Una indagine “sui comportamenti indesiderati” (leggasi molestie sessuali) all’interno dell’Università di Milano, apre un caso, grazie alla segnalazione che un docente della stessa università ha fatto a IlSussidiario.net. Non risulta infatti al momento che nessun giornale ne abbia parlato. Michele Corti, docente di scienze e tecnologie animali, ha scritto in redazione una lettera indignata. Cosa è successo? Abbiamo contattato il professor Corti che, ancora indignato per quanto accaduto, ci ha spiegato il caso in questione.
Quella che era infatti una indagine demoscopica sul tema delle molestie sessuali, ci ha detto, “e che io avevo accolto con soddisfazione perché tempo fa una mia collega aveva subito proprio una situazione del genere e il fenomeno delle molestie al lavoro purtroppo esiste, mi ha lasciato interdetto e indignato allo stesso tempo”. Nella scheda che il professor Corti si vede infatti recapitare al primo punto da compilare la domanda: “Lei è (indicare il genere): maschio, femmina, trasgender femmina diventato maschio, trasgender maschio diventato femmina”. “Quattro identità sessuali” dice Corti. “Mi sono rifiutato di compilarlo perché questa scelta di diverse identità sessuali mi ha lasciato sconcertato”.
Chiediamo a Corti di approfondire e spiegare la sua reazione: “Sconcertato perché di tutti i questionari che mi capita di compilare proprio la mia università mi propone questa scelta fra identità sessuali trasgender, come se fosse la cosa più ovvia e scontata del mondo”. Continua il professor Corti. “Ritengo che l’ufficio indagini demografiche in un modo abbastanza subdolo abbia tentato di legittimare e di fare entrare dalla finestra che le identità sessuali siano varie. Ho scritto ai miei colleghi dicendo di essere alquanto indignato di appartenere a una università dove si vuole essere all’avanguardia sul politicamente corretto”. Per Corti infatti si tratta di aprire un dibattito su un argomento così sensibile dal punto di vista etico: “O viene giustificato scientificamente, ma allora ci vuole un dibattito fra diverse discipline, non può essere che uno che fa indagini demoscopiche possa introdurre un tema così impegnativo su un argomento così eticamente sensibile. E infatti non mi risulta che ci sia stato alcun dibattito all’interno dell’università”.
Viene da chiedersi se chi ha la responsabilità di guidare l’università sia stato messo al corrente che per questa indagine si sia avvalorata la tesi che esistano ipso facto quattro identità sessuali: “Sicuramente ci sarà stato un avvallo di qualche autorità superiore, ma in tal caso il mio sconcerto non diminuisce, anzi. Se fosse stato il rettore, sarebbe ancor più sconcertante”. Spiega Corti che “in tutti i lavori scientifici di sociologia fino a oggi mi risulta che i generi considerati sono due, maschio e femmina”.
Corti ha scritto all’ufficio da cui è arrivato il questionario, dicendo che si rifiutava di compilarlo facendo obiezione di coscienza perché non accetta che siano considerate esistenti quattro identità sessuali: “Non mi è arrivata al momento alcuna risposta, ma si sa come funzionano queste cose, è tutta burocrazia dove ci si nasconde dietro a un dito. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i miei colleghi, io so che bisogna sempre vigilare per denunciare il tentativo di far passare scelte eticamente importanti senza il consenso della gente”.