avuto a Palazzo Civico con una delegazione dei 65 lavoratori ex Wagon Lits, senza lavoro dall’11 dicembre scorso, Piero Fassino ha spiegato che «la mobilità è certamente cambiata, ma l’Italia è un paese stretto e lungo con necessità di lunghe percorrenze. Inoltre il collegamento tra le città di Torino e Milano con il Sud Italia, è un’esigenza non solo di natura economica ma anche di natura famigliare, poiché in entrambi i capoluogo sono numerosissime le persone che mantengono relazioni con le famiglie di origine che si trovano al Sud». Quindi, spiega il primo cittadino di Torino, «abbiamo deciso di inviare oggi una nuova lettera in cui proponiamo la revisione della scelta fatta e ribadiamo la disponibilità come enti locali a concorrere per individuare soluzioni che possano risolvere positivamente la vicenda». IlSussidiario.net ha chiesto un commento a Marco Ponti, ordinario di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano: «Credo che si tratti di una questione veramente non difendibile, perché i servizi che le Ferrovie hanno messo in atto adesso hanno lo stesso costo dei treni notte e richiedono solo un cambio di treno, alcuni a Bologna altri a Roma, e comportano tempi di viaggio nettamente inferiori. Con questo noi cittadini risparmiamo 124 milioni di euro all’anno, e non si può dimenticare inoltre che rispetto al treno ci sono delle alternative, come l’aereo, che costa molto meno e impiega molto meno tempo ad arrivare. Non ha quindi senso mantenere un servizio che nessuno vuole più, perché il traffico dei treni notte ha perso circa il 60% negli ultimi dieci anni, e non solo in Italia ma in tutto il mondo. Il treno notte è di fatto una cosa del passato, e su quelle distanze l’aereo è tecnicamente invincibile, anche sul piano dei costi, sia per i passeggeri che per lo Stato: non dimentichiamo che i treni notte, come detto, costano 124 milioni di euro all’anno, mentre gli aerei allo Stato non costano nulla, e per arrivare impiegano meno di un’ora.
Per cui mi sembra del tutto inverosimile mantenere un servizio che è sempre meno richiesto in tutto il mondo, e questo spreco non è tollerabile, perché con quei soldi si possono creare servizi molto più utili, importanti e urgenti. Quanto all’occupazione, le Ferrovie hanno fatto sapere che sono pronte a riassorbire i lavoratori, quindi non credo che si tratti di una tragedia sociale così imponente. Il problema della difesa del posto di lavoro, che io ritengo importantissima, deve essere comunque orizzontale: allora chi difende tutti quei lavoratori delle piccole fabbriche e aziende che ogni giorno chiudono? Non è possibile che alcuni lavoratori abbiano sistemi di difesa così sproporzionati rispetto a tante altre categorie che sono enormemente più deboli di loro. Con questo cambio di treno, i tempi di viaggio sono diminuiti e in più ci sono alternative come l’aereo e il pullman: in pochi sanno che il pullman a lunga distanza non costa niente allo Stato e che questo trasporta i passeggeri a più basso reddito; mi sembra quindi incredibile che noi sussidiamo i treni ma consideriamo i viaggi in pullman e in aereo come inesistenti, anche se questi non costano niente ad uno Stato che attualmente si trova in una crisi senza precedenti».
(Claudio Perlini)