Umberto Ambrosoli ha ufficialmente rinunciato alla candidatura come presidente della Regione Lombardia per il centrosinistra. L’avvocato, da più parti invocato come il candidato ideale per raddrizzare la rotta del Pirellone dopo i recenti scandali, ha cordialmente declinato l’invito rivoltogli direttamente dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia. In un messaggio postato su Twitter, Ambrosoli ha fatto sapere che “la tempistica oggi disponibile impedisce di realizzare l’unico progetto nel quale riesco a immaginare una mia candidatura”. Adesso, tra continui annunci, autocandidature e smentite, tornano a rincorrersi le voci sui nomi che il centrosinistra ha intenzione di proporre: sulla carta dovrebbero esserci una decina di persone, da Bruno Tabacci a Giulio Cavalli, da Roberto Biscardini a Maurizio Martina, fino a Roberto Cornelli e Stefano Zamponi. Tra questi figura anche Pippo Civati, contattato da IlSussidiario.net.



Civati, anche in Lombardia dobbiamo quindi aspettarci le primarie?

Sì, stiamo cercando di capire i tempi con cui si andrà a votare, ma credo proprio che si faranno.

Cosa può dirci riguardo la sua candidatura?

La mia candidatura è discussa e affrontata da tempo in questa Regione. Bisogna però fare le cose con calma, anche perché fino ad oggi in cima alla lista c’era il nome di Umberto Ambrosoli: quando ci saranno le primarie farò sapere se mi candiderò e con quali modalità.



Come ha reagito alla rinuncia di Ambrosoli?

Certamente mi dispiace molto. E’ una figura che senza dubbio poteva fare molto bene a un cambiamento in Regione e tenere unito il centrosinistra. Mi sarei sentito senza dubbio molto ben rappresentato da Ambrosoli, quindi mi dispiace che abbia deciso di rinunciare.

Il Pd quando vuole andare a votare?

Sicuramente vogliamo andare a votare al più presto. Non abbiamo nessun interesse particolare se non semplicemente quello di dare finalmente ai lombardi un governo che passi attraverso una loro serena scelta, altrimenti il tutto si allungherà all’infinito senza alcuna chiarezza. Dipenderà poi molto anche da quello che accadrà in questa settimana e da ciò che decideranno di fare il Governo, il ministero dell’Interno e il Prefetto. Si tratta di passaggi molto delicati che però vorremmo risolvere al più presto.



Cosa può dirci invece di un suo eventuale programma politico?

Innanzitutto sarà fondamentale mantenere un assoluto rigore sul punto della riforma della politica, della selezione dei candidati e di un’apertura completa di porte e finestre di questa istituzione che, seppur di vetro, sono sempre state molto “opache”. Il primo punto è quindi certamente questo, una dimostrazione di inflessibilità fin dalle prime mosse della campagna elettorale che torni poi a puntare sulle tante cose che Formigoni non ha fatto.

Per esempio?

Al di là degli aspetti giudiziari, da parte nostra ci sono sempre stati molti punti di critica in campo politico. Prima di tutto sarà fondamentale garantire un maggior sostegno ai piccoli e medi imprenditori e ai cittadini, anche se questo punto rappresenterebbe una priorità per qualunque candidato del centrosinistra. Utilizzando ancora una volta il motto “noi facciano le primarie, non facciamo i primari”, senza dubbio non interverremmo con la stessa metodicità e sistema di potere che abbiamo visto in questi anni, premiando invece chi è capace e meritevole, anche se non della nostra stessa parte politica.

Che cosa terrebbe e cosa invece “rottamerebbe” della Lombardia di oggi?

Bisogna ammettere che, nonostante l’aspetto politico, anche in una fase particolarmente difficile dal punto di vista dello sviluppo economico la Lombardia si è comunque dimostrata come una delle Regioni più importanti e consistenti d’Europa. Questo andrebbe quindi certamente tenuto, mentre la prima coa che vorrei veder cambiare è innanzitutto il suo ormai precedente governatore e il narcisismo con cui sta accompagnando le ultime ore, un comportamento difficile da interpretare sul piano non solo politico ma anche logico. Non è infatti chiaro cosa abbia intenzione di combinare, se non un’ultima resistenza a un dato di fatto, cioè che non ha più una maggioranza.

Lei correrà probabilmente insieme a Tabacci?

Per il momento non saprei, ma posso dire che non ho intenzione di candidarmi contro nessuno. Se i cittadini lombardi e le forze politiche, a cominciare dal Pd, riconosceranno l’importanza di una mia candidatura io sarò presente e non mi chiamerò di certo fuori. Se invece la candidatura dovesse essere vissuta come una gara a chi è più bravo, francamente non mi appassionerebbe più di tanto, anche se sono convinto che neanche Tabacci voglia viverla così.

Tra Renzi e Bersani chi vota?

In questo momento sono totalmente impegnato sulla Lombardia, quindi è un discorso che attualmente ritengo secondario.

 

(Claudio Perlini)   

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