Pareva che il centrodestra, con la candidatura di Albertini, ci avesse messo una pezza. Un personaggio stimato, presentabile, ben voluto dai lombardi che avrebbe potuto rendere la destinazione alla sconfitta meno irrimediabile. E, invece, complici gli eventi e i calcoli dei partiti, pare che da salvatore della patria sia lui, ad oggi, ad essere destinato alla sconfitta. Nel frattempo, è spuntato il nome di Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio. Sarebbe anch’egli un candidato di peso in grado di ridare lustro al centrodestra. Tuttavia, il primo presidente della Regione, Piero Bassetti, lo conosce bene. E ci spiega perché stiamo parlando di un’eventualità altamente improbabile.



Come giudica l’eventuale partecipazione alla competizione di Sangalli?

Cominciamo col dire che mi risulta che, a chi gli ha rivolto i complimenti per la candidatura, abbia negato con forza l’ipotesi.

E’naturale che un candidato in pectore neghi e si faccia pregare fino all’ultimo…

Sì. Ma in questo caso è verosimile che non abbia alcuna intenzione di accettare. Anche se, effettivamente, il centrodestra avrebbe tutto l’interesse di candidarlo



Perché?

Anzitutto, perché il progetto di Albertini è stato affondato. L’ex sindaco di Milano ha subito una serie di colpi che pongono fine a qualsivoglia ambizione di governo lombardo: l’Udc ha stabilito che non lo appoggerà, mentre la Lega ha deciso che correrà da sola. Parte del Pdl, inoltre, pare che abbia ristabilito i rapporti con la Lega, e – forse si tratta dell’ostacolo più insormontabile – non vuole la sua candidatura a presidente. Come se non bastasse, è stato danneggiato dal sostegno che gli ha dato Formigoni, nella mani del quale buona parte del centrodestra non vuole ricadere. Senza, infine, considerare il fatto che Ambrosoli, attualmente, parte decisamente avvantaggiato.



Questo sarebbe sufficiente per far desistere Sangalli.

Mi pare evidente che tutti questi fattori dipingano uno scenario tale per cui non sussistano le condizioni minime per potergli offrire una candidatura seria. Non mi pare che una persona accorta come Sangalli possa accogliere un’ipotesi di questo genere. Tanto più che dovrebbe abbandonare il suo preziosissimo lavoro alla Camera di commercio.

Non crede che la situazione potrebbe cambiare?

Sarebbe necessario che, tanto per cominciare, Albertini ritirasse la sua candidatura. E, fatto questo, che il Pdl si ricompattasse. Occorrerebbe, inoltre, che nel centrosinistra si verificasse in tempi brevi una crisi tale da fargli perdere il vantaggio sin qui accumulato e rendere la vittoria del centrodestra almeno possibile. Perché si verifichino tutte queste condizioni dovrebbe accadere qualcosa di altamente imprevedibile che, attualmente, non si scorge all’orizzonte,

E’ verosimile che sia stato lo stesso Berlusconi a lanciare la candidatura di Sangalli per scompaginare ulteriormente le carte in tavola e, appoggiando infine la lega, archiviare l’esperienza del Pdl?

Questo, francamente, mi sembra dietrologia di scarso interesse.

A questo punto, in ogni caso, al centrodestra, politicamente che margini di manovra restano?

Pochissimi, per non dire nessuno. Non esiste più alcun collante in grado di tenerlo insieme e quel che resta si accinge ad essere colpito e definitivamente affondato.

Possibile che buona parte dell’elettorato di centrodestra sia destinato a restare, praticamente, senza rappresentanza?

Non si ritroverà senza rappresentanza: può sempre votare Ambrosoli, Grillo o Maroni. C’è l’imbarazzo della scelta. 

 

(Paolo Nessi)