Roberto Formigoni cede, ma non si arrende. Davanti alle insistenti pressioni di Pdl e Lega, il governatore lombardo si dice pronto ad andare al voto ma in un’elezione che senza dubbio lo vedrà ancora una volta in campo “con una posizione che devo determinare”. Mandare in crisi un governo come quello della Regione Lombardia in un momento di crisi come questo, ha detto Formigoni, “è profondamente sbagliato”. Se però la Lega vuole le elezioni anticipate, ha sottolineato, non può “pensare di tenere la Lombardia in agonia fino ad aprile. Cercherò di mandare la Lombardia al voto il più rapidamente possibile”. Intanto il segretario del Carroccio, Roberto Maroni, lancia su Facebook un appello a partecipare alle primarie per scegliere il candidato presidente della Lombardia: “Sabato e domenica – recita il post – tutti ai bianchi gazebo della libertà per firmare le nostre leggi popolari e per fare le primarie sul candidato governatore della Lombardia. Prima il Nord, prima la Lega”. IlSussidiario.net fa il punto della situazione con Raffaele Cattaneo, ex assessore alle Infrastrutture e alla Mobilità della giunta regionale che Roberto Formigoni ha azzerato pochi giorni fa: «La situazione sta rapidamente precipitando verso uno scenario che ritengo sia il peggiore nell’interesse dei cittadini», ci spiega Cattaneo.



Come mai?

In un momento di difficoltà come quello attuale non credo che la prospettiva di elezioni anticipate in Lombardia sia la soluzione che possa tutelare al meglio l’interesse della gente. L’aspetto più preoccupante dell’intera vicenda è che 17 anni e mezzo di governo, capaci di dare vita al cosiddetto “modello lombardo” basato sull’idea della sussidiarietà e sulla ricerca di un rapporto diverso tra Stato e società, oggi in qualche modo rischiano di scomparire sotto un’ondata di fango che nulla ha a che vedere con le specificità e il valore di questa esperienza di governo. Credo allora che sia necessario, da parte di tutti, smettere di cavalcare l’onda di un’antipolitica montante che impedisce qualunque approccio razionale ai problemi. Sarebbe invece opportuno capire che un tempo come questo richiede il massimo della responsabilità.



Come giudica l’attuale posizione della Lega?

Sembra evidente che all’interno della Lega ha prevalso la “pancia”, quella parte maggiormente interessata a dare segnali clamorosi e chiassosi verso l’esterno che non quella di governo. Alla Lega però vorrei chiedere: quali saranno le conseguenze di questo comportamento?

Quali saranno secondo lei?

E’ molto probabile che, tornando al voto in questo clima, consegneremo la Lombardia alle forze più rancorose e giustizialiste della sinistra. I nostri elettori, coloro che oggi invocano un gesto forte di discontinuità, sono gli stessi che tra qualche mese, dopo che avremo consegnato la Regione a queste forze capaci solamente di distruggere ma non di costruire, ci rincorreranno rinfacciandoci l’incapacità di trovare un’altra soluzione. Oggi come non mai la politica deve avere i nervi saldi e la mente lucida. 



Si aspettava un atteggiamento diverso dal Pdl?

Il Pdl ha dimostrato di essere un partito e il segretario Alfano si è comportato in modo adeguato in questa vicenda. A questo punto, però, il Pdl dovrebbe rivendicare il patto elettorale che oggettivamente venne siglato con la Lega in Lombardia, Piemonte e Veneto nel 2010, facendo cadere anche le altre due Regioni. Anche in questo caso però abbiamo assoluto bisogno di una politica che sappia guardare innanzitutto all’interesse della gente e non solo a quello del proprio partito. Le elezioni sarebbero un problema anche in Veneto e in Piemonte. Oggi a tutti è richiesta una grande maturità.

In che modo la situazione della Lombardia influenzerà le altre due Regioni?

