Ieri, lunedi 29 ottobre mi sono accadute le seguenti cose: ho visto i risultati elettorali della Sicilia, ho partecipato alla presentazione del libro di Carruba, “Viaggio in una Milano che cambia”, con la presenza di Albertini, Borghini, Pillitteri, tre ex sindaci di Milano, e ho partecipato all’incontro “L’Editto di Costantino”. Procedo con il commento perché c’è una relazione stretta fra le esperienze citate: la prima cosa che colpisce, nelle elezioni siciliane, è che Musumeci e Miccichè se fossero stati uniti dal loro partito di provenienza, il PdL, avrebbero vinto le elezioni raggiungendo il 41,1% e ricevendo il premio di maggioranza. Perché queste due parti del centrodestra non erano insieme? Perché il fondatore del partito, Berlusconi, non si è mai curato di comporre l’unità, ha sempre usato l’autoritarismo personalistico, e così ha continuamente perso per strada i pezzi. E la conseguenza culturale è che l’area ci centrodestra è dominata dall’individualismo. Ovvero una pretesa di libertà senza responsabilità.



Per quanto riguarda l’elevato consenso raccolto dai grillini, il commento diventa: dato lo spreco delle cicale si sono trovati meglio i grilli. I quali comunque hanno sostituito Vendola, Di Pietro e i tradizionali estremismi. Direi che sono più interessanti i grillini. Resta da dire sull’alta astensione dal voto: la gran moltitudine delle persone normali ha creduto che non votare è andare contro la politica sporca. A questo conduce chi produce opinione pubblica scrivendo sempre a negativo, eccitando  i lettori ma spingendoli fuori dalla società. Gli astenuti sappiano che hanno reso felici i partiti, che hanno meno lavoro da fare per raccogliere il consenso. Comunque la sinistra di Crocetta, che ha conquistato il governo siciliano, si ricordi che il suo 30% vale 15% sull’insieme degli elettori.



Parliamo ora del libro di Carruba su Milano. Bello il dibattito fra gli ex sindaci, sono venute fuori molte delle caratteristiche della città. Tanto materiale per chi si vuole occupare del “Progetto Milano”, oltre i partiti e dentro la realtà. Un fatto accendeva l’attenzione: Albertini potrebbe essere il candidato alla sostituzione di Formigoni nel governo della Lombardia e il dibattito sul territorio corrispondeva veramente a quello che rappresenta la candidatura di Albertini, per i problemi reali e non per la scelta operata dai partiti. Forse in Lombardia si può fare l’unità sui problemi lavorando per il buon governo e sarebbe il contrario di quello che è accaduto in Sicilia, dove il mancato contenuto progettuale ha generato solo divisione e governo di minoranza. 



Infine annotazioni relative alla provocazione culturale realizzata nel dibattito sull’Editto di Costantino.  L’imperatore proclama la libertà della pratica religiosa per tutte le fedi, si fonda così il rapporto fra fede e politica, alla fede il compito di gettare le basi della coscienza di popolo, alla politica il compito di garantire la convivenza delle strade diverse della libertà. Sarebbe veramente utile se si tornasse a questo equilibrato rapporto fra fede e politica, in particolar modo nella pratica religiosa. Oggi è profondamente drammatico il ruolo educativo della esperienza religiosa. Le forme di fede ateiste e agnostiche, costrette a giocar tutto nella politica, hanno alimentato un moralismo ottuso che critica tutte le cattive espressioni della vita civile e politica senza saper proporre responsabilità e attenzione alla costruzione del bene comune. L’intimismo religioso e la separazione dalla vita civile hanno tolto il fare popolo, e dunque le basi della democrazia. Per questo la politica si è ridotta a gioco cinico del potere e gli elettori non votano o fanno il voto di protesta. Dunque oggi ci vuole coraggio, il Paese va rimesso in piedi, attenzione alla realtà, educazione del popolo, ricostruzione della politica cominciando dalla comunità territoriale. Un lavoro adatto solo a chi non ha nulla da perdere ed è disposto a ricominciare da capo.