Nicolò Savarino, il vigile ucciso pochi giorni fa a Milano: svolta nelle indagini. Uno dei due sospetti, si pensa l’uomo che era alla guida del suv che ha investito, trascinato e ucciso il vigile urbano, è stato fermato questa notte in Ungheria dalle forze dell’ordine. Dunque, se venisse confermato che era proprio questa persona ala guida del veicolo, si tratterebbe dell’assassino. Le forze dell’ordine italiane erano già riuscite a individuare di chi si trattasse grazie al recupero del mezzo stesso, ritrovato a Milano poche ore dopo l’omicidio. Le sue generalità erano dunque note ed era stata messa in pista una autentica caccia all’uomo. Sul fatto che gli uomini a bordo del mezzo fossero due mancano ancora conferme ufficiali, ci si basa sulle testimonianze delle persone presenti quella sera durante l’aggressione. L’uomo fermato, uno slavo, era dunque riuscito ad abbandonare l’Italia e a raggiungere l’Ungheria, ma la polizia italiana non ha mollato la presa riuscendo a raggiungerlo fino a lì e a procedere dunque al fermo. Una svolta decisiva, che potrà quantomeno assicurare alla giustizia l’autore del folle gesto che ha visto la morte di un vigile urbano impegnato nello svolgimento del suo lavoro. Come si sa, qualche sera fa una coppia di vigili che stava controllando i documenti di alcuni rom in zona Bovisa a Milano, avevano cercato di fermare un suv il cui autista aveva già investito i rom stessi: Nicolò Savarini, 42 anni, era stato investito volontariamente dal mezzo e trascinato per alcuni metri morendo sul colpo. Un episodio di estrema violenza che ha inorridito Milano, città dove la violenza scaturita da episodi stradali è ormai quasi all’ordine del giorno. A proposito degli autori del gesto, si tratterebbe di due slavi di 25 e 28 anni già noti alle forze dell’ordine, autori di truffe ed episodi di malavita compiuti sempre in coppia e con il capoluogo milanese come centro preferito della loro attività criminale. Si pensa infatti che la reazione assurdamente esagerata nell’ammazzare il vigile per evitare di essere fermati, possa essere stata motivata dalla paura che venisse scoperto che cosa i due rom trasportassero.
A bordo del loro veicolo gli slavi si pensa nascondessero droga o anche armi oppure soldi legati a rapine e traffici di varia natura, legate alla loro attività malavitosa, insomma un contenuto troppo pericoloso per permettersi di essere fermati.