Il consiglio federale della Lega Nord ha dato il via libera alla candidatura di Roberto Maroni alla presidenza della Regione Lombardia. A confermarlo è una nota del Carroccio, in cui si legge che il segretario di via Bellerio, come già recentemente anticipato nel corso di una manifestazione del partito a Bologna, ha accettato la candidatura “con l’impegno di costruire, intorno alla sua figura, un’ampia coalizione con il sostegno di altre forze politiche e di una o più liste civiche”. Mentre il centrosinistra, nonostante il passo in avanti dell’avvocato Umberto Ambrosoli, sembra comunque intenzionato a convocare le primarie regionali per la scelta del proprio candidato, dalle parti del Pdl si è ormai fatto ufficialmente avanti Gabriele Albertini, sindaco di Milano per due mandati dal 1997 al 2006, sostenuto dal presidente uscente Formigoni. Insieme a Luigi Moncalvo, ex direttore de La Padania, analizziamo ogni aspetto della corsa al Pirellone.



Cominciamo da Maroni, ufficialmente candidato alla presidenza lombarda. Cosa ne pensa?

Quella di Maroni mi sembra una tattica che forse i più giovani non conoscono ma che a quei tempi si chiamava “coraggio scapùma”: il cavaliere sguaina la spada, lancia la truppa all’assalto, ma poi torna indietro e scappa per mettersi al sicuro.



Cosa intende dire?

Che se la Lega vuole riconquistare una parte del suo elettorato deve immediatamente richiamare tutti i suoi deputati e senatori e lasciare il Parlamento. In caso contrario dimostrerà di non essere una forza così “rivoluzionaria” come vuol far credere, ma composta solamente da persone che vogliono guadagnare gli ultimi 5-6 mesi di stipendio prima dello scioglimento delle Camere.

Come giudica invece il rapporto della Lega con il Pdl?

Questo è un altro punto dolente. Credo che in questo momento ogni elettore o militante leghista debba chiedersi come mai fino a sei mesi fa era vietato a tutti gli organismi locali stringere rapporti con il Pdl e con Berlusconi, mentre all’improvviso sembra che il Pdl sia diventato un perfetto alleato. Oltretutto la Lega si sta avvicinando a un partito di cui non è certa neanche la stessa esistenza e che, da come si è visto da recenti sondaggi, non è neanche in grado di fare le primarie. Come ci si può alleare con un partito del genere?



Cosa dovrebbe fare quindi la Lega?

Dovrebbe semplicemente avere una propria posizione autonoma, ben distinta, e arrivare a un appuntamento elettorale che, se non ci fosse una tale subordinazione nei confronti del Pdl solo per avere una candidatura alla Regione, potrebbe permettere senza dubbio di recuperare qualcosa.  

Formigoni ha da poco detto di sperare di poter governare assieme alla Lega Nord nei prossimi anni visti i risultati raggiunti nei precedenti mandati. Cosa ne pensa?

Se Formigoni fa queste dichiarazioni significa che è ancora convinto di recitare un ruolo di primo piano, quindi anche di candidarsi. Se avesse davvero l’intenzione di farsi da parte non avrebbe senso preoccuparsi di un eventuale governo insieme alla Lega nella prossima legislatura, quindi si tratta chiaramente della conferma che Formigoni si ricandiderà e che potrà anche avere un peso rilevante.

Parliamo invece della data del voto: il centrosinistra spinge affinché sia il prima possibile, ma si fanno insistenti le voci riguardo un election day con cui accorpare le consultazioni regionali e quelle politiche. Cosa crede si debba fare?

Il vero problema sono gli alti costi che le elezioni comportano e che l’ipotesi election day potrebbe in parte evitare. Poi è chiaro che, come sempre, gli interessi dei partiti prevarranno su quelli collettivi del Paese, ma far gravare alla Lombardia quel costo significherebbe farlo sostenere ai cittadini. D’altra parte bisogna anche dire che una Regione come la Lombardia non può restare nella situazione in cui si trova fino ad aprile, altrimenti non si fa altro che facilitare la campagna elettorale di chi è al potere adesso, quindi di Formigoni. Il Pd ha interesse a votare subito, ma con Ambrosoli che ha accettato la candidatura non vedo perché debba avere tutta questa fretta, visto che di fronte si ritrova un centrodestra dilaniato.

Come mai il centrosinistra si appresta a fare le primarie nonostante la candidatura di Ambrosoli?

Non saprei, infatti spero vivamente che non arrivi a farle: avendo a disposizione un nome come quello di Ambrosoli non capisco proprio a cosa possano servire. Per questo credo che gli altri candidati debbano semplicemente rinunciare e porgere la mano ad Ambrosoli che senza dubbio è un candidato molto più forte di loro.

Cosa pensa invece di Albertini?

Albertini deve decidersi una volta per tutte cosa fare. E’ sempre stato un “signor tentenna” che ha avuto la fortuna di aver fatto veramente poco per Milano ma di essere considerato oggi un grande sindaco. Vorrei infatti ricordare che quando Fini uscì dal Pdl lui subito si precipitò dal presidente della Camera, salvo poi fare un passo indietro quando si accorse che erano mancati i numeri alla famosa votazione di sfiducia al governo Berlusconi. Albertini deve dunque dimostrare di avere una certa coerenza politica e capire che candidarsi alla Regione Lombardia è una corsa molto faticosa. Bisogna vedere se, dopo 5 anni di “villeggiatura” a Strasburgo, ne avrà davvero voglia.

 

(Claudio Perlini)