Un’era sta per concludersi. Ormai nessuno mette più in dubbio che Formigoni non arriverà, da governatore, al 2015. Si discute, se mai, di quando saranno indette le elezioni anticipate – Formigoni le pretende entro Natale per non lasciare la Lombardia sprovvista di governo più a lungo, Maroni ad aprile per risparmiare – ma non sull’ipotesi che ci siano o meno. Abbiamo chiesto a Piero Ostellino, editorialista del Corriere della Sera, chi potrebbe aver voluto realmente la caduta di Formigoni e perché, dopo 17 anni di buon governo riconosciuto da tutti, si sta attaccando proprio il sistema lombardo.
Si inizia a leggere, su alcuni quotidiani, che il modello lombardo non sia così eccellente come sembra.
Mi pare evidente che in Lombardia, prevalendo il concetto della produttività e il principio del valore del lavoro – essendo la Regione tuttora caratterizzata da una mentalità asburgica – rispetto al clientelismo e all’assistenzialismo che domina in molte altre Regioni, l’eccellenza, a tutti i livelli, sia riscontrabile in maniera più evidente che altrove. Per intenderci, non ho mai sentito nessuno lamentarsi del cattivo trattamento che gli è stato riservato dagli impiegati della pubblica amministrazione della Lombardia. E che la sua sanità regionale sia tra le migliori al mondo, lo sa chiunque, non c’è neanche bisogno di dirlo. Il tutto, con i conti in ordine.
Come si spiega, allora, al di là delle varie vicende politiche e giudiziarie di Formigoni e dei vari assessori e consiglieri, la campagna mediatica di questi giorni contro il sistema Lombardia?
Non ho mai votato Berlusconi, né la Lega, né Formigoni; e non sono neppure un socio di Comunione e liberazione. Tuttavia, l’attacco a questi soggetti, nell’ordine suddetto, ha tanto il sapore di un assalto alla diligenza da parte della sinistra per riuscire, con l’aiuto della magistratura, a portare via le Regioni eccellenti al centrodestra senza dover ricorrere al voto. Del resto, è già accaduto nel ’92 che la classe politica venisse cambiata per via giudiziaria e non elettorale.
E’ solo la sinistra a voler la caduta del governo lombardo?
C’è da dire che questo governo tecnocratico, effettivamente, ha suscitato in molti l’idea che si possa fare a meno delle elezioni. “Tanto, vincono gli altri…”. Viviamo, oltretutto, in un clima analogo a quello del ’22, quando di fronte ai problemi dell’Italia si disse: “Teniamoci Mussolini per qualche anno e quando le cose torneranno a posto, ripristineremo il regime liberale”. Non è un caso che tra i giornali e i partiti, alcuni dei quali chiedono apertamente il Monti bis, circoli la convinzione secondo cui le elezioni, tutto sommato, siano inutili. Ecco, in questo clima si innestano le inchieste della magistratura e gli interessi della sinistra.
Francesco Forte, su queste pagine, affermava che se la polemica contro il modello lombardo sta investendo anche Cl è perché «si vuol lasciar intendere che le cliniche private gestite da un certo mondo cattolico avrebbero goduto di privilegi e benefici a scapito di quelle gestite dal mondo laico dei vari Rotelli e De Benedetti». C’è qualcuno, in sostanza, che vorrebbe la torta tutta per sé.
Beh, mi pare evidente che sia così. Questo fa parte delle regole del gioco. Non credo neppure che ci sia da scandalizzarsi più di tanto. Questo Paese ha un grave deficit di democrazia e facilmente accade che la inchieste della magistratura vengano cavalcate anche in tal senso.
Il sistema lombardo rischia di essere danneggiato da tutto ciò?
Se ci sono dei disonesti che devono andare in galera, che ci vadano, il sistema reggerà. Non dimentichiamo, tuttavia, che il sistema resta eccellente indipendentemente dalla eventuali malversazioni di qualcuno. Non solo: Chicago, per intenderci, è stata una delle città meglio amministrate degli Stati Uniti nonostante ci fosse un patronage della criminalità organizzata. Non è detto che la corruzione sia sempre e necessariamente un male.
Dice sul serio?
In un sistema bloccato come il nostro da un eccesso di burocratismo e legislazione, può rappresentare un lubrificante per la modernizzazione. Non nascondiamoci dietro a un dito. E’ quello che avviene in tutte le democrazie. Che, d’altro canto, sono regimi che non possono di certo essere ritenuti virtuosi di per se stessi. Al limite, sono meno peggiori di tanti altri. L’importante, ovviamente, è che la corruzione non raggiunga livelli patologici. E che non si tramuti in distrazione di soldi pubblici.
Crede, in ogni caso, che Formigoni abbia sbagliato qualcosa?
I suoi addebiti, eventualmente, sono di natura politica, non di certo giudiziaria. Probabilmente, non ha vigilato in maniera adeguata, moralmente e politicamente, su chi gli stava attorno.