Ho avuto un rapporto intenso con l’amministrazione comunale milanese per via di Biagio. Ed è stato un buon rapporto. Biagio è il mio vecchio boxer di quasi 13 anni, amatissimo da me e da tutta la famiglia. Io abito in centro, in corso Magenta, e da quando Biagio vive con noi, lo abbiamo sempre portato nell’area cani dei giardini Calderini, un piccolo spazio dalla parti di via Nirone attrezzato dal Comune appunto per le esigenze fisiologiche dei quadrupedi del quartiere. La cosa, è ovvio, non è mai piaciuta agli abitanti del palazzi confinanti, ed è comprensibile. I cani giocano, abbaiano, sporcano e molti dei loro padroni non si curano di raccogliere quanto lasciano sul terreno. E questo è male, incivile, inaccettabile. Devo aggiungere però che la maleducazione non è esclusiva dei padroni di cani: quel giardino è regolarmente imbrattato da cartacce, lattine, bottiglie rotte che non sono certo il frutto della cafoneria di boxer, labrador o pastori tedeschi. Comunque in qualsiasi città la rivalità fra chi ha cani e chi li detesta esiste da sempre, come la lotta fra il bene e il male, e non è l’argomento di questo articolo.



Dunque, tornato a Milano a fine agosto sono andato con Biagio ai giardini Calderini per la prima passeggiata post vacanze e – orrore! – ho trovato l’area cani smantellata. Ho subito messo in moto con internet, telefonate, passaparola quel meccanismo virtuoso che unisce le comunità, tutte le comunità, quando sono minacciate da un pericolo, quando sono attaccate dai nemici. E noi cittadini che possediamo cani siamo una comunità che si muove quasi per telepatia. Ho trovato in tutti uguale sgomento per quanto era stato fatto alla chetichella durante le vacanze estive, ma nessuno aveva informazioni precise, sapeva dare spiegazioni. Perché era stata smantellata l’area cani? Chi lo aveva deciso? Mistero.



Allora mi sono messo a fare il mio mestiere di cronista che consiste nel cercare notizie. Ho incontrato non lontano da casa un vigile. Gli ho raccontato quanto era successo e gli ho chiesto a quale ufficio comunale potevo rivolgermi per avere spiegazioni. Lui con molta cortesia, dopo aver telefonato a qualcuno,  mi ha detto di andare in piazza del Duomo 21 dove ha sede il settore Arredo urbano e verde, competente in materia. Ci sono andato e, al terzo piano, dopo pochi minuti di attesa sono stato ricevuto da una funzionaria. Ho esposto le ragioni della mia visita. La risposta è stata: “Devo informarmi: mi lasci il suo telefono e la contatterò”.



L’ho fatto e me ne sono andato però con un cattivo pensiero: abituato al malfunzionamento di tutto quanto è pubblico, ero sicuro che la signora fosse solo ricorsa a uno stratagemma per togliersi uno scocciatore dai piedi e che quella telefonata non sarebbe mai arrivata.

Sbagliavo. Il giorno dopo è squillato il telefonino e il linea c’era la signora del settore Arredo pronta a darmi tutte le indicazioni del caso. Il fatto è che la telefonata mi ha colto mentre ero per strada, senza una penna e un pezzo di carta per annotare le preziose informazioni. Ho proposto alla signora di richiamarla, ma lei ha promesso di mandarmi tutte le indicazioni via e-mail. Promessa mantenuta. Sulla mia casella di posta elettronica ho trovato il messaggio atteso: l’area cani era stata smantellata in seguito alla delibera 137 del 15 maggio del Consiglio di zona 1.

Benissimo. Dovevo allora avere il testo di quella delibera. L’ho cercata sul sito del Consiglio di zona, ma non c’era. Ho telefonato e, con mia sorpresa, qualcuno mi ha risposto quasi subito e quasi subito mi ha messo in contatto con l’ufficio giusto. Le delibere – mi è stato detto – restano sul sito solo per 15 giorni (e questo francamente mi è tuttora inspiegabile). La 137, essendo vecchia di oltre due mesi, non c’era più. Ma niente panico: per averla bastava andare al Protocollo, in via Marconi 2, e chiedere l’accesso agli atti. Fatto anche questo e, il giorno dopo, al prezzo di 30 centesimi (10 per ogni foglio fotocopiato) ho avuto la delibera 137, quella che ha cambiato in peggio la mia vita e quella di Biagio.

Sono tornato sul sito del Consiglio di zona, ho cliccato su “Contattaci” e ho scritto una mail al presidente, Fabioluigi Arrigoni per dirgli che la delibera 137 era un errore. Per molte ragioni: perché il possesso di cani è diffuso e legittimo; perché il via vai continuo di persone con i loro cani, dal mattino alla sera, malgrado i disagi che può aver arrecato, ha reso quella zona più sicura, scoraggiando altre presenze (in passato vi si trovavano spesso siringhe). Infine, visto che nel sito era scritto “Il presidente riceve i cittadini su appuntamento”, ho chiesto di incontrarlo.

Due giorni dopo mi è arrivata una mail di Arrigoni: appuntamento fissato per il lunedì successivo alle 14.

Puntuale sono andato nel suo ufficio, sempre in via Marconi 2, e alle 14,01 sono stato ricevuto assieme alla consigliera Elena Bianchi. Ho esposto le ragioni mie e dei miei colleghi proprietari di cani. Ho ascoltato la loro replica: le aree cani verranno mantenute, ma sistemate lontano dalle abitazioni. Quella dei Giardini Calderini sarà spostata in piazza Castello, quindi ugualmente usufruibile dagli abitanti della zona.

Non so che cosa succederà davvero. Non so se mi siano state dette semplicemente delle belle parole  o se invece seguiranno dei fatti. Vedremo. Io non ho votato per questa Giunta, né per questo Consiglio di zona (semplicemente non sono andato a votare). Certo se i rapporti fra cittadini e pubblici amministratori fossero sempre così, allora sarebbe un bel vivere. Soprattutto se questi metodi si applicassero anche ai grandi problemi.