Innanzitutto renderà evidente il fatto che la Lega oggi preferisce porre il proprio calcolo elettorale e di consenso davanti a ogni altra cosa. Non dimentichiamo però che quando era la Lega ad essere nell’occhio del ciclone a causa delle vicende legate a Belsito e a Renzo Bossi che pur si prestavano a essere oggetto di facili speculazioni, l’atteggiamento di Formigoni è stato nettamente diverso da quello che sta dimostrando attualmente Salvini e il Carroccio. Ragionando, però, in termini più costruttivi che polemici, sono tuttora convinto che se vogliamo evitare una pericolosissima deriva abbiamo bisogno, soprattutto al Nord, di una proposta politica costruttiva. Chi può farlo se non quelle forze che hanno dimostrato di sapere interpretare bisogni e aspettative di tutti coloro che vivono questo territorio. Le nostre imprese, famiglie e associazioni non chiedono uno Stato più centrale o un fisco più alto, ma una gestione della cosa pubblica che vada esattamente nella direzione che in questi anni abbiamo sperimentato in Lombardia.

Quando crede si andrà al voto?

Questo sarà certamente più chiaro nelle prossime ore, anche se lo scenario è piuttosto prevedibile: se la Lega non dovesse mostrare la volontà di tornare sui propri passi, è del tutto comprensibile che Formigoni non si lasci dettare tempi e modi del ritorno alle urne. Questo perché Formigoni può contare su una carta importante. 

Quale?

Dimettendosi o ricevendo un voto di sfiducia, immediatamente si scioglierebbe il Consiglio regionale ed entro 90 giorni bisognerebbe tornare al voto, secondo quanto prevedono le leggi vigenti. Il fatto che la Lega intanto imponga di andare alle urne ad aprile, aspettando la giusta legge elettorale e modificando punti programmatici a proprio favore, non può essere accettabile né da Formigoni né dal Pdl. Se siamo un’alleanza, le condizioni devono essere condivise.

Cosa pensa della proposta di Maroni di scegliere il prossimo candidato presidente con le primarie? 

 Se la Lega intende organizzare le primarie di partito faccia come crede. Il tema vero sarà come scegliere il candidato di una coalizione e per questo occorrerà ricostruire le ragioni e le condizioni politiche. Sono personalmente favorevole alle primarie, ma credo anche che siamo di fronte a tempi stretti per farle bene.

Formigoni ha richiamato la necessità di cambiare la legge elettorale e togliere il listino bloccato. E’ d’accordo?

 Il listino bloccato è stato usato male in passato e ha permesso di portare in Consiglio persone che non lo meritavano. Il caso di Nicole Minetti è solo il più clamoroso. L’idea che alcuni candidati vengano collegati direttamente al presidente, in sè potrebbe avere la sua ragion d’essere, ma alla luce del cattivo uso che se n’è fatto credo sia giusto restituire la scelta agli elettori attraverso le preferenze. A questa modifica la Lega si era opposta fino a poco tempo fa: se ora ha cambiato idea, forse sarà possibile modificare la legge.

Formigoni sarà ancora il candidato del centrodestra?

Questo lo valuterà innanzitutto lui e sarà il tema delle prossime settimane, peraltro complicato dal fatto di risolvere un non semplice quesito di tipo giuridico legato alla possibilità che egli si possa presentare per un altro mandato. Al di là di queste questioni, però, e analizzando la domanda dal punto di vista strettamente politico, nessuno meglio di Formigoni può rappresentare questi 17 anni e mezzo di governo. Sono dell’idea che vi siano tutte le condizioni per spiegare ai cittadini lombardi che hanno assistito ai risultati di questa esperienza di governo come sia sbagliato ridurre tutto agli episodi di queste ultime settimane. Formigoni presto prenderà la sua decisione, ma credo che in tutti casi dovrà esserci qualcuno capace di presentarsi agli elettori per rivendicare i risultati di questo lavoro e per far sì che non vengano cancellati dal fango che qualcuno, anche in maniera molto strumentale, sta alimentando.

 

(Claudio Perlini)

 

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