Umberto Ambrosoli, candidato alle primarie del centrosinistra in Lombardia, ha da poco presentato le linee guida del suo programma elettorale. Chiedendo una “forte discontinuità con il passato, che né Maroni né Albertini possono oggettivamente garantire”, nella sua prima conferenza stampa pubblica Ambrosoli ha anche aperto uno spiraglio ai radicali, spiegando che “non sono le sigle a fare le differenze. Se ci sono valori che ci accomunano bisogna discutere. E penso che si possa ragionare”. Su un punto in particolare la convergenza sembra massima, quello della legalità, la cui violazione “ha prodotto il venir meno della precedente giunta regionale”, dice Ambrosoli elogiando i radicali “capaci di andare a testa bassa anche quando sembrava che una verifica doverosa fosse impossibile”, riferendosi alla questione delle firme false. La pensa sostanzialmente allo stesso modo anche Lorenzo Strik Lievers, docente di Storia e didattica della storia presso la Bicocca di Milano, già militante nel Partito radicale, senatore e deputato, raggiunto da IlSussidiario.net: “Ogni apertura di dialogo è chiaramente un fatto positivo, – ci dice – ma è ovvio che quanto dichiarato da Ambrosoli non significa ancora nulla sul piano di eventuali intese elettorali. Proprio perché la situazione è ancora interamente da decidere, è difficile dire che cosa potrà accadere: ribadisco però che il fatto che un possibile autorevole candidato abbia aperto le porte a un confronto di questo tipo è certamente interessante”.
Come dicevamo, uno dei maggiori punti di convergenza sembra essere quello della legalità.
E’ senza dubbio il primo vero tema su cui spero possa non esistere alcun contrasto con qualsiasi area o schieramento politico. Quello del rispetto delle leggi e delle regole rappresenta l’impulso con cui ci siamo contrapposti negli ultimi due anni a Formigoni ed è un tema che abbiamo sollevato emblematicamente dopo tutta la questione riguardante le firme false. Non credo che di questo siano responsabili solamente Formigoni e il Pdl, ma sono dell’idea che ormai sia pratica comune in Italia falsificare il processo elettorale, e ciò è gravissimo.
Torniamo quindi sul piano valoriale.
Come dicevo, la vita pubblica deve essere fondata sul rispetto del regole, quali che esse siano, e se su questo potessimo trovare realmente un’effettiva convergenza con candidati di altre forze politiche sarebbe un fatto di estremo interesse. Ovviamente esistono poi tutti quei temi cosiddetti “sensibili”, come l’aborto, la famiglia e così via.
Come sarà possibile stabilire un rapporto conciliante su temi di questo tipo?
Vorrei cominciare col dire che la Repubblica italiana, dal ’48 in avanti, si è fondata proprio sul rapporto tra un partito cattolico e dei partiti laici. Quindi mi chiedo: al fine di un’intesa politica, è obbligatorio che l’accordo sia su ogni argomento, dal primo all’ultimo? Credo piuttosto che gli equilibri politici nascano proprio dal dialogo e dal dibattito tra forze che hanno diversi punti di vista su alcuni temi, anche molto importanti come quelli di cui stiamo parlando. Il rapporto politico, dunque, non può che essere un rapporto laico.
Sì, ma delle spaccature inevitabilmente si verranno a creare.
Certo, su alcune questioni rilevanti possono nascere spaccature politiche evidenti, ma vorrei ricordare una cosa: una novità rilevante degli ultimi mesi nell’ambito radicale, che tra l’altro la stampa non ha assolutamente colto, è rappresentata da tutta una serie di dichiarazioni di Pannella sul tema delle carceri italiane e della giustizia, un tema quanto mai prioritario in questo momento per i radicali.
In che modo è stato affrontato?
I radicali pongono il problema di riconquistare un dato di legalità in Italia partendo proprio dalla legalità all’interno del carcere. Così come sono, infatti, le condizioni degli istituti penitenziari e della giustizia italiana sono in clamorosa violazione della Costituzione e di precise norme europee, su cui abbiamo già ricevuto infiniti richiami e su cui il Paese probabilmente verrà condannato in futuro per violazione dei diritti dell’uomo.
Cosa vuole dirci quindi?
Su questo argomento, negli ultimi tempi, abbiamo assistito a pronunce di autorevoli esponenti della Conferenza episcopale che hanno sostanzialmente appoggiato la tesi dei radicali riguardo l’amnistia. A partire da questo dato, senza dubbio molto significativo, Pannella ha chiaramente detto che, di fronte a uno Stato che si trova drammaticamente fuori dalla legge europea e dalla propria stessa legge, è necessario creare un rapporto con la gerarchia ecclesiastica.
Cosa sperano di ottenere i radicali?
Come dicevo, i radicali sperano in un’intesa molto forte con la gerarchia ecclesiastica a cui chiede di attivare i suoi poteri giuridici per far sì che lo Stato italiano possa risolvere questi temi di cui abbiamo parlato e che riporti il proprio regime all’interno della legge, italiana ed europea. E’ chiaro che un’impostazione di questo genere comporta un inevitabile dialogo sui valori fondanti, ma sono dell’idea che esiste un terreno di dialogo profondo in cui le reciproche ragioni possono essere ascoltate. E uno dei primi terreni che vedo è proprio quello della Lombardia.
(Claudio Perlini)